Capitolo 30

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Resto sul letto fino a quando non sento sbattere con forza la porta di casa.

Subito scatto in piedi e scendo velocemente le scale per vedere cosa sta succedendo, ma mi accorgo che è stata Giulia.

Nella mia mente mi chiedo quale sarà mai il motivo di questo gesto, dato il suo carattere tranquillo, ma la risposta non tarda ad arrivare.

È seduta sul divano con la testa tra le mani e il corpo scosso da numerosi singhiozzi.

Mi avvicino e prendo posto sul divano vicino a lei.
Le accarezzo le spalle con le mani, ma sembra non accorgersene.

"Ehi." Provo a chiamarla, ma tutto ciò che ricevo in risposta sono dei singhiozzi.

Tento di nuovo, ma tutto ciò che ricevo sono soltanto lacrime e singhiozzi.

Decido a quel punto di non usare parole, ma gesti, molto più utili e significativi.

Mi avvicino a lei e la abbraccio, facendole appoggiare la testa sulla mia spalla.

Lei continua a singhiozzare e così le passo lentamente la mano sulla schiena, cercando in qualche semplice modo di farla calmare.

Continua a piangere ininterrottamente per più di dieci minuti, i singhiozzi continuano ad aumentare ogni minuto che passa.

A quel punto sono sempre più spaventata per lei, ho paura che possa sentirsi male e decido di intervenire.

"Ehi, adesso basta piangere o ti sentirai male." Le dico mentre la prendo per le spalle e la guardo negli occhi. "Ti va di dirmi cosa è successo?" Continuo con un tono più dolce.

Mi annuisce debolmente e si asciuga le lacrime con un fazzoletto, prima di iniziare a parlare.

"Stavamo vedendo un film. A un certo punto ho iniziato ad avere freddo e così lui è andato di sopra a prendere una coperta, quando sul suo cellulare arriva un messaggio. Spinta dalla curiosità lo prendo e noto che il messaggio è da parte di una ragazza, in cui gli diceva che mi mancava e gli parlava con una grande confidenza, come se già si conoscessero da tempo." Le lacrime iniziano a scendere dai suoi occhi nonostante tutti gli sforzi e il fazzoletto tra le sue mani è ormai bagnato dalle lacrime. Prende un profondo respiro prima di continuare: "Gli ho chiesto cosa era quel messaggio ma l'unica cosa che ha saputo dirmi è che poteva spiegarmi tutto e cose del genere. A quel punto ho preso le mie cose e sono corsa via, non ne potevo più di rimanere lì con lui dopo quello che mi ha fatto." La sua voce inizia a tremare e riesce a malapena a finire la frase prima di crollare tra le mie braccia.

Federico.

Con un po' di fatica apro la vecchia serranda del garage che una volta utilizzava spesso mio padre come ripostiglio per i suoi attrezzi e anche come banco di lavoro.

Mi guardo intorno e noto come ogni cosa e ogni singolo attrezzo sono rimasti nello stesso posto in cui lui li ha lasciati l'ultima volta che è stato in questo posto.

Una parete è completamente occupata da degli scaffali, su cui sono appoggiati degli attrezzi e qualche secchio di vernice.

Sulla parete frontale, invece, è sistemato un lungo tavolo da lavoro, con sopra un leggero strato di polvere e segatura.

Senza perdere tempo, mi metto subito al lavoro: tolgo la mia giacca e mi arrotolo le maniche della camicia facendola arrivare appena sopra il gomito.

Su uno degli scaffali recupero con non molta fatica prendo gli attrezzi e il materiale necessario, prima di portarlo sul banco da lavoro.

Inizio da un semplice pezzo di legno, slegandolo e inchiodandolo con altri pezzi.

"Cosa stai facendo?"

Sussulto al suono della sua voce, non avendola sentita arrivare prima e mi giro a guardarla negli occhi.

"Mamma! Non ti ho sentito arrivare."

"Me ne sono accorta. Eri così preso, posso capire cosa stai facendo?"

"Voglio prepararle una sorpresa." Le rispondo con un piccolo sorriso mentre mi asciugo un rivolo di sudore che mi cola sulla tempia.

"Si vede che la ami tanto." Un sorriso compare a sua volta sul suo volto.

"Si vede così tanto?"

"Devo essere sincera?"

Annuisco.

Prende il mio viso tra le sue mani e incastra i suoi occhi azzurri con i miei.

"In ventidue anni non ho mai visto mio figlio così felice.
Si vede che ami davvero quella ragazza. L'ho vista nel modo in cui la guardi e sorridi involontariamente quando i tuoi occhi incontrano i suoi o le vostre mani si sfiorano.
Tu la ami e lei ama te.
Non fartela scappare." Mi dice prima di lasciarmi un bacio sulla fronte e sorridermi.

Resto senza parole davanti a quella confessione e la osservo in silenzio entrare in casa, chiudendosi la porta dietro di sé.

Guardo per qualche secondo la porta chiusa fino a quando non mi riprendo dai miei pensieri e scuoto la testa come per cercare di mandarli via.

Passo l'intero pomeriggio in quel garage, continuando a sedare e inchiodare fino a quando il lavoro non è quasi giunto al termine.

Mi butto in spalla due corde abbastanza lunghe e resistenti e esco fuori in giardino dirigendomi verso un albero lì vicino.

Faccio passare una delle funi prima intorno a un ramo dell'albero e poi sul pezzo di legno, per poi fare la stessa cosa con l'altra fine.

Cerco di formare due nodi molto resistenti e mi assicuro che sia resistente, prima di fare un passo indietro e ammirare con soddisfazione il mio lavoro.

Give me love like never before || Federico Rossi (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora