Il diario

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La jeep correva veloce sull'autostrada e mi cullava nel sonno. Eravamo quasi arrivati a Springfield, il che voleva dire che erano circa le undici della mattina. Ero ancora un po' stanca e non facevo altro che pensare a December. Mi chiedevo cosa stesse facendo, cosa pensasse, dove fosse, con chi fosse. Se stesse bene.
- Tutto bene, June?
- Sì sì, ho solo un po' di sete.
- La bottiglietta dell'acqua è nel mio zaino. - disse indicando col dito lo zainetto rosso dietro il mio sedile.
Allungai il braccio e lo afferrai. Era abbastanza pesante. C'erano un sacco di cose dentro. Lo aprii e cercai la bottiglietta.
- L'hai trovata? - mi chiese cercando con lo sguardo nello zaino.
- Ehm... - feci rovistando all'interno con la mano. - Aspetta credo di... sì! Eccola! - bevvi un lungo sorso di acqua fresca. - Ma questo invece cos'è? - domandai rivolgendomi ad un piccolo quadernetto di cuoio nero legato con un nastrino bianco, che avevo trovato ammassato tra gli oggetti nello zaino.
Rimase sorpreso. Mi fissò per brevi istanti poi si ricompose e rispose semplicemente: - È il mio diario.
- Il tuo cosa?
- Il mio diario.
- Tu hai un diario?
- Sì. Tu non ne hai uno? - mi fece come fosse una cosa molto naturale.
- No. Cioè sì, ce ne avevo uno, ma in quinta elementare. - mi rigiravo tra le dita sottili il nastrino di seta bianca. - Pensavo fosse una cosa... da ragazze.
- Mi è sempre piaciuto avere un diario. Dato che sono spesso solo, ho bisogno di qualcuno con cui parlare. La carta è il miglior modo di tirar fuori quello che non sempre riusciamo a dire. In questo diario conservo ogni mio segreto, paura, avventura, ricordo, persona importante, luogo, emozione.
- C'è pure December qui dentro? - gli chiesi indicando il taccuino che tenevo in grembo.
- Sì. C'è soprattutto lei. E' il mio ingrediente speciale.
- E che cosa scrivi?
- Scrivo di quello che faccio, quello che sento, quello che penso, quello che vedo. Ma non scrivo solo. Disegno, incollo le mie fotografie, ci appiccico i miei ricordi.
- Appiccichi ricordi? Come è possibile appiccicare ricordi?
- Un ricordo non è per forza solo un momento. Come un momento non è per forza un secondo o una situazione. Un momento può essere un quadrifoglio, una ciocca di capelli, una manciata di sabbia, un soffio di vento, un fiore. Aprilo e vedrai.
- Posso?
- Certo, June.
Slegai il fiocchetto bianco e con delicatezza aprii il diario.
Era bellissimo. Disordinato, confuso, ricco di oggetti, disegni, schizzi, fotografie, scarabocchi, fiori essiccati tra le pagine, segnalibri e di foglietti, bigliettini, ticket, scontrini, biglietti da visita, cartoncini regalo, lettere.
La prima pagina riportava una data scritta in alto a destra con una calligrafia svolazzante, in corsivo, molto ordinata e precisa. E sotto, un luogo.

11 gennaio 2011
Arland

Oggi ha nevicato. Siamo andati fino al laghetto nel bosco ed era tutto ghiacciato. Era uno spettacolo stupendo. Grandi fiocchi cadevano tutto attorno a noi e pattinavamo sulla lastra di ghiaccio del lago. Io non ero molto bravo, ma December mi ha aiutato un po'. È così bella, non mi stanco mai di guardarla. Non la neve, cioè sì la neve era magnifica, ma lei, December, è la cosa più bella che mi potesse capitare. Amo quando ride, quando mi stringe forte la mano, quando mi abbraccia di getto. Amo il suo profumo, la sua pelle talmente bianca che la si confonde con la neve, i suoi vestiti sempre tutti colorati, le sue lentiggini, i suoi occhi verdi come la foresta in primavera.
December in questo periodo è spesso assorta. Non so come mai. Dice di voler andare via di qua. Ma alla fine, è sempre, ogni mattina, fuori dalla mia finestra con i waffles caldi con lo sciroppo sopra, come piacciono a me, e penso che non mi lascerà mai.
Sembra che qui ad Arland sia tutto troppo immobile, troppo staccato dal resto per farne parte. Non ci sono feste, né scuole, né giovani, neanche un cinema o un qualche circolo per anziani. Solo qualche casa su una strada nel centro del Wisconsin. E quindi non penso sia possibile andarsene.
Sei qui, fermo in questa terra di mezzo, in questo limbo senza vita, ma che vive, lontano da quello che rimane fuori. E io, e December, siamo congelati in questo tempo, che in realtà tempo non è. Perché non c'è un tempo qui, potremmo anche trovarci nel 1302 o nel 1800, ma non ce ne accorgeremmo. Siamo ghiacciati insieme in questa palla di vetro, dove cade la neve. Ma siamo insieme. E questo conta più di ogni altra cosa.

Latte e CenereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora