Prologo.

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Ciao! Grazie per aver iniziato a leggere questa storia! 😊

Piccolo avviso: questa storia resterà uguale ancora per poco, sto già lavorando alla stesura dei nuovi capitoli, che presto verranno pubblicati.
Vi chiedo anche di non far caso al modo in cui è scritta, dato che l'ho fatto un po' di tempo fa e le mie "doti" sono di gran lunga migliori.
Spero comunque che vi piaccia, un bacio e buona lettura! 😘

Il telefono vibrò per l'ennesima volta e lo schermo si illuminò mostrando vari messaggi e varie chiamate perse. Appartenevano tutte a Marco, il mio ragazzo. Senza perdere tempo composi il numero che conoscevo già a memoria. Dopo qualche squillo sento la sua voce dall'altro capo del telefono:

"Hei piccola.'' Pronunciò quelle parole a bassa voce e in modo incerto, non con la sua sicurezza di sempre.

"Amore scusami se non ti ho risp-''.

"Ho bisogno di parlare con te. Ci vediamo tra mezz'ora al solito posto.'' Mi interruppe.

"Va bene. A dopo''. Non feci in tempo a salutarlo però che lui aveva già chiuso la chiamata.

Io e Marco eravamo fidanzati da circa un anno e mezzo. Ci eravamo conosciuti un sabato sera a una festa: io ero seduta su uno dei tanti divanetti neri di pelle e guardavo le mie amiche divertirsi in pista ballare e strusciarsi su perfetti sconosciuti, cercando in qualche modo di dimenticare tutti i problemi su quella pista da ballo. Finito il mio drink decisi di uscire fuori a prendere una boccata d'aria. Un ragazzo alto, capelli castani e occhi verdi era appoggiato a un muretto mentre fumava la sua sigaretta. Quando si accorse che lo stavo fissando buttò il filtro della sua sigaretta a terra e si avvicinò.

"Ciao, io sono Marco''. Si presentò a me sorridendo.

"Ciao, io sono Francesca.'' Mi presentai a mia volta.

"Come mai sei qui fuori da sola? Non ti diverti abbastanza dentro? Sai, ci sono molti bei ragazzi da conoscere''. Disse sorridendo.

"Non ho voglia di conoscere altra gente. In realtà non mi andava nemmeno di venire a questa festa ma le mie amiche mi hanno quasi costretta a venire, per farmi distrarre. Sai, questo non è un bel periodo per me.'' Gli risposi abbassando leggermente il tono di voce.

"Ti va di parlarne con me?'' Mi chiese con un sorriso, e quando lo guardai negli occhi, ebbi come la sensazione che di lui potevo fidarmi.

Da lì iniziammo a parlare del più e del meno, scoprendo l'uno delle cose sull'altro e mi accorsi che dentro di me qualcosa stava cambiando: stavo iniziando a provare qualcosa per quel ragazzo fino a poco prima sconosciuto.

Iniziò a fare freddo e lui si offrì di accompagnarmi a casa. Due mesi dopo ci siamo messi insieme.

"Hei piccola.'' mi saluta con un piccolo sorriso incerto.

"Ciao amore. Cosa dovevi dirmi?'' Ricambio il saluto.

"Ecco...'' si stava torturando le mani mentre cercava le parole adatte. ''Non ci sono altri modi per dirlo quindi sarò diretto''. Sospirò. ''Sabato sera quando sono andato a quella festa mi sono ubriacato e non consapevole delle mie azioni ti ho tradito, ma ti posso giurare che non la amo, è stata solo un' avventura di una notte, io amo solo te.''

Quelle parole mi colpirono come un pugnale dritto nel cuore. Sentivo un dolore nel petto e le lacrime iniziarono a rigarmi il volto senza che io potessi fermarle. Dentro la mia testa sentivo ancora quelle parole.

"Amore ti prego, io amo solo te, sono un coglione ma ti prego perdonami perchè tu sei tutto quello che ho''. Disse mentre mi prendeva la mano e mi tirava leggermente verso di lui per abbracciarmi.

"Lasciami! Non mi toccare!'' Urlai mentre con uno strattone tolsi la mia mano dalla sua.

"No amore ti prego perdonami, io ti amo e voglio solo te nella mia vita.''

"Dovevi pensarci prima. È finita Marco.''

Corsi via mentre le lacrime continuavano a scendere incessanti sul mio viso. Volevo andare via da lì, lontano da quella città in cui avevo sofferto tanto, troppo. Volevo solo prendere il primo treno  e ricominciare tutto, ricominciare una nuova vita.

Presi uno zaino e misi dentro lo stretto necessario: due magliette, due pantaloni, la mia felpa preferita, le cuffiette, il mio iPhone e una foto di quando avevo 8 anni.

Quella foto era la mia preferita: c'ero io sull'altalena in una calda giornata di Giugno, indossavo la mia maglietta preferita di Spongebob, anche se un po' troppo grande per me. Mio padre mi spingeva forte facendomi volare in alto, e io non avevo paura, ma mi sentivo libera e sorridevo spensierata, mentre mia mamma catturava quel momento che non sarebbe tornato mai più indietro.

Fuori dalla mia stanza, seduti sul divano, a leggere un giornale, c'erano i miei genitori. Ormai non potevo più definirli tale, non gli importava più di quella che una volta era la loro bambina. Mi rivolsero un semplice sguardo, in cui non riuscivo a leggere nulla, se non indifferenza. Quello sguardo aveva chiuso dietro di sé mille parole e mi ferì nel profondo del cuore come le parole di Marco. Avevano capito le mie intenzioni ma non mi avevano fermata. Corsi via da quella casa, da quegli sguardi, da quelle parole che lentamente mi stavano distruggendo, mentre le lacrime continuavano a scendere sul mio viso. Corsi via senza un posto in cui andare, ma una cosa era certa: stavo correndo verso la felicità.

Give me love like never before || Federico Rossi (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora