Capitolo 51

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Il risveglio fu il più dolce e il più bello di sempre.

Pensavo seriamente di essere morta ed essere in paradiso.

Era troppo surreale.

La luce che filtrava dalla finestra era leggermente soffusa grazie alla tenda bianca che la copriva, perciò l'ambiente era molto tranquillo e rilassato, mentre una mano mi accarezzava la testa, il collo e la schiena.

Era una benedizione divina.

Forse stavo ancora sognando.

Non ero mai stata così rilassata, eppure ogni giorno era un pericolo continuo.

Ero stesa completamente su Lauren, ed eravamo entrambe nude.

Il mio viso era appoggiato sul suo petto, il mio braccio destro sulla sua pancia e la mia gamba destra le immobilizzava le gambe.

Essendo entrambe nude il contatto tra di noi, pelle contro pelle, faceva venire i brividi.

La sua mano affondava nei capelli, scendeva per la nuca e passava sulla spina dorsale, arrivando fino al fondo schiena.

Il suo calore e il suo massaggio mi facevano venire voglia di far finta di dormire per sempre.

Mi immaginai com'era il suo sguardo in quel momento.

Doveva essere bellissima, e sicuramente stava sorridendo.

Ne ero certa al 100%.

Non riuscii a trattenermi e mi voltai verso di lei.

Davanti a me si presentò una sexy Lauren Jauregui, sorridente come avevo previsto.

Si sporse verso di me, baciandomi amorevolmente.

Era ossigeno per le mie labbra.

<< Buongiorno, splendore >>

<< Giorno, Lo >> mugolai con la voce ancora impastata dal sonno.

La guardai attentamente, e una domanda echeggiò nella mia testa  che non tardò a scappare dalla mia bocca.

<< Come cazzo fai ad essere così bella e seducente alle prime ore del mattino, dopo aver fatto sesso tutta la notte? >>

Scoppiò a ridere, benedicendo i miei timpani.

<< Anche tu sei molto sexy, babe >>

La abbracciai forte, ridacchiando.

<< Vabbè, sì, come no >>

Lauren diventò seria, girandosi e finendo sopra di me.

La sua intimità premeva sul mio ventre sensibile, provocandomi leggere fitte di piacere allo stomaco.

Mi guardò dritta negli occhi, ed io rimasi ipnotizzata dalle sue pupille nere e profonde come lo spazio.

<< Lo sei >> confermò.

Sospirai.

<< Va bene >>

<< Devi imparare ad amare te stessa >> sorrise, baciandomi.

<< Okay, Lauren >>

<< Sembra che mi stai prendendo per il culo, non mi piace questo tono >>

Si mise a sedere poco più in basso, sul mio monte di Venere, ed iniziò a solleticarmi i fianchi.

Tra l'eccitazione e le risate cominciò una guerra estenuante e piena d'orgoglio da parte di entrambe.

Iniziammo a farci il solletico a vicenda, rotolandoci tra le lenzuola sul letto.

Dovevo vincere a tutti i costi, ma le sue dita agili solleticavano le mie costole meglio di chiunque altro, e lei sembrava resistere ai miei attacchi.

Alla fine mi arresi, ponendo fine a quella dolce tortura.

Ci rivestimmo e andammo a fare colazione.

La signora anziana della notte passata non c'era più, perciò uscimmo senza problemi.

Probabilmente avrebbe chiesto se stessi bene... sicuramente avrà pensato "questa sta per essere stuprata".

Tenendoci per mano, entrammo nel primo bar che ci capitò a tiro.

Avevo bisogno di uno Starbucks, ma dopo una notte movimentata mi andava bene qualsiasi cosa.

Mangiammo come una coppietta felice, ridendo e scherzando come se non avessimo litigato la notte precedente.

Eppure avevamo litigato di brutto: Lauren e la sua gelosia.

Era incazzata come una iena con me perché mi ero "strusciata" addosso a quel ragazzino in discoteca, aveva iniziato a bere e si era comportata come una stronza strafottente...

Ma, grazie al cielo, tutto svanito in una bolla.

"Dio benedica il sesso, la passione e l'amore che Lauren prova per me" pensai.

Tornammo al motel, con calma e senza fretta.

Eravamo davvero tranquille, e per una volta non pensai a mio padre, mia madre, mia sorella e a Shawn.

Non pensai a tutti i casini in cui ci eravamo cacciate e a tutti i problemi che avevamo al di fuori della nostra relazione clandestina.

Potevo quasi abituarmi alle giornate come quella, era tutto così meraviglioso, ma tutto cambiò con una fottutissima telefonata.

Appena entrammo nella nostra stanza, io mi fiondai sul letto, come se non avessi dormito abbastanza, mentre lei afferrò il cellulare che squillava incessantemente.

Aveva iniziato a suonare da quando eravamo scese dalla macchina, e Lauren sperava solo che riattaccassero, ma niente.

Non poteva avere quel momento di privacy che desiderava.

La sua faccia diventò seria, però, quando vide il nome sullo schermo.

Rimase impietrita per qualche attimo.

Mi fece cenno di stare zitta.

Io mi ammutolii, e lei rispose al telefono.

La telefonata non durò neanche dieci secondi.

Praticamente il tempo di rispondere e di riattaccare.

Quando quella sottospecie di conversazione finì, Lauren rimase immobile, con ancora la mano col cellulare all'orecchio.

Sembrava quasi impietrita dalle parole o, più probabilmente, dalla parola che dall'altro capo le avevano detto.

Rimasi qualche secondo a guardarla, aspettando una sua reazione.

Mi preoccupai seriamente quando rimase nella stessa posizione per diversi secondi.

Quel silenzio che si era formato era troppo inquietante.

Mi stava quasi opprimendo.

<< L-Lauren? >>

Non mi rispose.

Abbassò semplicemente il braccio che aveva portato all'orecchio, e lasciò cadere il suo iPhone per terra.

<< Lauren? Cosa hanno detto? >>

Aprì la bocca e farfugliò qualcosa, che non capii.

Era una sola parola, ma al mio orecchio suonò incomprensibile.

Le chiesi di ripeterla ancora una volta, ma aumentò di poco il volume della sua voce.

<< L-Lo... >> balbettai.

Non capivo se non parlava più forte.

<< "Uccidila" >> affermò alla fine, con lo sguardo perso nel vuoto.





Ehi
Perdonatemi se è poco, è piuttosto corto...
Ma in questi giorni non sono in vena di fare niente, sto lentamente impazzendo e morendo mentalmente per colpa di una persona.
Perdonatemi 🙏🏻

she's a kidnapperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora