CAPITOLO 19 - SACRIFICIO

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L'imponente e massiccio palo di legno si erse in tutta la sua altezza. Barry fu costretto a sollevare il collo per scorgere la cima. Cinque uomini a torso nudo si inerpicarono sempre più in alto, e quattro di loro si legarono una spessa fune intorno alle caviglie. Un uomo, arrivato in cima al palo, si issò in piedi e raccattò il tamburo che portava in spalla durante la scalata; nel frattempo gli altri quattro si lanciarono nel vuoto allargando le braccia come aquile e iniziando a roteare in perfetta sintonia. L'eco del tamburo spinse alcune persone ad esibirsi in danze, mentre gli uomini continuavano a volteggiare con grazia intorno al palo. Barry osservava la scena sbigottito. Non riusciva a capire i natii cosa ci trovassero di eccitante nell'assistere a dei sacrifici.
«Quello lì è il Palo Volador.» Informò Macaria. «I quattro uomini che si sono lanciati rappresentano i quattro punti cardinali; spalancano le braccia per imitare le aquile. Al compimento del tredicesimo voltaggio, gli uomini raggiungono il suolo e battono la terra coi piedi.»
Era un'interpretazione mastodontica, ma non era altro che il preludio di un bagno di sangue. La scalinata est del tempio Major si riempiva di carne umana dipinta di blu. Barry avvertì una morsa alla stomaco al solo pensiero che da lì a pochi minuti quelle persone avrebbero dovuto essere giustiziate.
«Come faccio a riconoscere tua madre? Ne sono troppi» Domandò Barry febbrile e scrutando la ressa che si accalcava ad applaudire gli uomini scesi dal Palo Volador.
«Dovrebbe essere l'unica donna ad essere sacrificata. Molto spesso, i malcapitati sono uomini, ma nel caso di mia madre, è stata convocata una riunione dai sacerdoti. E si è concordato, unanimemente, che gli dei reclamavano il suo sangue di mia madre.» Rispose con occhi vitrei. «Dobbiamo agire adesso, altrimenti sarà troppo tardi. Sei pronto?» Domandò infine i suoi occhi si illuminarono di ardore.
«Sono pronto.» Rispose Barry deglutendo.
«Che gli dei buoni ci aiutino in quest'impresa!» Esclamò la ragazza; dopodiché scattò in direzione del magazzino di bestie.
Barry riassestò i suoi pensieri, e rinsavito si apprestò a correre verso il lato est della piramide, il medesimo in cui la calca di sacrifici colorava di blu le gradinate. Un uomo nerboruto e con un occhio cavato, brandiva tra le mani una lancia, e in spalla portava uno scudo di legno.
«Lei è?» Domandò l'uomo alitando in faccia al ragazzo Le budella di Barry risentirono dell'odore nauseabondo e manifestarono il loro disgusto con un tremolio indistinto.
«Sacerdote...» Di colpo si dimenticò il nome del dio della pace. Il soldato, nel frattempo espirava dal naso come un drago. «Del tempio Tlaloc.» Sbottò Barry d'un fiato.
«Prego. È in ritardo, la cerimonia è già iniziata.» Il soldato si fece da parte, defilandosi con le spalle verso il corrimano.
Il ragazzo chino il capo superando la guardia. Barry sollevò lo sguardo, e un'interminabile fila di uomini vezzeggiati, sanguinanti e sudici, coprì la sua visuale. Stentava a credere che da lì a pochi minuti quelle persone andavano incontro alla loro fine, e per giunta non aveva la più pallida idea della tortura che infliggessero ai sacrifici. Barry montò le gradinate di pietra levigata, facendosi spazio fra l'affluenza. Ogni sacrificio vantava un accompagnatore armato. A denti serrati, Barry riuscì ad arrivare in cima alla piramide, ma una presenza infantile mandò in cortocircuito la sua mente. Un bambino, posizionato fra due bestioni che piagnucolavano e imploravano pietà purché venissero risparmiati, osservava la situazione pacato e con un'espressione serena in volto. Al suo fianco non era presenta alcun accompagnatore. Barry, travolta dalla tenerezza, si avvicinò chetichella all'impavido ragazzino.
«Perché sei qui?» Sussurrò tenendo lo sguardo fisso in avanti.
«Ho ucciso un nobile.» Disse il bambino noncurante, e senza neanche voltarsi a guardare Barry negli occhi.
«Non muoverti da qui.» Gli raccomandò.
«Perché dovrei muovermi?» Chiese retorico il bambino strozzando una risata. «Sarò uno dei primi ad essere sacrificato.» Proseguì questa volta voltando lo sguardo verso Barry. Aveva un taglio d'occhi tipico degli orientali, e delle iridi nere come la pece. I suoi capelli, insudiciati dalla sporcizia, si posavano sulla collottola, ed erano anch'essi di un colore scuro. Il viso del ragazzino era stato percosso e i suoi occhi erano lividi e gonfi come due palloni.
Barry proseguì promettendo a se stesso di recuperare il bambino una volta che Macaria avrebbe svolto il suo compito. Il ragazzo spostò la testa più e più volte, in cerca della madre di Macaria. Circospetto, giunse sino alla fine della scalinata, ma a suo malincuore non scorse la madre della ragazza. Era arrivato troppo tardi? La madre di Macaria era già stata sacrificata? Si affacciò dalla cima delle scalinata scuotendo la testa a destra e a manca, e con l'intento di scovare tra la folta ressa una figura femminile. La cerimonia, nel contempo, ebbe inizio con una possente tamburellata ad opera del sacerdote; quest'ultimo, che sembrava essere impossessato, si cimentò in una strana danza: alzava le gambe in modo alternato e muoveva la mani sferzando l'aria. Alcuni tatuaggi scuri oscuravano il viso dell'uomo, una lunga veste nera piumata gli donava un'aria inquietante. Un altare, scalfito in pietra, era posto dinanzi ai due templi e una varietà di piante spumeggianti adornavano le strutture costruite in terracotta. E proprio fra l'altare e i templi, due troni vacanti placcati in oro abbacinante sfoggiavano tutta la loro maestria.
«Il Riverito Oratore.» Enunciò l'uomo in nero rauco e continuando la sua oscura danza. Barry osservò dal basso le persone spolmonarsi e berciare con tutta la loro voce.
Dal tempio costruito in onore del dio della pace, un uomo, munito di una sfarzosa corona di piume colorate e placcata di sfarzosi diamanti che gli adornava il capo e un bastone di comando fatto in mogano e oro, si apprestò a comparire dall'arco della soglia di entrata. Al collo pendeva un medaglione luccicante e ai lobi delle orecchie erano appesi assuefacenti diamanti color ambra. L'imponente figura aveva degli occhi a mandorla color nocciola e una corporatura esile come la maggior parte dei guerrieri del posto.
Alle sua spalle sbucò una splendida fanciulla dai capelli viola e dalla carnagione rame. Aveva una veste di sete tinteggiata dai colori dell'arcobaleno. Le dita della donna erano ricoperte di anelli d'oro e al collo, raffinati ciondoli, le oscillavano mentre ancheggiava a passo lento. Il popolo ammutolì catturato dall'ammirazione di quelle due creature divine, che dopo la breve camminata dal tempio ai troni, si posarono composti sui rispettivi troni. Sembrava che l'uomo e le donna si annoiassero di assistere a quella perdita di tempo.
Il sacerdote, impegnato a dare sfoggio delle sue doti da ballerino, si interruppe per qualche secondo e intimò al primo sacrifico di avvicinarsi. Lo sfortunato apri fila della lunga fila blu fu il primo ad essere spintonato verso la sua morte. L'uomo si dimenò, e lungo il tragitto si gettò al suolo. Quattro soldati furono costretti ad issare il sacrificio e a strusciarlo per poi adagiarlo sull'altare. Ogni soldato agguantò un arto dell'uomo, quest'ultimo si ribellò, berciando e sputando. Il sacerdote raccattò il pugnale dalla Pietra del Sole, dopodiché inalberò l'arma verso il cielo e la inabissò brutale verso il petto dell'uomo. Si udì un accozzare di ossa e metallo; l'uomo lottò per poco, poiché il sacerdote affondò ancora di più il pugnale nella gabbia toracica, e dopo alcuni secondi il capo del malcapitato smise di muoversi. Il religioso squartò la pelle, e con l'altra mano infilzò l'arto nel corpo esanime del sacrificio, e ne estrasse il cuore ancora pulsante. Il tripudio della folla giunse al momento culminante, quando l'uomo inalberò il cuore; dopodiché il cuore venne portato nei pressi nella Pietra del Sole, e il tessuto dell'organo strofinato contro la pietra. Barry non ebbe il tempo di osservare l'espressione del Riverito Oratore, poiché avvertì un subitaneo conato farsi spazio nel suo stomaco. Il ragazzo tentò in vano di trattenere l'ondata di bile, ma fu costretto a voltarsi e ad espellere le sostanze fetide.
«Ti senti bene?» Domandò un accompagnatore fiero.
«Si.» Rispose Barry pulendosi i residui di vomito con il dorso della mano. Nel frattempo il corpo esanime del sacrificio venne scaraventato giù dalla scalinata principale e accolto con clamore dalla folla.
Barry era indignato dai metodi disumani che usava il popolo dell'Unico Mondo. Che razza di essere umani erano? Ben presto si convinse che quelle terre erano abitate da bestie e non da esseri pesanti. Lui, dal suo canto, non poteva restarsene a guardare, e quando il secondo sacrifico compì il passo verso l'altare, il ragazzo scattò, ma fu costretto a bloccare la sua avanzata. Dabbasso le persone si diramarono come formiche. Le urla divamparono e il terrore si impadronì delle ristretti menti di quelle persone. Gli animali seminarono il panico, azzannando il primo malcapitato che gli si parasse dinanzi. Un serpente avvinghiò un uomo strozzandolo, e un giaguaro sbranò il braccio di una donna. Il Riverito Oratore e la sua dama si issarono dalle comode sedie, e scortati dai alcuni soldati, si precipitarono ad entrare nei templi. Un'aquila, con un urlo stridulo, cadde in picchiata verso la donna e avvinghiò i suoi acuminati artigli dietro la schiena della dama.
Barry soddisfatto della visione di quella scena, distolse l'attenzione e si approntò a scendere tutti gli scalini agguantando il ragazzino e nascondendolo sotto la sua veste. La guardia che aveva il compito di sorvegliare la scalinata, era alla prese con le fauci di un ghepardo. Il tramestio era assordante, ma il ragazzo avvistò un esile mano sventolare in lontananza.
«Dov'è mia mamma?» Domandò al ragazza una volta che ebbe raggiunto la sua posizione.
«Non l'ho trovata.» Rispose Barry chinando il capo.
Macaria scuoté la testa.
«Ora dobbiamo andarcene, altrimenti ci acciufferanno.» Constatò Barry interrompendo lo sconforto della ragazza. «Possiamo uscire dallo stesso punto in cui siamo entrati.» Propose. Il bambino scalpitava sotto la sua veste, ma Barry era restio a svelare la verità a Macaria.
«No, impossibile! Lì c'è il forte. Dobbiamo andarcene dall'uscita est giungendo sino a Chapultepec.» Suggerì buttando lo sguardo verso il punto di fuga da lei indicato.
Intrapresero una corsa asfissiante. Macaria faceva strada, ma Barry era impossibilitato a tenere il passo a causa del bambino.
«Muoviti.» Gli ordinò Macaria voltandosi di sottecchi.
«Non posso.» Si impuntò Barry deciso ad informare Macaria dell'azione repentina che aveva commesso; alzò la veste e uscì il bambino affannato.
«È un bambino. Per tutti gli dei!» imprecò la ragazza svigorita e bloccando la sua avanzata.
«Non potevo lasciarlo lì.» Rispose Barry preoccupato.
«Ora dobbiamo solo correre.» Riprese la ragazza
Imboccarono l'uscita est di Tenochtitlan; percorsero una strada rialzata simile a quella che intrapresero a Tepeyac, e dopo una corsa sfrenata e volgendo a sinistra al bivio, giunsero tutti e tre a Chapultepac.

Il Quinto Sole - La Grande Battaglia [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora