CAPITOLO 37 - INCONTRO

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Achcauhtli aveva ordinato di mobilitare l'esercito e aveva raccomandato a Barry di trovare una soluzione. Ma la soluzione al problema era tutt'altro che semplice.
L'obiettivo di radunare un esercito naturale era fallito, e il ragazzo non aveva la più pallida di cosa dover escogitare per finire a capo della faccenda.
Appena uscì dalla dimora del comandate, la cittadina era sgomenta, eppure la luna risplendeva fulgida in cielo. Le persone si affacciavano dalle loro dimore con un'espressione afflitta.Gli abitanti della Regione dei pescatori erano patriottici e pronti a difendere con le fauci il loro Riverito Oratore. Nell'aria aleggiava un senso di unità come se quella civiltà involuta conoscesse il concetto di Nazione.
Da lontano si udì un tramestio di passi e poco più avanti  un plotone di guerrieri si apprestavano ad attraversare le strade gremite di gente. Barry contemplò l'immenso esercito di uomini armati con spade, lance e asce di ferro. Tutti i soldati possedevano una corazza di cotone, e indossavano degli elmi ritraenti degli aironi. In piena notte ogni guerriero delle Regione dei Pescatori si radunò non molto distante dalla cittadina. Le faville incandescenti dei bracieri guizzavano nell'aria lasciando una scia di folclore.
Tra il guazzabuglio, Barry avvistò di nuovo la sagoma di una donna incappucciata uscire dal tempio. Iniziò a divincolarsi tra l'esercito e tra buttate e spintoni riuscì a superare la marcia dei soldati. La zona in cui il tempio si ergeva era in penombra e completamente isolata; Barry sentì il frastuono lontano come un vecchio ricordo.  Il ragazzo si guardò circospetto, ma neanche una sola anima viva respirava in quel luogo sacro. Barry concluse che il nascondiglio, in cui lui si era imbattuta, apparteneva alla viaggiatrice dello spazio. Si era imbattuto due volte in quella misteriosa sagoma femminile, ma in entrambi i casi l'aveva persa di vista. Il ragazzo, preoccupandosi di tirare un grosso respiro, si apprestò a salire le scalinate del tempio. Si introdusse nella struttura e l'accesso per entrare al nascondiglio erano spalancato. Forse la donna si era dimenticata di chiudere il passaggio? Si domandò il ragazzo perplesso. Bramava dal desiderio di scovare un indizio che lo portasse a capire il motivo per il quale il suo viso fosse affisso su quello schermo, anche se nel profondo, il pensiero di scoprire di più sulle sue origini, lo stuzzicò.
Tastò le sue spalle e l'arco era adagiato. Raccattò la consueta candela di cera d'api e iniziò ad incamminarsi vigile. La stanza dei grandi schermi apparì dinanzi alla sua visuale, ma Barry non fece i conti con l'innescare una trappola. Appena il ragazzo poggiò il piede nella sala, un allarme gracchiante riverberò sino alla fine del tunnel. I suoi timpani iniziarono a fischiare e impercettibilmente la vista si appannò e la testa cominciò a ruotare come una trottola. Una sostanza densa si espande nella stanza e l'olfatto di Barry ne inspirò a grande quantità. Si accasciò al suolo aggrappandosi con i gomiti sui banconi. Il suo corpo si illanguidì e prima di perdere i sensi, il suono dell'allarme si interruppe ma un altro suono gli giunse sino alla mente: era un riverbero di passi.

Spalancò le orbite annaspando, ma le accecanti luci non gli permisero di serrare le palpebre. Avvertì la tua testa vagare in lande deserte dove nessuno la potesse raggiungere. Scuoté il capo con l'intento di rivitalizzarsi. Spinse le sue mani sul volto, ma un impedimento non gli permise di compiere l'azione.
"Ci risiamo" disse fra sé e sé. Ma questa volta i suoi polsi erano legati da manette tonde e che emanavano una fluorescenza. Barry si domandò da che razza di posto provenissero quelle manette, ma non trovò una risposta, anche perché i suoi pensieri erano ancora confusi. 
Della sostanza che aveva provocato il suo svenimento non ce n'era più traccia. Barry tentò di alzarsi dandosi slancio con i gomiti e ci riuscì. Al ridosso dell'immagine che ritraeva il suo volo la scritta "CATTURATO" risaltò alla sua attenzione.
«Hai fatto una bella dormita. "Barry".» Una voce squillante al contempo fastidiosa echeggiò nella sala metallica. Si guardò attorno, ma non c'era nessuno. Chi era quella voce familiare?
«Chi sei?» Urlò Barry in cerca di risposte.
«Oh caro, non ti preoccupare tra non molto le tue sofferenze finiranno.» Dal varco, che collegava il tunnel con la sala degli schermi, apparve una donna e questa volta il suo volto era scoperto.
Per essere una donna era abbastanza in forze e indossava una tuta succinta in pelle nera e all'altezza del cuore compariva una grossa fenice d'orata e urlante. Barry non impiegò a collegare la vicenda: era caduto in una trappola tesa dalla famosa viaggiatrice dello spazio. 
Gli occhi di un colore giallo accesso, sembravano penetrare nell'anima del ragazzo e prosciugargli ogni istinto di vitalità. 
«Cosa vuoi da me?» Chiese Barry avvicinandosi, coraggioso, alla donna. Notò che il suo arco era proprio di fianco a lei.
«Disertore, so che vorresti riprenderti l'arco, ma non ti conviene compiere un altro passo.»  Lo avvisò agitando l'indice. «Se non vuoi crepare prima di arrivare su Torsion, resta buoni lì.»
la voce della donna era presuntuosa e arrogante e Barry digrignò i denti .
«Torsion? Perché dovrei andare su quel pianeta?» La consolazione di tirare dalla bocca della donna qualche informazione sulle sue origini o meglio ancora sulla madre gli balenò i pensieri.
«Sei all'oscuro di tutto? Povero cucciolo.» Disse la donna sogghignando e i suoi lunghi capelli mogano ondularono. «Mi divertirò a rovinarti l'esistenza.»
Mentre la donna era in procinto di svelare la sua esistenza, Barry si ricordò di Achcauhtli. Non aveva la più pallida idea di quante ore fossero trascorse dalla perdita dei sensi e temeva che il Riverito Oratore partisse senza di lui.
Barry rimuginò affondo sulla faccenda; la viaggiatrice dello spazio gli avrebbe svelato qualche dettaglio sulla sua infanzia, ma in quel momento Barry doveva scegliere in quale direzione proseguire al bivio: ascoltare la spiegazione della viaggiatrice e scoprire il suo passato, oppure cercare in tutti i modi di riuscire a slegarsi?  Quando sbarcò nell'Unico Mondo, senz'altro la sua scelta sarebbe stata la prima, ma quel posto l'aveva cambiato e il passato era inamovibile mentre il futuro poteva ancora essere scritto.
«La tua povera mamma...» Iniziò la viaggiatrice. Barry si voltò di scatto e attizzò le orecchie. Ma la donna si interruppe in un'espressione preoccupata. Dal tunnel di udirono delle urla e abbai. Un passo svelto, forse erano delle zampe agili e forti, echeggiava spettrale. Le zampe si moltiplicarono, diventando due, poi tre. La viaggiatrice pigiò un tasto sullo strano aggeggio che indossava al braccio e dal nulla comparì un'arma dalla lunga canna e di un colore scuro asettico come la morte. Barry compì uno scatto verso la donna, ma lei si girò puntandogli l'arma diritta alla nuca.
«Non c'è bisogno che andiamo su Torsion, posso anche ucciderti qui. La cancelliera sarà più che felice.»
Dal varco saltarono tre grossi lupi azzannando la donna, che un nanosecondo prima aveva lasciato partire un colpo incandescente. Barry rimase paralizzato ad osservare con sgomento l'enorme foro creato dall'arma. La pistola sembrava sputare fuoco come i draghi. Le fauci dei lupi penetrarono nelle carne della donna con un rivoltoso sbrindellare di ossa. Barry ordinò agli animali telepaticamente di bloccare l'avanzata, ma i lupi continuarono il loro lavoro. La viaggiatrice urlò colpendo a casaccio i lupi. Dal tunnel si sentì un richiamo e poco dopo giunse un uomo nella sala e con un solo fischio fece fermare i lupi.
Fiotti di sangue scorrevano densi degli arti della donna. Barry raccattò l'arma e la colpì alla nuca facendola svenire.
«Siamo pari, psicopatica!» Esclamò soddisfatto. 
«Perché miei lupi venire in tuo aiuto?» Domandò l'uomo che sembrava essere il padrone dei canide.

«Ho cercato di mettermi in contatto con loro ieri, ma pensavo che nessuno avesse recepito la mia richiesta di aiuto.»
L'uomo guardò Barry in una posa poco intelligente. Aveva un grande elmo di lupo ed era a torso nudo e brandiva fra le mani un acuminata ascia insudiciata di sangue fresco. Barry si domandò se fosse un uomo delle caverne.
«Mia gente essere qui.» Disse il primitivo recandosi verso l'uscita, ma Barry allungò i polsi facendo notare all'uomo le manette. Lui caricò l'ascia dietro la schiena, e con un colpo secco, spezzò in due le manette.
Non aveva la più pallida idea di chi fosse quell'uomo, ma aveva sperato che qualcuno venisse in suo aiuto. Lasciò la viaggiatrice inerme a terra; dopodiché recuperò il suo arco avviandosi verso l'uscita. Il sole bagnava il terreno di calore ma a Barry parve oscurare l'anima. Era mattina, Achcauhlti doveva essersi già mobilitato con il suo esercito verso Acatitlan. Il ragazzo era arrivato troppo tardi all'appuntamento. Si strofinò gli occhi e appena la vista gli tornò nitida, una schiera di primitivi armati e muniti di armi, sostavano nella piazza centrale di Cuautitlan. Ogni uomo era affiancato da un enorme lupo dal folto pelo grigio.

Il Quinto Sole - La Grande Battaglia [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora