Capitolo diciassette

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Cara Piper:

Sono le quattro di notte. Una notte fredda e gelida. Neanche le coperte riescono a riscaldare la mia anima, che dapprima dai distrutto e poi portato nella lontana Norvegia, assieme a te.
Non mi hai lasciato niente. Solo un gran vuoto, nel quale annego ogni giorno e vengo risucchiata di notte.
La mia vita, non può più essere definita tale. Tu lo sai quanto io ti ami, quanto ti sia devota e l'immensa dipendenza che provo per te.
Sei bella, più del mare, o dell'alba.
Mi hai fatto scoprire la bellezza, anche dietro le sbarre, quando tutto sembrava perso e in frantumi, le nostre strade si sono unite ancora una volta, dando alla mia stanca anima, una ragione per continuare a vivere.
Cara Piper.
In questo momento mi odio, perché non riesco ad odiare te. E ti amo, alla follia.
Credo davvero, che potrei diventare pazza.
Che cosa mi hai fatto?
Perché mi hai regalato la vita, per poi distruggermi l'esistenza?
Che senso ha, avermi fatto vivere, se poi hai deciso di uccidermi?

Poso la penna sul foglio e sospiro. Non scrivo molto spesso, ma durante questa notte, in cui ho sentito molto di più la sua mancanza, ho deciso di affidarmi alla scrittura.
È liberatorio, poter definire i tuoi sentimenti, su un foglio bianco.

Spengo la luce fioca, posizionate all'angolo della scrivania e ripiego la lettera in quattro, lasciandola sopra la scrivania.

È meglio dormire, domani mattina, devo alzarmi presto, per lavorare e per rimettere Nicky in piedi, o almeno provarci.

PIPER:

<Buongiorno...> Dico imbarazzata, aprendo la porta alla bionda davanti a me. Indossa un abito bianco, che percorre aderentemente ogni sua curva, fino alle cosce.
Sono ancora in camicia da notte, la seta rosa scende lungo il mio corpo, lasciando intravedere la pelle nuda sotto di essa.

Lo sguardo di Mary ricade su di essa, ma non lo fa notare, per non farmi soddisfazione.
Mi porge il sacchetto bianco, con i croissant dentro, guardandomi negli occhi.
Si trattiene difficilmente, lo vedo che se potesse, mi mangerebbe con i suoi occhi celesti.
Sorrido, sentendomi potente, esercitando tale potere, su una donna, che più umana, sembra un pezzo di ghiaccio.

<Ti aspetto in auto.> Le dico che se vuole può entrare, ma lei rifiuta velocemente, facendo scattare i piedi all'indietro e chiude  la porta alle sue spalle.
I suoi passi risuonano nel corridoio, sento l'ascensore arrivare al piano e le porte richiudersi.

Stringo in mano la colazione, oggi ho un buco allo stomaco.
Dopo che Mary ci ha provato con me l'altra sera, anche se l'ho respinta, mi sono sentita sporca, nei confronti di Alex.
E stupida, per avere ancora la speranza di tornare da una donna, che non mi vuole più.

Butto nel cestino i croissant e mi vesto.
Indosso un tailleur nero, con una camicetta bianca. I tacchi fasciano i miei piedi, gli stringo, facendo un fiocco con il laccio nero di pelle, delle scarpe.

Sto per uscire dalla stanza, quando l'iPhone sul comodino richiama la mia attenzione.
Ho un bisogno impellente di scrivere ad Alex, come ogni volta che viaggiavo e la prima cosa che facevo, era scriverle, avvertendola che andava tutto bene, che mi mancava e ricordandole quanto fosse bellissima.

Mi mordo le unghie, per impedire ai miei pollici di comporre un testo sullo schermo.
Mi siedo al bordo del letto, prendendo in mano il telefono... Non dovrei farlo, anzi non devo, ma c'è qualcosa più forte di me, che mi spinge, quasi a livello fisico, non solo morale, a scriverle.

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora