Capitolo 39

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Francesca.

Seduta sulla sabbia, osservo le onde del mare infrangersi sugli scogli, producendo un rumore acuto seguito poi da una schiuma bianca, prima di infrangersi a riva.

Continuo a guardare quel ritmo quasi ipnotico fino a quando due braccia forti mi cingono i fianchi e mi ritrovo con la schiena premuta sul suo petto.

"Cosa stai guardando?" Mi chiede.

"Il mare. Le onde. Non credi che sia bellissimo?"

"Io credo che tu sei bellissima."

Sorrido e gli lascio un bacio sulla spalla, per poi poggiarci la testa e ritornare a guardare quello spettacolo.

"Ti va di fare una passeggiata?" Chiede dopo vari minuti di silenzio.

Annuisco e afferro la sua mano per alzarmi, intrecciandola con la mia.

Camminiamo in silenzio l'uno vicino all'altra, osservando le impronte lasciate dai nostri piedi sulla sabbia bagnata prima di essere portate via dall'acqua, fino a quando Federico non interrompe il silenzio.

"Devo dirti una cosa." Il suo tono di voce serio e fermo e lo sguardo fisso davanti a sé.

"Cosa devi dirmi?"

Prende un profondo respiro prima di prendere entrambe le mie mani nelle sue e posizionarsi davanti a me, i suoi occhi fissi nei suoi.

"Sai, molte volte ho provato a racchiudere ciò che provo per te in una semplice frase o addirittura una parola, ma ho sempre fallito.
Ho capito che i sentimenti non si possono racchiudere con una parola senza risultare banali, ma per me l'unica parola che racchiude il vero amore è il tuo nome, perché non c'è suono o parola che mi suoni meglio del tuo nome.
L'amore che provo nei tuoi confronti è la cosa più bella e pulita che ho mai provato nella mia vita che a volte sento il cuore quasi esplodere."

Fa una piccola pausa prima di continuare.

"Amo tutto di te.
Amo i tuoi capelli, i tuoi occhi, le tue labbra, le tue mani.
Amo ogni singola imperfezione e ogni singolo sbaglio.
Amo le tue risate, soprattutto le più rumorose, che ogni volta fanno ridere anche me.
Dovevo incontrarti per dirti quanto ho bisogno di te e giuro che non dimenticherò mai quella volta in cui ti ho guardato e ho deciso che potevi restare nei miei giorni, nei miei casini e nelle mie speranze.
Perché tu, così come sei, sei l'unica cosa di cui io avrò mai bisogno."

Non mi accorgo delle lacrime accumulate nei mie occhi fino a quando non le sento scendere calde e veloci lungo le mie guance.

Lo guardo inginocchiarsi davanti a me ed estrarre dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni una scatolina di velluto blu di piccole dimensioni.

La apre rivolta verso di me, mostrando al suo interno un anello d'argento di piccole dimensioni.

Il mio cuore inizia a battere ad un ritmo sempre più elevato tanto da sentire il suo rimbombo in tutto il corpo.

"Per questo ora ti chiedo:
Vuoi essere la mia ragazza?"

Un grande sorriso si fa spazio sul mio volto nonostante le lacrime e rispondo con voce tremante.

"Sì Federico, lo voglio." Tiro leggermente su con il naso. "Voglio essere la tua ragazza.
Voglio essere tua."

Un grande sorriso si forma anche sul suo volto e si alza fino ad essere con il viso a pochi centimetri dal mio dopo aver infilato l'anello al mio dito.

"Ti amo." Sussurra prima di annullare la distanza tra noi due.

Restiamo a baciarci per un tempo indefinito, il cielo che si riempie dei colori del tramonto, passando dall'azzurro fino ad arrivare all'arancione.

Ci stacchiamo entrambi affannando e guardandoci negli occhi, colmi d'amore e dicendo con essi parole non dette a voce.

"Ti amo anche io." Sussurro.

Federico.

Mi avvicino sempre di più al suo viso, le nostre labbra ormai che si sfiorano quando veniamo interrotti da una voce.

Entrambi ci giriamo verso la provenienza di quella voce, quando un sorriso si forma sul mio viso a quella visione: una piccola bambina che stringe con entrambe le mani, quasi come se fosse la sua ancora, un piccolo secchiello da spiaggia colorato con dentro alcune conchiglie.

"Ciao piccolina." La saluta sorridendo e si accovaccia, arrivando alla sua altezza. "Come ti chiami?"

"Mi chiamo Giulia." Le risponde stringendo tra le mani l'orlo della sua maglia.

"Ma che bel nome, Giulia. Sai, anche mia nonna si chiamava come te."

"Davvero?"

"Sì." Le aggiusta una ciocca bionda di capelli fuori posto. "Stavi raccogliendo delle conchiglie?"

"Sì. Vuoi vederle?"

Dopo un segno di approvazione, inizia a mostrarle alcune delle conchiglie, prendendole dal secchiello.

"Sono davvero molto belle."

"Grazie mille. Ti va di raccoglierne altre con me?" Chiede leggermente imbarazzata.

"Ma certo!"

La prende per mano e si avviano verso la riva.

Il cielo ormai si è tinto di un arancione caldo e il sole lentamente inizia a nascondersi alla vista.

Le guardo seduto poco distante sulla sabbia chinarsi a raccogliere vari tipi di conchiglie e metterle nel secchiello.

La sua risata mi giunge a tratti spezzata dal vento, e quando la vedo prendere quella bambina tra le braccia, quasi a proteggerla, mi accorgo che, un giorno, sarà un'ottima madre, ma è solo quando si gira nella mia direzione, il suo profilo delicato illuminato dalla luce del tramonto, capisco che non ho mai amato nessuno in tutta la mia vita più di quanto ho amato lei.

Give me love like never before || Federico Rossi (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora