Capitolo 4

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"Mi fido di te."

Quelle parole continuavano a girare nella mia mente. Nessuno si era mai fidato così tanto di me da raccontarmi la parte più segreta e intima di sé, che non aveva mai raccontato a nessuno.

"Vieni con me."

Alzo gli occhi e mi ritrovo la mano di Federico a pochi centimetri dal mio viso.

Senza esitare afferro la afferro e una scarica di brividi mi percorre tutta la schiena

Nonostante lo conosca da poco più di un'ora, sento che in lui c'è qualcosa che mi spinge a fidarmi.

Federico prende la sua chitarra e se la mette in spalla, mentre io faccio lo stesso con il mio zaino.

"Dove mi stai portando?" Chiedo confusa

"Lo scoprirai tra poco." Mi risponde guardandomi negli occhi e rivolgendomi un grande sorriso.

A quella visione il mio cuore inizia a battere più forte, le mani iniziano a tremare leggermente, ma stringo la sua mano per cercare di fermare quel tremolio e lui, in risposta, la stringe più forte.

Dopo circa dieci minuti di camminata, in cui le nostre mani non si sono mai separate, arriviamo in un parco giochi abbandonato da poco tempo.

"Questo posto è molto importante per me. Da piccolo mio padre mi portava sempre qui a giocare. La Domenica c'era sempre un signore con il camioncino dei gelati. Lui mi comprava un gelato al cioccolato, il mio preferito e ci sedevamo su una panchina per mangiarlo." Federico sospira leggermente e si avvicina a una vecchia altalena un po' arrugginita, sedendonsi sopra e iniziando a dondolarsi leggermente.

Io mi siedo sull'altalena vicino a lui.

"Da piccolo questa era la mia altalena preferita. A volte ci passavo anche delle ore intere. Su questa altalena mi sentivo libero. Volavo in alto e mi sembrava quasi di toccare il cielo." I suoi occhi diventano lucidi e lui continua a fissare un punto fisso davanti a lui, mentre si morde il labbro inferiore per evitare di piangere.
"Quando ho saputo della morte di mio padre sono subito corso qui. Speravo di trovarlo ancora qui, sorridente vicino a questa altalena, ma non fu così. Allora mi resi conto che lui se ne era andato per sempre. Tutto quello che avevamo passato rimarrà soltanto un ricordo che non tornerà mai indietro". Abbassa la testa e una lacrima riga il suo viso. "Dalla sua morte vengo qui ogni Domenica e mi siedo su questa altalena e suono la mia chitarra. Suono per lui. Quando sono qui e il vento mi soffia sul viso lo sento. Sento la sua mano che mi accarezza e in quel momento capisco che non se ne è mai andato davvero. Lui è sempre rimasto qui vicino a me."

Federico si alza dall'altalena e infila le sue mani nelle tasche della felpa.

Il vento soffia leggero e il mio corpo si riempe di brividi.

Federico guarda il cielo e sorride, mentre un'altra lacrima gli riga il volto.

"Adesso possiamo andare." Sorride.

Recuperiamo le nostre cose e mi prende di nuovo la mano, mentre ci incamminiamo verso l'uscita del parco.

"Voglio presentarti una persona."

"Chi?" Chiedo con la stessa confusione di poco prima.

"Giulia. La mia migliore amica. La conosco da circa un anno. Mi è rimasta vicino nei momenti difficili."

"Oh." Rispondo, incapace di riuscire a dire altro dopo ciò.

"Aspettami qui, torno subito."

Lascia la mia mano e si allontana per chiamare Giulia e una sensazione di vuoto mi assale.

Dopo quasi cinque minuti, Federico torna da me sorridendo, e subito la sensazione di vuoto scompare.

"Vieni, andiamo a sederci su quella panchina."

"Va bene".

Ci sediamo su una panchina e poggio il mio zaino a terra, mentre Federico poggia la sua chitarra vicino a lui.

Federico mette un braccio intorno alle mie spalle, e io poggio la testa sulla sua spalla.

Restiamo in silenzio per un po' fino a quando decido di rompere quel silenzio.

"Mi parli un po' di lei?" Chiedo con la curiosità che inizia a farsi strada in me.

"Di Giulia?"

"Si"

"Va bene. Cosa vuoi sapere?"

"Mmh... Non lo so. Raccontami qualcosa su di lei, su come l'hai conosciuta."

"D'accordo. Un pomeriggio ero uscito. Non mi andava di stare chiuso in casa, era davvero una bella giornata, così optai per un giro al parco. Ero seduto da solo su una panchina e stavo ascoltando un po' di musica, quando mi si avvicina questa ragazza e mi chiede se poteva sedersi vicino a me, dato che tutte le panchine erano occupate. Le dissi di sì e ci presentammo. Da lì iniziammo a parlare e ci accorgemmo che avevamo molte cose in comune."

"Quando l'hai vista non hai provato nulla?"

"Cosa intendi?"

"Non hai provato nulla che ti ha fatto capire che magari ti eri innamorato di lei?"

"No. Quelle emozioni le ho provate solo quando ho visto te."

In quel momento il mio cuore inizia a battere forte e le mani iniziano a tremare. Alzo la testa per chiedere spiegazioni, ma vedo Giulia da lontano che si avvicina e Federico si alza dalla panchina andandole incontro.

Give me love like never before || Federico Rossi (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora