Capitolo uno

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ALEX:

37 gradi. Non ricordo un caldo così afoso, da almeno tre anni.
Indosso dei pantaloncini jeans, che arrivano fino alla coscia, lasciando scoperta la pelle liscia. Una maglietta nera smanicata, le braccia leggermente abbronzate.

Controllo l'orologio legato al polso, con una rilegatura di cuoio nera. Le lancette si muovono ritmicamente, il suono frustante del tempo che passa, risuona nelle mie orecchie.

Mi appoggio contro la macchina, schiacciando la schiena contro il finestrino caldo, incrociando le braccia al petto. Sono costretta a distogliere lo sguardo dall'orologio, altrimenti mi innervosisco: se l'aero non atterrerà entro dieci minuti, giuro che me ne vado.

Non mi ero mai accorta di quante persone ci fossero negli aeroporti, qualche turista, o coetanei che lasciano il paese per andare in vacanza, o magari per non tornare più.
Ho passato molto tempo, girando da aeroporto, ad aeroporto, ma non mi ero mai guardata intorno.
È incredibile la quantità di persone ammassate all'entrata, impazienti di partire, o seccate per l'attesa. Mi affascina la diversità di persone che si ammucchiano in unico edificio, solo per andarsene.

<Vause!> La riccia mi saluta da lontano, sposto lo sguardo su di lei, riconoscendola solo per la valigia rossa fosforescente, che si contraddistingue fra le altre.

<Finalmente Nicky.> Mi distacco dalla fiancata dalla mia auto e tiro un sospiro di sollievo, credevo che non sarebbe più arrivata.
Fosse stato Inverno, l'avrei aspettata anche tutto il pomeriggio, ma sotto questo Sole bollente, non avrei sopportato un minuto di più.

<Ehh, il volo ha ritardato.> Si muove i capelli all'indietro, creando un effetto ancora più crespo. Il suo solito gesto, che significa solo una cosa "sto mentendo."
Faccio finta di credere alle sue parole, perché non ho intenzione di passare un secondo di più senza aria condizionata.
Carico la sua valigia nel bagagliaio, mentre Nicky prende posto nell'auto, sistemando i piedi sul cruscotto e aprendo una rivista di moda davanti agli occhi.

<Fai con comodo eh.> Le dico ironicamente, mettendomi alla guida.
Nicky mi ringrazia con un pollice in su e torna alla sua rivista. Eh che cazzo.

...

Accosto sul viale davanti a casa sua. Nicky si è trasferita a vivere con sua cugina, una tipa che non mi piace per niente, dal momento che è una drogata e non voglio che Nicky ricada in quel vortice buio.

<Ecco fatto.> Le passo la valigia, sorridendo con disinvoltura.
<Grazie Alex e... Saluta la tua puttanella.> Fa strani gesti con le dita, camminando velocemente verso la porta d'ingresso.

<Non chiamare Piper così!> La brontolo, quando lei è già lontana: non troppo per sentirmi, ma abbastanza per fregarsene.

Torno in auto e controllo il telefono, che proprio in quel momento inizia a squillare.
Lo afferro tremante, scorrendo sullo schermo, per prendere la chiamata.

<Piper! Finalmente, come stai? Tutto bene?>

<Ciao Alex.> Ridacchia <Sto bene amore. Mi manchi, spero di tornare presto.>

<Ah a chi lo dici! Come vanno le cose? Hanno accettato il progetto? A me sembrava un'idea brillante!> Sfilo dai pantaloni un braccialetto. I pensali suonano debolmente, la P in argento dondola lentamente, la fermo con il pollice, accarezzandola. I piccoli brillantini risultano ruvidi contro la mia pelle. È il regalo che Piper mi ha fatto a Natale.
Lei ha lo stesso braccialetto, ma con una A appesa.
Vorrei che fosse qui. Mi sono circondata di cose materiali che mi fanno sentire più vicina a lei, ma alcune volte non bastano.
La notte per esempio, quando sono costretta ad accarezzare il suo cuscino, o ad aggrapparmi alle coperte, per la necessità di toccarla.

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora