Capitolo ventisei

1.1K 66 16
                                    

---

Prima di iniziare il capitolo, volevo ringraziare ognuno di voi. Leggere i commenti, o messaggi in privato, mi fa davvero piacere e alcune volte penso che non ero nemmeno intenzionata a pubblicare la storia, colta dall'insicurezza..
Grazie davvero a tutti voi! ❤️

Vi lascio in pace adesso ahaha

Buona lettura :)

---

PIPER:

Sbatto la porta di casa dietro di me e riprendo a respirare.
Ho appena incontrato Alex e quante possibilità c'erano di trovarla nello stesso posto, allo stesso momento? Forse una su un miliardo. Ma in fondo, noi siamo sempre state fuori dalle statistiche, abbiamo rotto gli schemi con la nostra forza, tenendoci per mano, anche nei cammini più tormentati, quando la strada si faceva sempre più tortuosa, piena di buche e sassi taglianti, noi continuavamo a camminare anche senza scarpe, perché tutto ciò di cui avevamo bisogno, era in quella stretta salda, nella sicurezza delle dita intrecciate assieme, come un cesto di vimini.

Sapere che Alex ha avuto delle avventure, non mi rende per niente felice, ma in fondo, io non ho fatto diversamente, anzi... Sono sempre stata io a farla soffrire, ero sempre io la bambina infantile, che cedeva ad ogni tentazione, rompendo il legame che c'era- c'è fra di noi.
Anche se le nostre vite sono divise, non significa che smetteremo d'amarci.

Mi distendo sul divano e tolgo le scarpe, appoggiandole sul tavolino davanti a me.
Casa dolce casa.
Mi ero dimenticata il profumo accogliente di queste mura, sa di bucato appena pulito, teso al vento ad asciugare, se chiudo gli occhi, posso sentire le brezza che sfiorano la mie pelle..
L'odore di casa non si scorda mai, infatti avevo cancellato dalla mente questo profumo, perché casa mia non è questa.

Le mura dove vorrei proteggermi dalle intemperie, sono le braccia di Alex.
Il letto dove vorrei addormentarmi, è il suo petto caldo.
Sfrutterei l'incavo del suo collo e non cuscino, per sopprimere i singhiozzi.
Le coperte che userei in inverno, per coprirmi dal freddo, vorrei fossero le sue paure.

E adesso, sdraiata di schiena sul mio divano, fissando il soffitto immobile, riesco soltanto a vedere la lucentezza dei suoi occhi, che per qualche secondo, si sono specchiati dentro ai miei, ed erano molto più gelidi, della fredda Norvegia.

...

Biiiz. Biiiz. Il telefono vibra contro il legno, producendo un rumore fastidiosamente irritante.
Lo prendo controvoglia, immaginando siano email lavorative, o qualche pratica urgente da sbrigare.
Invece è molto peggio, leggo il nome di Mary sullo schermo e lascio uscire un sospiro risentito.

Da: Mary

Elisabeth sarà ad un ballo domani. Indossa il tuo miglior vestito e porta una penna.

Ah.
Domani.
Quindi, ventiquattro ore e se riusciamo a chiudere il contratto, torneremo in Norvegia.
Ventiquattro ore, sembrano pochissime.
Non ho nemmeno il tempo di disfare la valigia, sarebbe inutile riporre gli indumenti nell'armadio, se partiamo fra ventiquattro ore, o poco più.

L'idea di tornare a New York, non sembrava così tremenda.
Avrei fatto un bagno caldo nella mia vasca, usando gli oli profumati, che avevo dimenticato di mettere in valigia. Poi mi sarei fatta cullare da un sonno rilassante, coricandomi nel mio letto. Mangiato schifezze americane, fino a scoppiare.
Sembrava divertente, fin quando non ho incontrato Alex in quel ristorante e le mie prospettive sono cambiate radicalmente.

La Norvegia, ora assomiglia più ad un obbligo, che a un piacere. E New York, ha assunto la forma di un sogno, che un luogo dal quale scappare.

ALEX:

<Merda, cazzo, cazzo merda!> Tiro ripetuti pugni al muro, fino a non sentire più dolore, fino a far sanguinare le nocche.

<Ok..> Nicky esce dalla porta della cucina e fa un passo indietro, sorridendo come una cretina <Alex ho già visto comportamenti schizofrenici. Non preoccuparti, adesso ti porto all'ospedale, andrà tutto bene.>

<A fanculo Nicky!> Appoggio la schiena contro la parete segnata dal sangue e mi prende la faccia fra le mani, respirando nella conca che formano i miei palmi <Magari fosse un comportamento giustificato dalla malattia. Ho appena visto Piper.>

<Cioè proprio vista vista, o era solo un'allucinazione..? Perché c'è differenza.> Mi spiega seriamente, stringendo fra i denti un bastoncino di zucchero colorato.

<L'ho vista vista. Era al ristorante dove sono andata a prendere la cena, che a proposito non ho ordinato, perché sono scappata via, appena ha lasciato il locale.> Passo una mano fra i capelli, scoprendo il volto accaldato.

<Ti prego dimmi che non l'hai uccisa, perché ho finito i posti dove seppellire cadaveri.> Mette in chiaro, smettendo di masticare il suo bastoncino, presa da un dubbio improvviso.

<No, non l'ho uccisa.> Tira un sospiro di sollievo, tornando a mordere il suo spuntino calorico <È stato un incontro.. Strano. Avrei preferito che ci fossimo urlate contro, come ogni altra volta, invece abbiamo solo parlato, come se fossimo vecchie amiche che si incontrano per caso. Ci siamo scambiate dei sorrisi falsi e parole di circostanza. Io e Piper! Io e Piper cazzo!> Non so se può capire la mia costernazione.
Insomma, io e lei abbiamo represso tanto di quel dolore, che poi finivamo per urlarcelo contro e passavamo una notte a far l'amore, placando gli ardenti spiriti.

E adesso.. Abbiamo semplicemente parlato delle nostre vite, del nostro stato d'animo, senza sputarci addosso tutto quel veleno che teniamo nascosto in un cassetto, chiuso a chiave.
Non è maturità, o contegno è plateale indifferenza.
Io e Piper!! Indifferenti?!
A pensarci bene, non è poi così assurdo..
Se ci fossimo guardate negli occhi, gridato l'un l'altra il nostro dolore, saremo finite a casa insieme, dimenticando questi mesi di distacco.
E allora, è meglio aver preteso di aver dimenticato il passato, che ripetere l'errore di avvicinarsi, per poi allontanarci nuovamente.
Non potrei sopportarlo, non ancora.

<Senti..> Le mani di Nicky scivolano sulle mie spalle, accarezzandole rassicuranti <Devi pensare a qualcosa per distrarti.. E io so cosa.>

<Ti prego non ricominciare con la storia "Alla ricerca di Dory".> La supplico. L'ho già ascoltata tre volte e una, mentre stavo avendo un orgasmo.

<Ehi! Non parlare di Dory.> Mi minaccia, puntandomi il dito contro. Alzo le braccia in segno di resa.
Nicky va a prendere il giornale, porgendomelo gentilmente, con un sorrisetto sotto i baffi.

Mi indica un paragrafo, che parla di un certo ballo..

<No. Non so ballare.> Le dico, mettendo il quotidiano fra le sue mani.

<Non devi ballare. Possiamo anche solo andare ad ubriacarci. Andiamo è a ingresso libero.> Si porta fra le labbra un lecca-lecca, ma non la smette mai di mangiare schifezze?

<Solo a costo che non ti metti a ballare il ballo dell'oca.> È imbarazzante quella danza ridicola.

<Andata!>

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora