Capitolo ventotto

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Mary sta in piedi dietro a me, ci fissa con uno sguardo agghiacciante..
Alex fa un passo indietro, prendendo distanza da me.
Appena il suo corpo si allontana, ne sento già la mancanza.

<Che sta succedendo?> Domanda con tranquillità, entrando nella stanza con noi.
Adesso sì che si sta stretti.
Faccio da divisorio fra Mary e Alex.. Una situazione alquanto sconveniente.

<Ahh.. Mary lei è Alex, Alex Mary.> La donna bionda allunga la mano verso la corvina, un bagliore si accende nei suoi occhi, come se già sapesse quale sarà la sua prossima mossa.

<La famosa Alex.. Avresti potuto presentarmela, non sono mica gelosa.> Scherza con malignità, tendendo la mano in tensione verso Alex, che non sembra intenzionata a stringerla.

<So già chi sei.> Risponde la corvina, incrociando le braccia al petto, come per dire "puoi anche ritirare la mano, io non la stringo."
Mary porta i diti contro il palmo, in un pugno stretto e porta la mano lungo il corpo, stizzita dal suo comportamento.

<Non avevi mai sottolineato quanto fosse impertinente.> Aggiunge seccata Mary, lanciando uno sguardo di sfida ad Alex, la quale ovviamente, non si tira indietro.

<Disse quella che tentava di sfilare le mutandine alla mia fidanzata.> Quella parola mi fa trasalire.
Fidanzata.
Parla come se fossimo ancora una coppia, il che in parte siamo, perché litighiamo ancora da tali, facciamo scenate di gelosia e ci mangiamo con gli occhi.
Perciò.

<Si e la tua donna c'è stata! A quanto pare non le devi abbastanza soddisfazione.> Mary fa un passo avanti, sporgendo il suo corpo verso quello di Alex.. Non si mette bene.

<Siete state quasi due mesi in Norvegia e quanto pare sei tu quella che non è riuscita a scaldarla, dato che è ancora qui con me!> Alex si protende in avanti, con i loro corpi quasi mi schiacciano..
Credo che se non mi intrometterò, le cose finiranno davvero male.

<Time-out!> Urlo, distanziando le due il più possibile. Posso sentire la loro rabbia surriscaldare la stanza, si legge nei loro volti accaldati, la voglia di schiaffeggiarsi a vicenda.

<Siamo ad una festa, potete comportarvi educatamente..? Vi prego.> Sposto il mio sguardo da Mary ad Alex, da Alex a Mary.
La bionda è la prima a tranquillizzarsi, si spiega il vestito, come se potesse spazzare via la rabbia accumulata, fra le pieghe del suo rosso abito.

<Certo.. Se questa borghese ha finito!>

<Fanculo, ti faccio a pezzi!> Alex alza una mano, colpendo la guancia di Mary, con forza.
Un rumore sordo, riecheggia nella stanza, quando la mano della corvina, entra a contatto contro la pelle della bionda, lasciando un segno rosso su di essa.

Mary resta a bocca aperta, sorpresa e offesa, di aver appena ricevuto uno schiaffo.
Faceva tanto la spavalda, ma avrebbe evitato volentieri questo confronto, adesso invece si butta a capofitto nella lotta, avanzando un pugno verso l'occhio di Alex.

La corvina si sposta in tempo, ma Mary riesce comunque a colpirla di striscio, graffiandola sulla tempia.
Tento di separarle, ma queste due sono scatenate.

Alex afferra la testa di Mary, portandola davanti alla sua e le tira una testata così forte, da farla barcollare all'indietro e cadere con il sedere a terra.
La bionda, che per un secondo spero sia K.O si rialza con ancora più foga e afferra Alex per i fianchi, sbattendola contro il muro con forza e la riempie di calci allo stomaco, o almeno ci prova.
La corvina non è troppo preoccupata, dal momento che l'ampio vestito rosso di Mary, impedisce di colpire con forza lo stomaco di Alex, solo quando la bionda si rende conto di ciò, le tira un pugno sulla guancia, facendole prendere l'equilibrio.

Alex si massaggia la guancia e le rivolge uno sguardo fulminante, uno sguardo così cattivo, che presumo faccia più male di qualsiasi altro pugno, che sta per sferrare.
La corvina prende un secchio dallo scaffale alla sua destra, se colpisce Mary, è finita.

Mi metto nel mezzo, proteggendo al meglio il volto con le mani, poi sento un dolore atroce al braccio e alla tempia e cado terra.
Da lì in poi, è tutto nero.

...

Mi sveglio con un gran mal di testa, al centro di una stanza a me sconosciuta.
Sono distesa su un lettino rosso, comodo e morbido. Delle tende bianche pendono dal soffitto, sfiorando il pavimento, creando un'ondulazione confusionale sulla stoffa.

Cerco di alzarmi sui gomiti, ma un fischio percuote i miei timpani, costringendomi a distendermi di nuovo, sul lettino.

<Resta giù.> Una voce familiare culla le mie orecchie.
Mi giro dall'altra parte, notando capelli neri, abbellire una pelle lucente e chiara.

<Alex.. Sei rimasta..> Mormoro, sfiorando il livido sulla mia tempia.. Fa un male cane, ci vorrà un bel po', prima che passi il gonfiore.

<Certo. Anche perché, sono stata io a colpirti, volevo assicurarmi di non averti ucciso.> Sorride debolmente, poi allunga la mano sulla mia fronte, bagnandola con un po' di ghiaccio, quando arriva sulla tempia, sussulto, ma è un dolore piacevole.

<Ti saresti vendicata a perfezione.> Le dico, guardandola negli occhi, anche se vedo ancora sfocato, ho messo a fuoco il colore vivido delle sue pupille.

<È stata comunque una bella botta...> Il suo sorriso svanisce, presa dai sensi di colpa <Anche se non era indirizzata a te.> Puntualizza.
Finisce di bagnarmi la fronte e si sistema sul lettino, spostandosi verso il basso, più lontana da me.

<Come minimo ti avrebbe denunciata, se l'avessi colpita con quel secchio.> Ricordo il dolore del colpo improvviso, prima di cadere a terra.
Mary sarebbe già corsa alla polizia, non potevo permetterlo.

<Magari era meglio tornare a Litchfield.. È dove abbiamo ricostruito il nostro rapporto.> Abbassa lo sguardo.
Quelli sono stati giorni di gloria.
Anche lì, a distanza di anni e anni, il nostro rapporto si è scoperto essere ancora forte, come lo era sempre stato.

<Già..> Le chiedo una mano per aiutare ad alzarmi.
Alex mi porge il suo palmo, la stringo vacillante e mi rimetto in piedi, sento i ginocchi molli, non tanto per la botta, ma per le nostre mani, ancora legate insieme.

Alex ed io le guardiamo, come se fossero la cosa più bella che abbiamo mai visto, una di quelle che ti riempie il cuore di felicità e da un
momento all'altro, credi che scoppierà.

<Tornerai in Norvegia?> Mi chiede, quando i nostri sguardi si incontrano, i nostri respiri si confondano l'uno nell'altro.

<Ho firmato un contratto...> Ed è vincolante, purtroppo.
Le faccio capire che anche se non volessi, devo tornarci.

<Lo so.> Annuisce lentamente e si distacca da me, portando le mani sulle braccia, stringe il tessuto fra le dita.

È distrutta.
Lo leggo nel suo sguardo tenebroso e lontano.

<Ti accompagno a casa.> Mi dice, voltandomi le spalle e camminando fuori dalla stanza.

La seguo a capo basso, quando un dubbio mi assale..

Avrà colpito anche Mary con quel secchio, dopo che sono svenuta?!
Oddio.

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora