Tao of Tea

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Il Lan Su Chinese Garden era, come scoprii in seguito cercando su internet, il più autentico giardino cinese al di fuori della Cina. Infatti, ogni profumo, suono, spezia, albero o fiore richiamava all'Oriente, dagli alberi di ciliegio ai bonsai, dalle passerelle congiungenti piccole pagode, templi e piattaforme galleggianti su stagni e laghetti costellati di macchie scarlatte e dorate, ovvero pesci lucenti nell'acqua, all'aroma di tè al gelsomino e alle erbe. Salici piangenti ricadevano nella pozza scura e ondeggiavano soavemente al vento, che trasportava una lontana melodia di flauti, cetre, violini e liuti. I fiori di ciliegio che un tempo coloravano i rami degli alberi ora erano sostituiti da alcune foglie rossastre e ramate. Pietre tonde e lisce circondavano il laghetto, alternate qui e là da alti steli fuoriuscenti dall'acqua e ninfee, allora non più in fiore. Aceri rossi e arbusti crescevano tra le rocce dalle quali sgorgava l'acqua cristallina di una scrosciante cascata. Ponticelli in legno e passerelle collegavano le diverse pagode, i piccoli templi e quelle sorte di chioschi, dove alcuni turisti si erano seduti per ordinare alcune bevande cinesi o semplicemente gustarsi il paesaggio da una comoda sedia a dondolo in vimini o una poltrona in seta ricamata. Sul laghetto, davanti ad un edificio che riportava la scritta Tao of Tea, si trovavano dei tavolini sui quali giacevano delle tazze fumanti in ceramica scura e teiere dalle forme più svariate, alcune basse e allungate, altre più tonde e altre ancora più alte e affusolate. Coppie di tedeschi, spagnoli e italiani si godevano la loro vacanza romantica passeggiando per i ponti sospesi sullo stagno o sotto gli alberi, alcune donne solitarie invece si concedevano un po' di pace e relax, leggendo un libro con in mano una tazza ricolma di una deliziosa tisana o degli uomini sfogliavano svogliatamente il quotidiano sorseggiando infusi al ginseng. Il Tao of Tea era un edificio in legno, con ampie vetrate dalle quali si poteva intravedere qualche persona seduta ai tavoli. Si riusciva a percepire profumi, essenze, aromi di terre lontane, delle piantagioni di tè in Cina, delle foglie essiccate al sole, delle terra bruciata nei campi, nei palazzi a Pechino o Hong Kong, in sale da tè orientali, tra sete, tappeti, tradizionali hanfu o abiti ricamati.
Io e Tom avevamo superato lo stagno attraverso un ponte in legno e avevamo così raggiunto il Tao of Tea. Entrammo. La sala era raccolta, intima e molto accogliente. Sapeva di calore familiare e di odori che non avevo mai annusato, fragranze mai provate. Era tutto in legno: il bancone, dove vi erano appoggiate alcune tazze vuote, altre lasciate a metà e altre ancora piene di liquidi fumanti di vari colori; gli scaffali dietro ad esso dove vi era una serie infinita di teiere dalle dimensioni e materiali molto differenti, dal vetro al metallo, dalla porcellana all'argilla, dalla pietra nera alla ceramica dipinta; le mensole sulla parete che reggevano contenitori pieni di erbe essiccate, polveri profumate, foglie giallastre o nere, sulle cui etichette era riportato il nome del contenuto in cinese; infine i tavoli e le sedie distribuiti nella piccola camera e fuori, vicino al lago.
Abby e Ed erano al fondo della sala, seduti ad un tavolo, ad aspettarci.
Ci avvicinammo a loro.
- June! Tom! - esclamò Abby.
Li abbracciammo per salutarli e ci sedemmo al tavolo con loro.
Nel frattempo una cameriera dagli occhi a mandorla, i capelli neri raccolti in un alto chignon e le labbra rosse come fragole ci chiese: - Benvenuti al Tao of Tea, desiderate un tè? - aveva un sorriso molto dolce.
Ed disse per primo: - Volentieri. Potrebbe consigliarci qualche particolare essenza?
- Il Qimen Red è il migliore secondo il mio parere. Si tratta di un tè nero, realizzato con la pianta Camellia Sinensis, la stessa utilizzata per il tè verde. Il tè nero differisce da quello verde per la lavorazione delle foglie. Molti però preferiscono il West Lake Dragon Well o il Yellow Mountain Fur Peak, ovvero tè verdi. Il più conosciuto è il tè verde Matcha, finemente lavorato, usato nella cerimonia tradizionale del tè. Dipende ovviamente dai gusti personali. Il Mount Jun Silver Needle è uno dei miei preferiti, è un tè giallo, più precisamente un tè verde cinese che è stato sottoposto a fermentazione post-enzimatica. Esiste anche il tè blu, chiamato più comunemente "Oolong" o anche "tè qing", come il Wuyi Big Red Robe, che personalmente non è uno dei migliori, ma se lo chiedeste all'altra mia collega Zhen, vi direbbe che è il più buono di tutti. Comunque io sono Xiu, se aveste bisogno di qualcosa. - ci rivolse uno sguardo gentile.
- Io voglio provare il Qimen Red, dato che amo il tè nero. Quando sono andata a Shanghai ho sperimentato tutti i tipi di tè neri e mi sono appassionata. Ma il Qimen Red non l'ho mai potuto assaggiare. - fece Abby.
- Io prendo un Mount Jun Silver Needle. - continuò Ed.
Tom ci pensò un po' su poi disse: - Per me invece un tè verde Matcha.
- Un West Lake Dragon Well. - conclusi.
- Perfetto. - e si allontanò.
- Allora, Tom e June, perché siete venuti fin qui a Portland? Cosa dovete dirci di così importante? - Abigail andò subito al succo della questione.
- Abby, siamo andati ad Arland. Per cercare December. Non l'abbiamo trovata. Ma abbiamo trovato qualcos'altro, però. Qualcosa che sarebbe dovuto appartenere a te, ma che in realtà non hai mai ricevuto. - mi fermai per prendere dallo zaino di Tom la lettera. - Questa. - gliela porsi.
Quando la vide rimase immobile. Aveva capito. Era lei. Era December. Era la verità.
Lesse in fretta tutta la lettera.
Le vennero le lacrime agli occhi.
Tremava leggermente. Non disse niente.
Ed, che ancora non riusciva a capire, domandò: - Allora?
- December teneva a me. Mi voleva bene. - piangeva, singhiozzava. - Ma perché non me l'ha mai detto?
- Perché lei aveva paura di amare. - sussurrai.
- Cosa hai detto, June? - chiese Tom.
- Lei aveva paura di amare. Ha paura di amare. Come me. Non riesce ad ammetterlo. - fissavo le parole disordinate sul foglio di carta sul tavolo. - Per questo non ha mai inviato quella lettera. Era troppo difficile. Troppo difficile mostrare le proprie fragilità e debolezze. Amare significa soffrire. Significa morire. Morire per chi amiamo. Amare significa essere deboli. - risi, mi venne naturale. - Noi gemelle Promwark siamo cresciute con questa stessa idea. Questa idea mortale e orribile. Questo concetto dell'amore.
Intanto Abby piangeva. E guardava la lettera, l'unica cosa che le restava di lei. Ci si aggrappava, come per non crollare nel baratro della sua mancanza, del vuoto che le rimaneva, del suo abbandono.
Poi, improvvisamente, si immobilizzò. Spalancò gli occhi e mi guardò. I suoi occhi blu mi perforarono le pupille con la loro intensità.
- June... Andrete a cercarla, ora? Andrete, non è vero? La troverete? - le lacrime segnavano ancora i suoi occhi.
- Sì. - bisbigliai. - Andremo a cercarla. Crediamo che tra qualche giorno sarà in un parco nel Minnesota, con nostro padre.
- Vengo con voi. - lo disse tutto d'un fiato. Senza pensarci su.
- Cosa hai detto, Abigail? - fece Ed.
- Vado con loro, Edward. E tu non me lo potrai impedire. Devo rivedere December. Un'ultima volta. Ci sono questioni che sono rimaste per troppo tempo in sospeso. Sguardi che devono essere ricongiunti. Mani che devono essere riallacciate. Parole che devono essere dette una volta per tutte, mettendo da parte l'orgoglio. Cuori che devono riavvicinarsi, anche se solo per poco. Mi sono sempre chiesta come sarebbe andata, se non fosse fuggita via. Forse ora saremmo qui insieme a raccontarlo. Mi sono sempre chiesta cosa avesse fatto della sua vita. Se si ricordasse di me, se le mancassi, se avessi significato qualcosa per lei. Ora che so di essere stata importante per lei non può finire così. Questa lettera, questa lettera mai inviata... - piangeva e stringeva forte fra le mani la carta. - Deve voler dire qualcosa. Lei è là, là da qualche parte. E magari pensa a me, o a te, Tom, o alla sorella che non ha mai visto o conosciuto. Lei è là, che cerca qualcosa. Che cerca l'amore, che cerca se stessa, o la felicità. E io credo che, in qualche modo, noi possiamo aiutarla a trovare quello che cerca.
- Se vai con loro, Abby, vengo con te. Sei la mia sorellina e non posso permettere che ti succeda nulla di male. - Ed le strinse amorevolmente la mano e con l'altra le asciugò una profonda e agghiacciante lacrima, che precipitava giù dalla sua guancia.
- Quindi venite con noi nel Minnesota? - si intromise Tom.
- Sì, se per voi non è un problema, ovviamente. - fece Abigail.
- Assolutamente no. Ci fa piacere se venite, giusto June?
Annuii.
Intanto, Zhen, la collega di Xiu, una ragazza molto bella, con i capelli castani intrecciati e la pelle candida come la neve, ci portò quattro tazze in argilla, decorate finemente con filigrana e modellate a motivi floreali. Portava tutto su un vassoio in pietra vulcanica, senza manici, una semplice piastra scura su cui appoggiate c'erano quattro tazze e quattro teiere diverse, una in vetro, una in porcellana, una in ceramica, una in metallo.
- Ecco i vostri tè. - fece appoggiando il vassoio sul tavolo.
Nella tazza di Abby, Zhen versò un infuso rosso, con la teiera in ceramica.
- Le teiere in ceramica sono perfette per i tè neri e puerhs, una particolare varietà di tè nero. Infatti questo materiale ha un basso trasferimento termico e le pareti spesse della teiera consentono di mantenere la temperatura dell'acqua molto calda. - ci spiegò Zhen.
Poi, passando a me, mise del liquido verde, quasi giallastro, nella mia tazza, con la teiera in porcellana.
- Poiché i tè verdi e bianchi hanno una temperatura più bassa rispetto a quella dei tè neri, le teiere in porcellana sono l'ideale. Esse hanno pareti più sottili, per questo tengono meno il calore di quelle in ceramica, ma, ad ogni modo, più che quelle in vetro. - continuò.
Versò poi con la teiera di vetro il tè Matcha a Tom: - Le teiere di vetro sono molto suggestive. Permettono di vedere il contenuto, il colore, le erbe e le foglie sospese nel liquido. Anche se sarebbe stato più opportuno mettere il tè Matcha in una teiera di porcellana, ho preferito lasciare ben visibile il colore acceso e vivace di questo infuso.
E, infine, sgorgò dalla bocca delle teiera metallica un infuso giallastro, che finì nella tazza di Ed.
- Le teiere di metallo sono quelle più versatili. Sono adatte ad ogni tipo di tè, l'unico difetto è che, se maneggiate con poca attenzione, possono bruciare, perché ottime conduttrici di calore. - poi, finito di versare il tè giallo, divenne tutta rossa e disse: - Scusate, spero di non annoiarvi.
- No, non si preoccupi. È molto interessante. - disse Tom.
Zhen si congedò. Noi, nel frattempo, cominciammo a bere i nostri tè bollenti.
- Quindi dove andremo a cercare December? Quando si parte? - Abby riprese l'argomento.
- Al Voyageurs National Park. Nel nord del Minnesota, al confine col Canada. - risposi io, ingurgitando un primo sorso di tè. Era davvero buonissimo, speziato e particolare.
- Invece, per la partenza... direi che sarebbe opportuno partire stasera. - Tom stava ragionando ad alta voce.
- No. Stasera non è possibile. Stasera... abbiamo un impegno speciale. Partiamo domani mattina. Stanotte dormirete con noi da nostra zia Imogen. Ha una casa grande e spaziosa. - disse irremovibile Abby, sorseggiando il suo tè nero.
- Sei sicura che per tua zia non ci siano problemi? - chiese Tom.
- È un tipo molto socievole e gentile. Le piace avere ospiti. Non vi preoccupate. Le farà molto piacere. - lo rassicurò Edward.
- Tornando all'argomento di quello che si fa stasera... - sussurrai. - Che cosa avete di così speciale in programma? - ero troppo curiosa.
- È una sorpresa. Vi piacerà.

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