Capitolo 19

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Quel momento sembrò durare una bellissima eternità.

La sua fronte e le sue mani erano così calde che riscaldarono le mie.

Ripeteva in continuazione "scusa", come se fosse davvero pentita.

Fu stranissimo.

Era il suo lavoro quello, no?

Doveva solo mantenermi in vita con il minimo indispensabile, giusto?

Invece sembrava fare di tutto per farmi stare a mio agio ma al tempo stesso cercava di rimanere fredda e distaccata.

Lottava contro sè stessa, e in quel momento stava vincendo la parte dolce e tenera che si nascondeva dietro la sua solita maschera da stronza.

In un certo senso mi piaceva quel suo aspetto dolce, ma solo perché era favorevole a me e alla mia sopravvivenza, niente di più.

Alla fine si staccò e posò le mie mani sulle mie cosce.

Si alzò e iniziò a girare per la stanza, pensierosa.

<< Devo legarti a quella sedia in qualche modo >> disse Lauren, passandosi una mano tra i capelli << Ma non voglio farti del male... >>

Rimasi in silenzio, senza dire niente.

Non volevo farla alterare, ma non volevo neanche tornare ad essere legata su quella sedia gelida.

Non volevo stare scomoda per il resto dei giorni della mia prigionia, ma doveva essere per forza così.

Alla fine, cercando nel cassetto accanto al letto, trovò un nastro adesivo nero.

Lo guardò attentamente, poi spostò lo sguardo su di me.

<< Dimmi che ti fai la ceretta anche alle braccia >>

Io annuí.

Ogni genere e tipologia di pelo mi dava fastidio.

Per me era come una forma di sporcizia, perciò, essendo leggermente germofobica, toglievo ogni singolo pelo superfluo dal mio corpo grazie a uno speciale trattamento, molto costoso ed efficace.

Papino era solito spendere soldi per la sua principessa, perciò qualsiasi cosa gli chiedessi, anche se era super costosa, lui mi accontentava sempre.

<< Perfetto >> mormorò lei, aprendo lo scotch in una sola mossa << Metti le mani dietro la schiena >>

Io ubbidì all'istante, e lei iniziò a fermarmi le braccia mettendo il nastro poco più in su delle ferite.

Dopo di che, prese la corda e me la passò attorno tutto il corpo, fermando la mia schiena allo schienale della sedia.

Non strinse troppo, anche perché se no avrei smesso di respirare.

La corda premeva precisamente sulle ultime costole e l'addome.

<< Tutto okay? Ho stretto troppo o va bene? >> si preoccupò Lauren.

<< Starei molto meglio senza ma così va bene >> cercai di sdrammatizzare.

Sospirò.

Prima che se ne tornasse nella sua camera, la fermai mugolando qualcosa a bassa voce.

<< Cosa? >> domandò lei.

Sussurrai un'altra volta "grazie", non guardandola negli occhi.

Anche questa volta non sentì molto bene.

<< Cosa? >>

<< Grazie >> riuscì a dire a voce alta.

Lei sorrise.

she's a kidnapperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora