Capitolo trentadue

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Quando mi sveglio ho ancora la mano di Alex attorno alla mia, il suo corpo aggrovigliato al mio, i suoi capelli sparsi sul mio petto.
Era da tanto che non mi svegliavo con lei, è una sensazione che già conoscevo, ma che non ricordavo più.
Il cuore batte a mille e un sorriso sghembo nasce sul mio volto, cerco di trattenerlo mordendomi il labbro, ma in fondo perché rifiutare una bella emozione?
Rilascio la pressione sul labbro, permettendo al sorriso di espandersi sulle mie labbra.

Alex è così fragile in questo momento.
Tutto il suo corpo mi manda i segnali della sua debolezza... Dal modo in cui serra i pugni insicuramente, al tenere le dita dei piedi ricurve malamente.
Assomiglia ad una bambina spaventata.
Sembra che abbia fatto un brutto sogno, un incubo che l'ha scossa internamente e non sarà facile dimenticare quell'episodio, ma le basterà sapere che era pura fantasia, niente a che vedere con la realtà.

Invece no Alex, amore mio, non era un incubo.
È successo davvero.
Io e te abbiamo collezionato vittorie così ardue, che teniamo i nostri trofei ben nascosti, perché tutto quell'oro potrebbe accecare qualcuno.

Tu per me Alex sei un dipinto.
Un dipinto bellissimo.
Inizialmente, eri solo una tela bianca, come tutti noi, poi hai permesso alle persone di impugnare il pennello e disegnare su di te.
Alcune linee sono venute morbide, sofisticate e sono quelle che ti in futuro ti faranno sorridere, ma poi qualcuno ha deciso di ridipingere tutto da capo, così non potendo cancellare le linee, ha deciso di mescolare i colori, unire le curve, spezzare l'armonia della tua magnifica opera.
E quelle persone sono le più perfide, le più infide.

E fra loro, c'è Mary.
La donna che da ieri notte ha spezzato completamente il tuo dipinto, non si è neanche degnato di prendere il pennello in mano, ha semplicemente schizzato il colore sulla tela, lasciando una grossa macchia rossa al centro.

Ma vedi Alex, sono proprio le linee curve, il colore fuori posto, o quei piccoli tagli sulla tela, che amo di più.
Molto quadri sono ordinati e appesi con valore alle pareti, ma il tuo è perfettamente disordinato, scombinato in ogni suo punto, che la sua bellezza, la sprigiona proprio da lì e non contemplarti, per me risulta impossibile.

<Uhm...> Mugola la corvina, girandosi verso di me, ma senza lasciare la mia mano <Mi stavi guardando di nuovo mentre dormivo?> Chiede accennando ad un sorriso.

<Si.> Rispondo, senza aggiungere tutti i miei pensieri.
Un cipiglio sorge sulla fronte di Alex, ecco.
Si è ricordata dell'altra notte e adesso mostra il colore schizzato sulla sua tela, sofferente e arrabbiata, perché qualcuno si è permesso di ridisegnare su di lei.
Una disegno che aveva trovato un equilibrio da poco.

<Cazzo.> Sussurra, portando una mano sulla fronte e alzandosi con la schiena contro la testiera dal letto <Devo fare qualcosa.> Esordisce.

<Che cosa?> Chiedo, ho paura che andrà a casa di Mary, ma poi mi ricordo che non sa dove abita.

<Non lo so.. Radunare degli avvocati, prepararmi a tornare in tribunale e affrontare la realtà, tanto lo sappiamo come sarà la sentenza finale.> Dice tutto molto velocemente, mangiando qualche parola che rimetto insieme a modo mio.
Nel frattempo si infila la giacca nera di pelle e cerca un paio di jeans nel mio armadio.

<Forse dovrei lasciare il Paese, andarmene prima che qualcuno si presenti alla nostra porta...>

<Alex non puoi andartene.> Sospiro. Ci risiamo. La storia si ripete.

<Potrei prendere un treno e andare via..> Continua senza nemmeno ascoltarmi, mentre mette nella borsa cose a caso, come lo spazzolino, il profumo e le salviette.

<Alex...> Tento di nuovo, alzandomi a sedere sul letto e incrociando le gambe.

<Un aereo. Meglio un volo lontano.>

<Alex dannazione!> Urlo stavolta, prendendo in considerazione la sua idea, credo che non stia solo dando di matto, ma che pensi veramente di andarsene, ma peggiorerebbe soltanto le cose <Non puoi andartene.> Ripeto specificando ogni parola.

Ripone la borsa e si siede sulla sedia, porta le mani sulla faccia sospirando pesantemente contro i palmi delle mani.

<Allora cosa facciamo?> Domanda senza alzare lo sguardo.

<Non preoccuparti.> La rassicuro, guardandola negli occhi, anche se i suoi palmi fanno da divisorio fra i nostri sguardi

<Ho un'idea.>

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora