La cioccolata calda fumava dalla tazza tra le mie mani. Ero appoggiata su alcuni cuscini, vicino alla vetrata nella camera di me e Tom, a guardare la nevicata. Intanto Ed, Abby, Yuki e Tom si godevano un po' di meritato riposo nelle piscine sotterranee, per cercare di dimenticare la terribile bufera di neve che ancora imbiancava la città e i boschi. Io avevo bisogno di schiarirmi le idee. Di stare un po' sola. Una serie di pensieri mi affollava la mente, mentre fissavo la superficie placida del liquido scuro nella tazza. Poi, spostai la mia concentrazione sulla vetrata. Vidi il mio riflesso. Lunghi capelli raccolti disordinatamente in uno chignon, guance arrossate per il freddo, timidi occhi verdi aperti sul candore della neve al di là del vetro. Grandi fiocchi cadevano lentamente. Pensai a quello che era appena successo. Yuki e Ed si conoscevano. Erano fidanzati. Si amavano. Mi sorpresi nel sentire due sentimenti contrastanti nel ricordare il loro lungo e intenso abbraccio. Una fitta allo stomaco, una morsa di agonia, nel vedere il loro amore incondizionato unirli. Nel vederli felici insieme. Una sorta di gelosia, come quella che provavo quando Abby abbracciò Tom nel Green Hill Park di Worcester. Ma, dall'altro, un'emozione di tristezza e felicità al tempo stesso. Una nostalgia di qualcosa che volevo accadesse, ma che non mi era mai successa. La felicità del vedere due cuori riallacciarsi, la gioia del sapere che nulla è mai scritto con l'inchiostro indelebile. Tutto può essere riscritto, cancellato, sottolineato. Tutto può cambiare. Tutto è possibile. Forse provavo qualcosa per Edward e quel presentimento aveva cominciato a balenarmi nella testa già dal momento in cui avevo visto il suo sguardo posarsi su quello di Yuki. Ma non era amore. Non lo sarebbe mai stato. Io amavo Tom. E questo non sarebbe mai cambiato. No. Era un amore incondizionato, impossibile, affrettato e confuso. Un amore di indecisione, di imperfezione e di sbagli. Un amore fatto di noi. Un amore fatto di me, sola. Un amore fatto di lui, che avrebbe sempre guardato dall'altra parte. Che avrebbe sempre visto December, in me. Che avrebbe sempre osservato l'altra faccia di me. Un amore di distanza, di spazi vuoti, di silenzi, di urla, di odio, di rabbia, di gelosia, di fantasia. Un amore della mia mente. Che non sarebbe mai esistito veramente, ma che si sarebbe sempre e solo limitato a vagare nel mondo della mia immaginazione. Un amore di sogni. Un amore di sguardi segreti, di dita sfiorate, di parole proibite, di istanti rubati. Un amore di forme e sostanze indistinte, fatto di una materia sconosciuta. Era come una fibra luminosa che si intrecciava fra di noi, invisibile. Qualcosa che gli occhi neanche potevano vedere. Qualcosa che non si poteva nemmeno immaginare. Qualcosa che, in qualche strano modo, luccicava negli occhi dell'uno e dell'altra, combaciando perfettamente, senza una spiegazione scientifica, o una formula matematica, o magari una regola geometrica. Qualcosa di imprevedibile e burrascoso, qualcosa di travolgente. Qualcosa di pericoloso, sì, eppure era talmente invitante l'idea del rischio, che mi attirava direttamente nella trappola, senza fare alcuna fatica.
Con quei malinconici pensieri, mi accasciai per terra, lasciandomi pervadere dal sonno, mentre, senza accorgermene, una larga macchia di cioccolata calda si stendeva sul pavimento, formando una vaga forma indistinta, che, forse, assomigliava tanto all'amore.Tante rocce.
Una spiaggia.
Un mare livido e plumbeo, avvolto dalla nebbia.
Un faro.
Il crepuscolo purpureo, macchiato qui e là da chiazze ocra e scarlatte.
Il sole affogava nella linea netta dell'orizzonte, che tagliava in due il paesaggio, separando l'acqua dal cielo.
Due figure, in cima al faro. Scure, in controluce.
Una più alta e sicura, più giovane. L'altra era gobba e segnata dal tempo.
Non le potevo vedere. Stavano parlando. Fissavano il cielo, il mare, gli scogli.
Io ero coricata in una landa desolata, dal terreno arido e le erbacce secche.
Un posto quasi familiare.
Come un ricordo.
Ero sola.
Dominava il silenzio.
Solo lo scroscio delle onde sugli scogli e sulla sabbia nelle insenature.
Faceva freddo.
Indossavo una pesante sciarpa di lana, dei guanti e degli scarponcini caldi.
Sentii una voce.
Una canzone, una litania lenta e ripetitiva.
L'eco della nenia si faceva sempre più vivido nella mia mente.
Riconobbi la voce.
Era la mia.
Non stavo cantando io.
Non avevo aperto bocca.
Era un'altra corpo, un'altra bocca.
Ascoltavo la voce.
Continuava a cantare.
Ma non vedevo da dove proveniva.
Sembrava risuonasse nella mia mente.
Ma no, non poteva essere.
Doveva esserci qualcuno, qualcosa.
Ma ero completamente sola.
Solo le due figure scure, distanti, in cima al faro.
Nulla.
La desolazione, l'abbandono, il tempo che sembrava essersi congelato.
Eppure la musica andava avanti, come lontana da tutto il resto.
E la voce, ne ero convinta, era lei.
Era lei.
Lo sapevo.
Mi alzai, e camminai nella radura che si affacciava su mare.
Poi, la vidi.
Era seduta su uno scoglio, su una roccia.
Indossava una vestaglia leggera, che svolazzava nel vento freddo.
I capelli bruni si sollevavano nell'aria.
Dondolava i piedi nel mare gelato, prendendo gli spruzzi d'acqua.
Sembrava un fantasma, uno spirito inconsistente, privo di un corpo materiale.
Forse vedevo solo la sua anima, pura.
Così come doveva essere.
Così come l'avevo sempre immaginata.
Senza una realtà, senza una dimensione possibile.
Distante, vuota, invisibile.
Solo la sua voce.
La sua voce che echeggiava come il canto di un'aquila tra le montagne.
Come un richiamo, un inno.
Potevo avvicinarmi a lei, parlarle, guardarla negli occhi.
Ma non lo feci.
Rimasi inchiodata lì, senza sapere cosa fare.
Mi concentrai sulle parole.
Sulle parole della canzone.
Che volavano nel vento del nord, nel respiro del mare, nella nebbia di un ricordo futuro.
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Latte e Cenere
RomanceJune e December sono due gemelle, identiche. L'unico dettaglio che le distingue è una piccola voglia sulla spalla sinistra. Quella di June, bianca come il latte. Quella di December, nera come la cenere. Le due sorelle però sono destinate a cercars...