Capitolo 27

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CHIARA POV
Sto camminando per le strade buie e deserte di Vancouver, avevo bisogno di allontanarmi da casa, di passeggiare un po' e starmene per conto mio.
Non riesco ad accettare di aver deluso Patrizio, non era mia intenzione, pensavo di fare la cosa giusta.
Vederlo soffrire ed essere consapevole di averlo ferito mi ha fatto male, è stato un colpo al cuore e continua a fare male.
Devo riuscire a farmi perdonare, a chiedergli scusa e a dirgli che non l'ho fatto con cattive intenzioni. Lui è mio cugino, gli voglio un mondo di bene e non riuscirei mai ad accettare l'idea di perderlo e di rovinare il nostro rapporto.
Adesso di sicuro mi odierà, ho visto come mi guardava, nei suoi occhi non c'era la sua solita dolcezza, erano pieni di rabbia e tristezza.
È solamente colpa mia, avrei dovuto dirglielo fin da subito ed accettare la sua reazione.
Camino senza una meta, non so dove andare ma non mi importa. Ho gli occhi rossi e gonfi ed il viso rigato dalle lacrime, ma nemmeno questo mi importa. Tanto è buio e non c'è nessuno.
All'improvviso però intravedo qualcuno sbucare da dietro all'angolo. È un uomo, un uomo di circa quarant'anni che camminava barcollando mentre beveva una birra, l'ennesima a giudicare da come era ridotto. Continuo per la mia strada senza dargli importanza ma noto che sta venendo verso di me, aumento il passo iniziando ad avere paura ma l'uomo riesce a raggiungermi e mi afferra per un braccio.
«Che ci fa una bella ragazza come te in giro da sola a quest'ora?» mi chiede lui sorseggiando la birra.
«Avevo bisogno di stare sola...mi può lasciare il braccio per favore?» rispondo io timidamente.
«Perchè una bellezza come te è così triste? Vieni con me, ti faccio divertire» mi dice ridendo e stringendo sempre di più la presa.
«No...mi lasci andare via per favore, mi sa facendo male» ripeto cercando di sfuggire alla sua presa.
«E dai non fare la timida, non scappare, vieni con me» mi dice tirandomi verso di lui.
Tenta di abbracciarmi ma prontamente lo spingo via e con uno strattone riesco a liberare il braccio dalla sua presa.
Inizio a correre più forte che posso, con il cuore che batte a mille e senza mai voltarmi indietro. Non so se mi stia inseguendo, non ho il coraggio di voltarmi.
Continuo a correre senza sosta, fino a quando esausta rallento e mi fermo.
La strada dietro di me è deserta, forse non mi ha nemmeno seguita, o forse nelle condizioni in cui era non è riuscito a percorrere più di qualche metro.
Noto che sono vicina al parco in cui mi aveva portata Andreas, così decido di andarci.
Entro e mi siedo esattamente dove ci eravamo seduti qualche mese prima, in una vecchia panchina circondata da alberi.
Rivolgo il mio sguardo verso l'alto, questa sera c'è la luna piena e nel cielo brillano una miriade di stelle luminose.
Un leggero venticello mi scompiglia i capelli mentre un dolce e malinconico ricordo invade la mia testa.
Ricordo che una sera di parecchi anni fa ammiravo il cielo stellato esattamente come adesso, insieme a mio cugino Patrizio; io avrò avuto si e no cinque anni mentre lui qualcuno in più. Eravamo entrambi sdraiati a terra in giardino, con lo sguardo verso l'alto, le braccia costantemente in aria per indicare le stelle più belle ed i cuori pieni di gioia e spensieratezza.
Questo ricordo provocò in me un grande senso di nostalgia e di tristezza e fu inevitabile che una lacrima iniziasse a scendere lungo il mio viso illuminato dalla luce della luna.

ANDREAS POV
Io e i ragazzi ci siamo divisi per cercare Chiara ed è da mezz'ora che giro senza sosta, guardando a destra e a sinistra sperando di vederla e tentando di capire dove potrebbe essere andata.
Ho paura che le succeda qualcosa, non è sicuro per una ragazza percorrere queste strade da sola, spesso c'è gente malintenzionata che non aspetta altro.
Continuo a camminare fino a quando non mi viene un'idea; qualche mese fa Chiara mi disse che amava rifugiarsi in mezzo alla natura nei momenti più tristi.
Mi precipito verso "Queen Elizabeth Park", entro e mi dirigo nel posto in cui ci eravamo fermati per pranzare.
Vedo un'esile figura seduta sulla panchina, illuminata dalla luna e con lo sguardo rivolto verso l'alto.
Mando un messaggio ai ragazzi per avvisarli che l'ho trovata e poi mi avvicino a lei.
«È bellissimo il cielo stasera vero?» le chiedo io sedendomi affianco a lei.
Lei mi guarda ed annuisce.
«Perché piangi?» le domando.
«Patrizio mi odia, non dovevamo mentirgli» risponde lei asciugandosi le lacrime.
«Ma no che non ti odia, è solo arrabbiato e un po' deluso ma vedrai che presto si risolverà tutto» la rassicuro io.
«Non sopporto l'idea di averlo ferito» mi confessa lei.
«Nemmeno io, però ormai non possiamo tornare indietro. Prima ho parlato con lui e sembra avere capito che lo abbiamo fatto con buone intenzioni» le dico io.
«Quindi ci perdona?» chiede lei speranzosa.
«Non ancora, ha bisogno di tempo. Adesso è ancora troppo presto e la delusione troppo grande» le spiego io.
«Sono una stupida, avrei dovuto dirglielo fin dall'inizio» afferma lei scuotendo la testa.
«Non sei stupida, pensavi fosse la cosa migliore come l'ho pensato anch'io. Patrizio ci perdonerà, ne sono sicuro» dico io.
«Quando si risolverà questa situazione voglio raccontargli di pesciolino, non voglio più mentirgli» mi dice lei.
«Mi sembra la cosa migliore e se vorrai io sarò lì al tuo fianco in quel momento» dico io.
«Si, dopotutto tu sei il padre, giusto?» mi chiede lei come se volesse una conferma.
«Certo» rispondo io sorridendole.
Chiara appoggia la testa sulla mia spalla ed io la stringo forte a me.
«Ahi!» esclama lei portando la mano sul suo braccio destro.
«Che succede?» chiedo io preoccupato.
«Nulla...va tutto bene» mi dice lei.
Noto che nel braccio destro ha un livido.
«Non mentirmi, hai un livido, cosa ti sei fatta?» le chiedo io.
«Prima mentre camminavo ho incontrato un uomo ubriaco che mi ha preso per il braccio e non mi voleva lasciare andare via, ha stretto troppo forte e mi ha fatto male» mi spiega lei.
«Ti ha fatto qualcosa?» chiedo io preoccupato.
«No, sono riuscita a scappare per fortuna, mi ha solamente lasciato questo livido come ricordo. Ho avuto paura però, continuava a dirmi di andare con lui che mi avrebbe fatto divertire» mi dice lei.
«Potrebbe averti fatto del male Chiara, è pericoloso per una ragazza girare da sola a quest'ora» la rimprovero io.
«Lo so ma non mi sgridare, non voglio che ti arrabbi anche tu» mi dice lei rattristandosi.
«Non mi arrabbio, mi preoccupo solamente per te. Promettimi di non scappare mai più da sola» affermo io.
«Te lo prometto» mi dice lei.
«Andiamo a casa dai» le dico lasciandole un bacio tra i capelli prima di incamminarci verso casa.

ANGOLO AUTRICE
Ciaoo :)
E siamo giunti alla fine anche di questo nuovo capitolo.
Chiara ha rischiato di finire nei guai ma fortunatamente è riuscita a cavarsela.
Andreas invece è corso a cercarla e grazie al suo sesto senso è riuscito a trovarla.
Vi è piaciuto il capitolo?
Un bacione
Ary

Una nuova vita ~ Chiara Grispo e Andreas Müller Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora