Capitolo 33

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Giulia.

La pioggia inizia a scendere sempre più lentamente e sempre di meno, lasciando spazio a una pioggia leggera.

L'aria mite di questa mattina ha lasciato il posto a un'aria molto più fresca e quasi poco piacevole.

Dopo essere restati per molto tempo a letto a coccolarci e sussurrarci dolci parole, Benjamin ha deciso di portarmi fuori a cena per farsi perdonare del tutto.

"Siamo arrivati." Afferma mentre parcheggia la macchina. "Aspetta vengo a prenderti con l'ombrello." Continua dopo aver notato il mio sguardo esitante alla pioggia che non ha alcuna intenzione di smettere.

Apre la portiera dal mio lato con una mano e con l'altra mantiene un ombrello, cercando di fare come una sorta di scudo contro la pioggia.

Scendo dalla macchina e mi aggrappo al suo braccio, evitando una pozzanghera e riparandomi con lui sotto l'ombrello.

Entriamo nel ristorante e una piacevole ondata di calore ci investe.

Veniamo accolti da un cameriere vestito con una giacca bianca che prende le nostre giacche per poi condurci al nostro tavolo.

"È davvero un bel posto, mi piace molto." Affermo con un sorriso.

"Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Sai, volevo farmi perdonare e questo mi sembrava uno dei modi migliori." Mi sorride.

"Sai che ti ho già perdonato."

Allungo la mia mano e la appoggio sulla sua, ma quel momento viene interrotto dal cameriere venuto a prendere i nostri ordini.

Dopo non molto tempo, lo stesso cameriere ritorna con i piatti che poco prima avevamo ordinato.

Le nostre mani si intrecciano di nuovo e rimangono così per il resto del tempo.

Per tutta la durata della cena parliamo di diversi argomenti: dei suoi genitori che vivono in Australia da ormai molti anni, della possibilità di andarli a ritrovare un giorno e anche di un nostro futuro insieme.

"Un giorno mi piacerebbe andare a vivere con te. Solo noi due e magari con un piccolo arrivato." Confessa ammiccando sull'ultima parte della frase.

Lo osservo attentamente portarsi il bicchiere di vino rosso alle labbra e berne un sorso prima di posarlo.

La luce soffusa della candela getta su di lui delle ombre, quasi nascondendo i suoi lineamenti, rendendolo misterioso ma affascinante allo stesso tempo.

Ne versa un po' anche nel mio e ne bevo un sorso anche io, assaporandone il sapore fruttato.

"Che ne dici di andare?" Mi chiede.

"Sì. Andiamo."

Lo guardo in silenzio alzarsi dal suo posto e venire vicino al mio.

Mi tende una mano che subito afferro e ci dirigiamo verso l'entrata, dove recuperiamo le nostre giacche prima di uscire dal ristorante.

Dalla porta a vetri notiamo che la pioggia è cessata, lasciando al posto dei grandi nuvoloni grigi un cielo limpido.

Usciamo fuori, dove l'aria si è rinfrescata e varie pozzanghere si sono formate ai lati delle strade.

L'aria fredda mi invade e mi stringo di più nel mio cappotto, dove cerco di trovare un po' di calore.

"Hai freddo?" Mi chiede dopo aver notato i brividi lungo il mio corpo.

Give me love like never before || Federico Rossi (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora