Capitolo 47

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Non era più accanto a me.

Non era più davanti a me.

Non era più nei paraggi.

Era sparita.

La cercai con lo sguardo disperatamente, letteralmente ovunque.

Se n'era andata così, all'improvviso, ed io non me ne ero neanche accorta.

Un ragazzo si avvicinò a me, dicendomi che c'erano dei vetri per terra e che dovevo stare attenta...

Non lo ascoltai neanche.

Quei vetri erano parte dei bicchieri che aveva preso Lauren.

Lauren. Dove cazzo era finita.

La cercai ovunque, cercando di riconoscerla su ogni volto che i miei occhi scrutavano.

Mi prese il panico.

Iniziai a girare per tutta la discoteca, alla ricerca della mia ragazza.

Ero stata una cogliona a ballare con quel ragazzo.

Sapevo che ci stava provando ma non pensavo che sarebbe arrivato fino a quel punto.

Però anche lei non mi aveva lasciato spiegare: aveva visto l'attimo in cui lui aveva fatto la sua mossa, non aveva visto che lo avevo rifiutato per andare da lei.

Entrai in pista, letteralmente correndo.

La cercai, e finalmente la vidi.

Aveva messo al muro il ragazzo che mi aveva toccato poco prima, e gli stava parlando.

Sembrava davvero incazzata.

Mi fiondai verso di loro e, non appena si accorse della mia presenza, lei si staccò da quel povero Cristo, lasciandolo respirare.

<< Va a scoparti questo bambino >> sibilò tra i denti << Visto che ci tieni >>

Non mi lasciò neanche il tempo per parlare che se ne andò.

Sparì nel corridoio da cui eravamo entrate.

Il ragazzo si girò verso di me, con lo sguardo terrorizzato e gli occhi spalancati.

<< Voi lesbiche siete pazze >>

Lo guardai con disprezzo.

<< Sta zitto, coglione >> sputai.

Andai nella stessa direzione di Lauren.

Con le luci rosse era difficile orientarsi, e la musica non aiutava.

<< Lauren! >> la chiamai, ma niente.

Non la vedevo.

Continuai il corridoio finché non me la ritrovai davanti, seduta al bancone che beveva qualcosa di scuro in un bicchiere.

Mi guardò con la coda dell'occhio.

<< Già fatto? Ha fatto in fretta il pupo. Possiamo andare? >> borbottò lei, bevendo un altro sorso del liquido, probabilmente con un forte tasso alcolico.

<< Smettila di essere gelosa, non ci ho fatto niente. Lasciami spiegare >>

Scosse la testa, continuando a bere.

<< Spiegarmi cosa? A cosa stavi pensando mentre ci ballavi e ti strusciavi il tuo bel culetto su di lui? Ma per favore... >>

<< Lauren >> urlai << Stavo ballando, lui si è avvicinato a me e basta. Non so perché gli sia girata e ci abbia provato con me così spudoratamente >>

<< Sei una bella ragazza... anch'io avrei fatto così >> mormorò, con le labbra sul vetro.

Sorrisi.

Anche se era incazzata con me non riusciva ad esserlo per più di tanto.

<< Vi ho visti molto vicini. Eri completamente su di lui, e la tua bocca era vicino al suo collo... Allora, dimmi un po', l'hai sentita la sua erezione o era troppo piccolo? >>

L'alcol la rendeva così acida e stronza...

Capii che se continuavo a parole non ce l'avrei mai fatta, non mi avrebbe mai ascoltato.

Era troppo impegnata a ricordarmi che "mi ero strusciata su quel ragazzo".

Presi l'iniziativa.

Le strappai il bicchiere di mano, appoggiandolo con forza sul bancone, provocando un rumore forte e sordo.

Lei mi fulminò con le sue pupille visibilmente dilatate, incazzata nera.

Afferrai il suo polso, liscio e leggermente freddo, e la trascinai con me lontana da occhi indiscreti.

Andai verso il corridoio, percorsi un paio di metri e la sbattei contro muro.

Emise un piccolo gemito di dolore, prima che appoggiassi completamente il mio corpo al suo, per non farla muovere.

Rimase immobile, come se non sapesse come reagire, completamente sotto il mio comando.

Mi strusciai lievemente sopra di lei.

<< Non mi strusciavo così su di lui >> mugolai al suo orecchio.

I suoi muscoli erano tesi, la sua mascella era stretta e serrata come non mai.

Mi avvicinai alle sue labbra, senza interrompere il contatto visivo.

<< Lui non mi fa eccitare... neanche un po' >> sussurrai << E poi sì, ce l'aveva piccolo >>

Abbozzò un sorrisetto, cercando comunque di restare seria.

Afferrai la sua mano, e lentamente la portai verso l'elastico della mia gonna.

La guidai, fino ad entrare dentro le mie mutandine.

Spalancò la bocca non appena le feci toccare la mia intimità.

< Lo senti come sono bagnata? >> le sussurrai sulle labbra << Nessuno c'è mai riuscito >>

Deglutì, con un po' di difficoltà.

<< Cristo >> disse, non riuscendo a trattenersi.

Era come ghiacciata, non riusciva a muoversi.

Iniziai a muovermi sulla sua mano, respirando affannosamente nel suo orecchio.

<< Sono solo tua Lauren. Dovresti saperlo. Solo tu puoi baciarmi, toccarmi, scoparmi... >>

Questa volta fu lei a sbattermi contro il muro, proprio davanti a noi, trovando la forza per sopraffarmi.

Iniziò a muovere le dita lentamente sul mio clitoride, facendomi impazzire.

<< Oh, Lauren >> gemetti.

<< Sei mia, porca puttana, solo mia >> ringhiò, muovendosi con più decisione, esercitando leggermente più forza.

Sentii un nodo allo stomaco.

Afferrai la schiena di Lauren, stringendo forte il tessuto della sua maglietta.

<< L-Lolo... torniamo a casa >> ansimai.

Lei sorrise.

<< Non abbiamo tempo. Ti voglio adesso >>

<< Facciamolo in macchina >>

Scosse la testa.

<< Prendiamoci un motel >>

Tirò fuori la mano dalle mie mutande e mi trascinò fuori dal pub.

Non pagò neanche da bere.

Salimmo in macchina, mise in moto frettolosamente e partì a tutto gas.

Viaggiammo per neanche due minuti e  trovammo davanti a noi la meravigliosa scritta "vacancy", in neon viola.

Parcheggiò senza fare troppo caso a come aveva messo la macchina e uscì con un balzo felino.

Mi porse la mano e mi lasciai portare dentro il piccolo motel.

she's a kidnapperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora