CAPITOLO 38 - ASSEMBLAGGIO

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Una brezza smosse il manto dei lupi e anche lo strano copricapo che indossava Cualli.
L'uomo stava correndo verso Barry scansando i canidi e guardandosi, afflitto alle spalle. «Il popolo dei cani.» Proclamò Cualli quasi senza fiato. «Sono loro.» Continuò e il vento sconquassò i suoi capelli corvino. 
Il popolo dei cani? Si interrogò Barry.
«Questo popolo vive tra le forra?» Chiese poi il ragazzo rinsavendosi.
Cualli fece segno di sì con il capo. «Per tutti gli dei! Erano una leggenda, ma adesso sono realtà.» Esclamò con un'espressione sbigottita. Riprese fiato per poi riprendere il suo discorso. «Ma non sarà facile allearsi, questi uomini sono molto primitivi.» Ma Barry non prese alla lettere le parole di Cualli, non poteva perdere ulteriore tempo a trovare una soluzione. Iniziò a scendere gli scalini del tempio e la gente del popolo dei cani lo guardò con aria sempre più interrogativa. L'unico rumore che si poté udire fu il sibilo del vento che rasentava il terreno.
«Una guerra sta per cominciare.» Proclamò Barry. «Ora so che voi siete qui solo perché i vostri lupi hanno recepito il mio segnale, e so anche che ve ne potrà importare ben poco di questa guerra. Ma se ignorerete questo conflitto vi si ritorcerà contro. Ihuicatl ha radunato una miriade di uomini e una volta che avrà sconfitto la Triplice Alleanza, sottometterà tutti gli altri popoli confinanti.» Barry si interrogò affondo sulla fonte sconosciuta del suo coraggio. Ma doveva centrare un obiettivo, ovvero conquistare la fiducia del leggendario popolo dei cani cosicché avrebbe avuto un asso nella mancia. L'uomo che poco prima proruppe nella sala degli schermi, parve confrontarsi con i suoi uomini confabulando sommessamente. Dopo alcuni minuti di continuo bisbiglio, unitamente, i primitivi mossero la testa in chiaro segno di no riservando a Barry delle occhiatacce ostili. «Perché?» Domandò il ragazzo a gran voce interrompendo il chiacchiericcio. Cualli, nel frattempo, cercò in tutti i modi di fargli abbandonare l'idea di reclutare il popolo di cani. «Hanno preso la loro decisione. La leggenda dice che sono un popolo poco affabile.» Sussurrò corrugando la sua fronte.
Gli uomini, ignari del suggerimento di Cualli, iniziarono ad allarmarsi e con essi anche i lupi sfoggiando le loro acuminate fauci. Barry, cautamente, appoggiò l'arco al suolo, in chiaro segno di resa; il ragazzo non voleva che la situazioni gli sfuggisse di mano poiché la cittadina pullulava di donne e bambini.
«Tu essere bianco!» Esclamò il cavernicolo, che sembrava essere il comandante del popolo, con dito accusatorio. «Noi non fidarci di te.» Proprio nel momento in cui il popolo dei cani sembrava aver perso la pazienza, tra il tramestio di passi, la ressa di soldati-cani si schiuse in una crepa irregolare. Necahual, il bambino orfano del villaggio di Tepexpan, avanzò disinvolto e alle sua spalle Anja camminava dinoccolata. Il baccano si tramutò in un silenzio tombale. L'intero popolo dei cani osservò con scalpore il cucciolo d'uomo farsi spazio tra la folla. Nacahual, seguito da Anja, si recò in direzione del tempio. La tonalità del viso di Cualli subì un'improvvisa variazione e divenne smorta. Le pupille di ogni singolo primitivo seguirono i passi del bambino che procedette con noncuranza e innocenza.
Una volta giunto nei pressi di Barry, Necahual cominciò a fissare la massa di guerrieri dinanzi a lui.  Anja, invece, ruggì inquieta. Barry dedusse che il felino ero intento a comunicargli qualcosa, ma il ragazzo si spremé le meningi invano. Necahual, annoiato, strattonò Barry facendolo accovacciare. «Animali.» Sussurrò Indicando la foresta.
Barry intuì il messaggio in un millesimo di secondo; forse non solo i lupi recepirono il suo segnale. Vittima dell'euforia, si decise a calmare le acqua con gli uomini del popolo dei cani, che guardavano ancora esterrefatti Necahual. Nel contempo Cualli era paralizzato e osservava terrorizzato Anja.
Barry si issò tirando un grosso sospiro di sollievo e determinato, buttò fuori la prima parola: «Potrete anche non fidarvi di me, ma prendete esempio dagli animali.» Disse indicando Anja. «Ci amano e ci restano affianco indipendentemente dal colore delle pelle, dal sesso, dalla religione o da qualunque altra cosa. Capirò se voi non vogliate partecipare alla guerra, ma ora vi chiedo di abbassare le armi e lasciarci passare.»
Gli uomini parvero recepire nell'anima la sollecitazione di Barry, abbassarono le armi assumendo un sguardo meno arcigno. Un paio di minuti di profonda riflessione furono accompagnati dal rumore del vento. Il comandante del popolo iniziò ad alzare lentamente la sua ascia al cielo. «Uomo bianco!» Berciò e tutti i soldati si unirono all'urlo di incitamento. Il ragazzo, sorpreso si accovacciò al suolo raccattando il suo arco.
«A volte le leggende si sbagliano.» Mormorò sottovoce a Cualli. Il sussurro quasi non si sentì, ma l'uomo parve recepire il messaggio.
Era esterrefatto di essere riuscito a convincere il popolo dei cani, ma non c'era tempo da perdere, Ihuciatl di certo non aspettava Barry per sfondare le difesa nemiche. Il ragazzo si apprestò a recarsi incontro ai soldati, che si aprirono in due lati.  «Noi essere tuoi alleati.» Disse il comandante appoggiando la mano sulla sua spalla in modo violento; gli uomini continuarono imperterriti ad acclamarlo con le asce rivolte verso il cielo.
La cittadina era attigua alla foresta. Barry, seguito da Necahual, Anja e il popolo dei cani, attraversò l'intera Cuautitlan.  Anja si offri volontaria come guida e d'improvviso si fermò in una radura. Una miriade di animali di ogni specie era lì, in procinto di unirsi alla battaglia.
Dablo spiccava in prima fila, alle sue spalle erano addossati un cospicuo numero di giaguari accompagnati da una squadra di pantere nere. Alcuni orsi si issarono retti e uno stormo di aquile oscurò la luce del sole, svolazzando ed emettendo urla. A guidare le aquile c'era lei, l'enorme aquila, che si apprestava a scendere in picchiata per fare la sua comparsa e di fianco alle sue maestose ali, comparvero i due figli di Nimbly, la prima aquila del Vecchio Rapace.
I lupi si unirono in coro ululando e coinvolgendo nell'urlo di battaglia l'infinità di animali. Altre specie a Barry sconosciute erano nell'esercito naturale: felini dal manto beige e gli occhi ghiaccio, enormi serpenti che sgusciavano e felini più piccoli simili ai giaguari. Infine, proprio come successe nella sua ultima visita a Tepexpan, la ghiandaia azzurra si posò soavemente e con grazia sulla sua spalla. Il pennuto sembrava volesse suggerigli che loro erano pronti per unirsi al conflitto, ma Barry era troppo assuefatto per pensare a qualcosa di concreto; non riusciva a capacitarsi di come era riuscito a radunare quell'imponente esercito. L'intero popolo dei cani rimase sbigottito. Di colpo i ruggiti e le urla cessarono e la sinfonia paradisiaca della ghiandaia si espanse nella radura addolcendo l'udito di tutti gli astanti.

Il Quinto Sole - La Grande Battaglia [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora