CAPITOLO 25 - ESERCITI ALLEATI

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Ancora trasecolato dal profondo abbraccio, Barry si avviò con Macaria e il fratello verso il palazzo del Riverito Oratore. Senza alcun dubbio doveva trattarsi dell'imponente edificio che spiccava dalla prima veduta della città.
Il palazzo del Riverito Oratore ergeva a pochi metri dalla Case delle Aquile. Al centro dei due edifici era situato un tempio, in cui due sacerdoti erano impegnati nella celebrazione di un matrimonio. Le fiamme dei bracieri, stimolate dalla raffica di vento tiepido, fungevano da unica fonte illuminazione ai bordi delle strade.
«Dov'è Tlachinolli? Domandò il ragazzo rivolgendosi a Macaria.
«A quanto pare il Vecchio Rapace l'ha preso in simpatia.» Ripose la ragazza voltandosi verso di lui.
Meditabondo il ragazzo trasse del conclusioni: si rifiutava all'idea che Tlachinolli potesse prendere parte al conflitto.
«Non possiamo lasciare Tlachinolli con il Vecchio Rapace.» Izel gli scaraventò un'occhiataccia e Barry rispose contraccambiando.
«Ormai il Vecchio Rapace ha fatto la sua scelta. Il bambino combatterà la guerra.» Soggiunse il fratello di Macaria in modo arrogante; dopodiché il ragazzo si voltò e Macaria strabuzzò gli occhi impotente.

