Capitolo 1

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È strano come una persona riesca ad innamorarsi.

Io non ho ancora capito come si possa perdere il controllo della propria mente e del proprio corpo per qualcuno.

Non so se sia chimica o qualcosa di soprannaturale.

L'attrazione che si prova per la persona che ci piace è qualcosa di fisico... ma perché proprio con quella persona in particolare?

Puoi incontrare qualcuno in discoteca, o al cinema, o a scuola, conoscerlo e innamorarti di lui; puoi girarti, vedere una persona, e perdere all'istante la testa per lei così, per un motivo sconosciuto...

Però io non ho mai creduto nell'amore a prima vista.

Infatti, quando la vidi per la prima volta, non pensavo minimamente di essermene invaghita.

Ero convinta al 100% di essere innamorata alla follia del mio ragazzo, Shawn.

Eppure è andata come è andata.


Ero distesa sul letto, nella mia bellissima camera da letto della villa sul lago.

Ci andavo quando mio padre aveva giornate intere di riunioni con i suoi scagnozzi nella casa a Miami.

"Alejandro Cabello", mio padre, è uno dei boss della mafia più famosi di tutta la Florida.

Tutta la mia famiglia fa parte di loschi giri, di soldi sporchi guadagnati illegalmente e di armi pesanti.

Non amo il suo lavoro, eppure lui tenta in tutti i modi di farmelo piacere.

"Potresti diventare il primo capo donna della mia organizzazione, figlia mia. Mi faresti così fiero"

E anche se io gli rispondevo sempre di no lui si accontentava lo stesso.

Mi voleva davvero tanto bene.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua "piccola stellina"... ed è per questo che iniziarono a prendermi di mira.

Quel giorno, mentre leggevo un libro di John Green, sentii degli strani rumori provenire dal piano di sotto.

All'inizio pensai che fosse Tina, la mia cameriera.

Molto spesso faceva casino quando camminava con i tacchi o quando faceva cadere qualcosa.

Era vecchia e maldestra, ma era pur sempre la donna che mi aveva accompagnato da quando ero bambina.

<< Tina! >> esclamai << Ti serve una mano? >>

Nessuna risposta.

Aspettai qualche altro secondo... ma niente.

In casa era calato uno strano silenzio.

<< Tina? >> gridai.

A quel punto sentii la sua voce.

Mi si gelò il sangue nelle vene.

<< Scappi signorina Cabel- >>

Fu interrotta da un unico e forte  sparo.

Il mio cuore si fermò.

"Oh, cazzo" pensai "Chi c'è in casa mia? Hanno ucciso Tina"

L'unica cosa che riuscivo a sentire era il rumore di passi, lontani, che lentamente si avvicinavano.

Uscii di corsa dalla mia camera e scesi in fretta le scale secondarie, che mi portarono in salotto.

Non sentivo più il rumore dei passi.

Provai a tranquillizzare il mio battito cardiaco.

Avevo seriamente paura che la persona che aveva ucciso la mia domestica avrebbe potuto trovarmi soltanto ascoltando il casino che stava facendo il mio cuore.

Il silenzio fu interrotto da un rumore secco e netto: il vaso giapponese da 50.000$ del piano di sopra che si fracassava sul pavimento.

Il mio respiro si interruppe per un'infinità di secondi.

Riprese non appena realizzai che quel qualcuno stava scendendo le stesse scale che avevo fatto io.

Mi prese il panico, e corsi verso la porta d'ingresso.

Non appena la vidi, in lontananza, sorrisi.

"Sarò libera" "Sopravviverò" "Scapperò" pensavo.

Forse ero troppo positiva...

Infatti, non appena provai ad aprirla, scoprii che era chiusa a chiave.

<< Cazzo >> imprecai.

Sentii i passi dietro di me farsi più veloci.

Con il casino che avevo fatto,chiunque mi stesse cercando sapeva perfettamente dov'ero.

Scappai verso la cucina.

Entrai e non feci in tempo a realizzare lo spettacolo osceno che si pose davanti ai miei occhi: Tina con un proiettile piantato dritto in mezzo agli occhi.

Urlai per lo spavento, e mi fiondai verso il suo corpo.

<< No, no, no, no >> mormorai, prendendola tra le mie braccia.

Trattenni le lacrime, mi feci forza e mi alzai, lasciando quella povera donna sul parquet.

Dovevo andarmene il più velocemente possibile da lì.

Scappai fuori dalla cucina, e mi avviai verso l'entrata, da dove avrei preso le scale per scendere nel sotterraneo e uscire dalla porta d'emergenza.

I miei piani andarono in fumo quando trovai a pochi metri da me una figura vestita completamente di nero.

Il volto era coperto da un passa montagna, aveva un giubbotto anti-proiettile e una pistola in mano.

Mi fermai all'istante.

Non riuscivo a credere ai miei occhi.

La paura mi aveva immobilizzata.

Ogni singolo organo e muscolo del mio corpo era come congelato.

Iniziò ad avvicinarsi velocemente a me, e fu lì che trovai la forza di scappare.

Iniziai a correre come una pazza per tutta la casa, con questa figura paurosa alle calcagna.

Alla fine, mentre salivo le scale, guardai per un attimo indietro, e inciampai sul penultimo gradino.

Provai a rialzarmi, ma due mani mi presero da dietro e mi buttarono giu per le scale, facendomele ri-scendere di schiena.

Arrivata alla fine ero completamente stordita.

Provai a girarmi di lato, ma avevo dolori dappertutto.

Provai a trascinarmi il più lontano possibile da quel maniaco, ma mi raggiunse in meno di un attimo.

Si sedette sopra di me, facendomi un male incredibile, immobilizzandomi.

L'ultima cosa che ricordo fu un forte dolore alla testa.

Mi colpì con forza col calcio della pistola e mi fece svenire.

Era un incubo diventato realtà, e probabilmente lo stesso incubo per mio padre.

Quando mi svegliai e riaprii gli occhi riuscivo a vedere solo nero.

she's a kidnapperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora