she's a kidnapper

Capitolo 44

Riattaccò dopo una decina di minuti.

Sembrava scossa, stressata...

Io la guardai, con uno sguardo da cucciolo.

<< Tutto okay? >> domandai.

Lei sorrise, amaramente.

<< Se mettiamo in conto che siamo in questa situazione, beh, direi proprio di no... Non credi? >>

Annuii, sorridendo anch'io.

<< Chi era? >>

<< Il mio capo >>

Lo sapevo, ma volevo averne una conferma.

<< E cosa ha detto? >> chiesi, anche se avevo paura della risposta.

Lei sospirò.

<< Mi ha chiesto se eri viva, se avessi provato a scappare, cosa e quante volte ti do da mangiare... Le solite cose >>

<< "Le solite cose" che chiedeva anche quando rapivi le altre persone? >>

Lei mi guardò, con lo sguardo triste.

<< Sì >> mugolò.

<< Non ti dispiace fare tutto questo? >>

Lei serrò la mascella, sedendosi sul letto.

Rimase per un po' in silenzio, mentre io ero in piedi ad aspettare una sua risposta.

<< Quanti ne hai rapiti? Quanti ne hai uccisi per queste persone? >>

Guardava nel vuoto, mentre ascoltava le mie parole.

Sembrava sconnessa, sembrava totalmente in un altro mondo.

<< Ogni notte >> iniziò << mi sogno tutti quelli che ho ucciso... Rivedo nei volti delle persone che incontro per strada le persone che ho rapito e che non ci sono più... Vivo in un perenne incubo >>

Sentii una forte fitta al cuore.

Il suo sguardo era più che addolorato e le sue parole pure, se non di più.

Scosse la testa e nascose la faccia tra le sue mani.

<< Sono una persona orribile >> singhiozzò leggermente.

Mi avvicinai lentamente a lei, mettendomi in ginocchio e prendendole le mani.

Liberai il suo volto meraviglioso, rigato da un paio di lacrime.

Passai entrambi i pollici sulle sue guance, asciugandole con cura.

Lei piegò la testa di lato, cercando più contatto con il mio piccolo palmo.

L'altra mano si spostò su una delle sue cosce nude, salendo lentamente.

Lei spalancò la bocca per la sorpresa, ma mi lasciò fare.