Per tutto il tragitto rimanente rimasero in silenzio, e una volta giunti dinanzi al palazzo, Barry diede una fugace occhiata sopra la sua testa; la dominatrice della notte illuminava l'edifico con una luce fioca, rendendo la tonalità della struttura rosso scuro. Le stelle rendevano meno macabro il buio pesto del cielo.
Macaria si apprestò ad entrare nella lussureggiante dimora; Barry la seguì poco dopo. Il varco, che fungeva da porta, era rivestito in un legno scuro. Il lungo corridoio, attiguo al trono, era abbellito con statue di marmo di varie tinte e un tappetto di cuoio era posto al centro della sala.  Iniziarono a calpestare il lungo manto, riproducendo un cigolio indistinto. Barry, a passo lento, osservò con stupore tutte le statue. Una in particolare attirò la sua attenzione: ritraeva una donna lacrimante nel pieno del parto.
«Quella è Choacacìuatl, chiamata anche la donna piangente. È stata la prima di tutte la madri a morire nel parto. Si dice che la si sente piangere di sera nei boschi, per aver perso la sua vita e il suo bambino.» Lo informò Macaria.
Percorsero l'interminabile tappeto, e giunsero nei pressi del trono vacante. La poltrona era rivestito in pelle d'orso color bistro. Il trono incuté timore a Barry. Era maestoso e imponente. Ad entrambi i lati sfoggiavano degli enormi bracieri, alimentati da una fiamma blu. Barry, che prima di allora non aveva mai visto un fiamma di quella tonalità, iniziò a insospettirsi e a fantasticare sulla spiegazione del colore della fiamma.
«Perché quella fiamma è blu?» Chiese a Macaria squadrando vigile il fenomeno.
«Anch'io quand'ero bambina ho assunto la tua stessa espressione, ma c'è una spiegazione molto semplice. Il fuoco è alimentato dalla melma della giungla. Ogni volta che lo vedo mi lascia a bocca aperta.» Constatò la ragazza.
«Questo straniero fa sempre domande.» Soggiunse Izel. Il ragazzo si ostinava a cogliere degli aspetti positivi sul fratello di Macaria, ma quest'ultimo faceva del suo meglio per accrescere l'antipatia nei suoi confronti.
Barry aprì la sua bocca e le sue corde vocali fremerono di proferir parola, ma nella sala si espanse un ticchettio echeggiante, che fece ammutolire il ragazzo. Un uomo dalla corporatura minuta e gli occhi nocciola, si mosse lungo l'androne spazientito e aiutandosi con il suo esile e nobile bastone di comando adornato da gemme abbacchianti. L'uomo proseguì la sua camminata, seguito da due sudditi. I due uomini erano vestiti entrambi con una veste color camoscio; l'uomo a destra cercava di approcciare con il Riverito Oratore, mentre l'uomo a sinistra si limitava ad ascoltare e a sorreggere diligentemente dei pezzi di legno.
Terminata la sua breve passeggiata, l'uomo si sedette sul trono d'orso serrando fra le dita il suo lungo mantello. I seguaci si limitarono a restare in piedi e dinanzi ai bracieri dalla fiaccola azzurra. D'improvviso Macaria e Izel si inginocchiarono inclinando la testa verso il suolo; dopodiché stamparono le loro labbra sul tappeto. Barry osservò basito e rigido come un palo. Nessuno lo aveva informato sulle maniera formali che usavano nell'Unico Mondo. Continuò a fissare Macaria, e si spremé a capire per quale motivo la ragazza stesse baciando la terra. L'uomo seduto sul trono d'orso gli lanciò un sguardo pieno di curiosità, mentre le fiamme dei bracieri crepitavano. Barry fu colto da un uragano d'imbarazzo, e tentò di distogliere lo sguardo.
«Da quanto posso vedere, tu non sei di questo posto.» Proclamò solenne il Riverito Oratore con una voce massiccia che vibrò sulla pelle di Barry. Macaria si voltò verso il ragazzo, guardandolo con uno sguardo d'ammonimento.
«Alzatevi.» Ordinò l'uomo dal trono continuando a scrutare Barry. «Allora...» Continuò impaziente aspettando una risposta da parte del ragazzo.
«Si nota dalla pelle che non provengo da queste parti.» Rispose Barry in un tono arrogante.
L'uomo scoppiò in una risata fragorosa
«Riverito Oratore Ihuicatl deve scusarlo. Come ha già detto non proviene da queste parti, e di conseguenza non l'ho informato che dinanzi al Riverito Oratore bisogna inginocchiarsi e baciare la terra.» Soggiunse Macaria intromettendosi e spezzando quella fastidiosa risata.
«Non preoccuparti, Macaria.» Rispose l'uomo riprendendo il suo tono austero.«Come mai un uomo dalle pelle bianca si trova da queste parti?» Domandò.
«Mi sono trovato qui per caso. Dovevo andare a nord ma ho naufragato sulle vostre spiagge. Per il prossimo viaggio comprerò una bussola.» Ribatté Barry mentendo e cercando di recitare la sua parte.
L'uomo lo guardò inebetito. «Cos'è una bussola?»Domandò poi.
Con le sua parole avventate non aveva fatto altro che accrescere l'attenzione su di lui. Macaria cercò di comunicargli qualcosa con lo sguardo, ma Barry non riuscì ad interpretare.
«U-un aggeggio che si usa per navigare.» Rispose cercando di reprimere lo stupore.
«Qui non lo usiamo l'aggeggio che tu hai menzionato.» Protestò l'uomo indisposto e sistemandosi in una posizione più confortevole.
Di colpo l'aria nella sala diventò più pesante, quasi irrespirabile per Barry. Ma dal varco proruppe un soldato con lena. Barry si voltò e riconobbe il volto del ragazzo: ero lo stesso soldato  che poco prima era stato deriso dai suoi compagni. Il ragazzo si inginocchiò e iniziò a pronunciare le informazioni a raffica: «Grande Ihuicatl, gli eserciti alleati sono vicini. Dalla Grande Barriera è possibile scorgere la loro avanzata.»
Barry per una volta fu sollevato da un interruzione. Il soldato schiappa intervenne nel momento giusto. Forse in fin dei conti non era poi così incapace.
«Continuiamo dopo.» Raccomandò il Riverito Oratore alzandosi dal trono e incamminandosi verso Barry; sorpassò il ragazzo, dopodiché uscì dal palazzo, seguito da suoi inseparabili sudditi che ripresero a farfugliare.
Macaria si avvicinò a Barry, e Izel osservò la scena con occhi pieni d'invidia.
«Non ti ho informato del saluto formale riservato al Riverito Oratore.»
Barry la interruppe: «Non preoccuparti... Posso porti una domanda?»  Chiese cordiale, e la ragazza accettò.
«Perché ti sei inginocchiata alla presenza del Riverito Oratore, dopo averlo denigrato appena siamo entrati ad Acatitlan?» Macaria appoggiò una mano sulla schiena del ragazzo, invogliandolo a camminare. Izel restò alle loro spalle.
«Mio zio ha mandato una spedizione con l'obiettivo di salvare mia madre.» Rispose solcando un sorriso tenue.
«Sono felice che il tuo odiato zio abbia salvato tua madre.» Disse Barry schietto e sarcastico impiantandosi dinanzi al varco del palazzo. I cittadini sfrecciarono in direzione della Grande Barriera creando un tramestio assordante.
Barry avvertì, in quell'istante che Macaria sorrise, un cambiamento da parte della ragazza. Il peso che l'affliggeva era scomparso, e ora Macaria sembrava essere quasi cordiale e disposta al dialogo.
«Andiamo ad accogliere gli eserciti alleati.» Gli intimò distogliendolo dai suoi pensieri.
Tlachinolli sbucò dal guazzabuglio e corse verso di loro come un forsennato brandendo fra le mani una torcia. «Gli eserciti alleati sono qui. Venite.» Li informò entusiasta, prima di porsi le mani sulle ginocchia.
Si diressero verso la Grande Barriera, e giunti nei pressi della difesa si voltarono verso il dirupo. Dabbasso una miriade di fiaccole accese illuminavano la notte, rendendola più viva del giorno. Gli occhi di Tlachinolli luccicavano di felicità. Una ressa di persone si accalcarono per poter elogiare i grandi eserciti alleati; la folla iniziò a berciare e ad acclamare a gran voce il nome del Riverito Oratore. Per gli abitanti dell'Unico Mondo la guerra era motivo di festeggiamento, ma non erano al corrente che si stavano per imbattere in un vortice di morte e distruzione.

Il Quinto Sole - La Grande Battaglia [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora