Capitolo undici

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È calato il silenzio nella stanza.
Un silenzio agghiacciante, uno di quei silenzi che si insidia nelle ossa, scorre senza meta dentro il tuo corpo.

<Ti ricordi quando mi hanno chiamata d'urgenza a lavoro?> Alex mi guarda confusa <L'altro giorno.> Specifico e il suo sguardo si accende, annuisce.

<Quando sono tornata a casa, ti ho detto che non era successo niente, ma in realtà c'è una cosa che devi sapere.> Prendo un bel respiro, ed Alex uno ancora più grosso.
Mi metto a sedere a gambe incrociate, stringendo le caviglie, fra le mani.

<Il mio capo, mi ha offerto un contratto. Tre mesi temporanei, in cui sarei dirigente...> Alex sbarra gli occhi e sbatte più volte le papere, basita da questa mia affermazione.
Si mette a sedere davanti a me, con le gambe sotto al sedere e appoggia le mani sopra le mie spalle, accarezzando la pelle scoperta del collo.

<Piper è una bella notizia! Perché tanto mistero?>

<Perché mi dovrei trasferire, per tre mesi.> Le sue mani smettano di accarezzare le mia pelle e le porta alla sua testa, per massaggiassi le tempie.

<In Norvegia.> Lo dico tutto d'un fiato, diretta. Non posso girarsi intorno tutta la notte.

<E tu che cosa hai detto?> Chiede in preda al panico, presumendo che l'abbia lasciata fuori dalla mia decisione, accettando senza scrupoli.

<Inizialmente ho rifiutato... Poi ho preso in considerazione la sua offerta e sinceramente, mi è sembrata molto allettante. Insomma ci pensi? Io e te in Norvegia, una casa sull'acqua, circondata da alberi. Potremo ricominciare.> Mi alzo, portando i piedi sotto al sedere, come li tiene lei e le stringo le mani, sorridendo come una bambina, pensando che questa offerta le piacerà.

<Ricominciare? Davvero Piper? Non abbiamo ricominciato troppe volte? A me questa vita piace. La nostra vita, per una volta potresti accontentarti e lasciar perdere l'incarico.> Il suo tono non è per niente arrabbiato, ma neutro. Eppure le sue parole mi feriscono.
Possibile non capisca che per me è importante?

<Lo so Alex, ma pensa a quanto staremo bene. Lontane da mio padre, dal passato, da tutto.> Muove le mani davanti ai suoi occhi, come per disegnare la situazione nell'aria, metterla davanti ai suoi occhi, in modo limpido.

<Siamo già lontane da tuo padre. Abbiamo già affrontato il passato. Siamo quasi morte, per essere ciò che siamo e adesso tu mi dici che dovrei scappare, da qualcosa che abbiamo già vinto?> Si sta alterando. Noto la vena sulla sua fronte, diventare più grande e viola.

<Per me sarebbe importante Alex, ti prego non dirmi di no.> La supplico.

<Dovrei lasciare il lavoro e vivere sulle tue spalle per tre mesi, o chissà per quanto tempo, perché quando torneremo a New York, dovrei ricreare un lavoro.. Non è così facile. Abbiamo già tutto ciò che ci serve.>

<Io non ho tutto ciò che mi serve! Ciò che voglio è questo lavoro.> Le sue mani sono ancora strette nelle mie, le sento fremere di rabbia.

<E ciò che voglio io, è New York.> Marca la frase, mi fissa negli occhi, sperando che io capisca il suo bisogno.

<Alex a me non basta... Non basta più.> Dico a bassa voce, distaccando gli occhi dai suoi e concentrandomi su un punto impreciso della stanza.

<A te non basta mai Piper.> Le sue mani si sciolgano nelle mie, diventano molli e deboli.
Lo so che Alex per me ha dato la sua vita, che dovrei essere io a dire per una volta, ma questa potrebbe essere l'opportunità della mia carriera, non posso rinunciare, senza sbattere ciglio.

<Rinuncia Pipes e ti prometto che non ti farò mancare mai niente.> Si avvicina a me, posso sentire le sue labbra sfiorare le mie, i nostri respiri confondersi.
Protende le labbra verso di me, per baciarmi e nonostante la desideri con tutta me stessa, una piccola parte di me, fa in modo che io abbassi la testa, staccandomi dal bacio.

<Potremo fare in un altro modo...> Le propongo. Sospira infastidita e annuisce, facendomi capire che mi ascolta <Io vado te mesi in Norvegia e tu resti qui. In fondo, sono solo te mesi.>

<Stai scherzando vero?!> Alex si distacca da me, libera le sue mani dalle mie, tirandole con forza verso di lei.
Quando le nostre dita si sfiorano, prima del distacco totale, sento un formicolio sulla pancia, attorno al collo, una sensazione irritante e fastidiosa.

<Tre mesi lontane? Credi che ti lascerei andare da sola in un paese che nemmeno conosci?>

<Non sarei sola. Mary verrebbe con me.> Appena finisco la frase, chiudo gli occhi, dandomi di imbecille.

<E chi cazzo è Mary?> Chiede ancora più incazzata. Il suo volto diventa rosso, a tal punto che si confonde con il copri-piumone.

<Il mio capo...> Non riesco a guardarla negli occhi, mentre le parlo di Mary. Non è solo il mio capo, ma anche la persona per la quale la nostra cena romantica è andata a puttane.
Mi sento  sporca in questo momento.

<Il tuo capo! Certo, perché sapere che vai in Norvegia, per tre mesi, con un'altra donna, mi dovrebbe far sentire meglio.> Alex quasi ride. È una situazione veramente paradossale, lo so.
Sembra quasi inverosimile, ma non è così strano che il capo di un'azienda accompagni un impiegato.

<Piper tu lo sai che io non ti ho mai messo i bastoni fra le ruote, quindi non lo farò nemmeno stavolta. Se vuoi andare in Norvegia, vai. Se credi che questa sia la tua strada, sceglila, non restare qui per me, chiedendoti ogni giorno "come sarebbe andata?". Non voglio che fra vent'anni, tu ti accorga che quello era il tuo destino e che te la rifaccia con me per tutta la tua esistenza.> Sospira, si toglie gli occhiali, asciugandosi una lacrima, ma tenta di non farmi notare questo gesto, rimettendo quasi subito gli occhiali sul naso e guardandomi con gli occhi lucidi, i quali sono come una diga, pronta ad esplodere, ma che sanno di non poter farlo adesso.

<Però sappi che, se andrai in Norvegia, a vivere il tuo sogno, io non sarò qui ad aspettarti.> Sento un forte pugno allo stomaco, un dolore fisico e reale, come se le sue parole, fossero pugni scagliati con precisione, verso di me.

<Io non posso aspettarti tutta la vita, correre dietro alle tue decisioni e subirne le conseguenze. Se te ne andrai, io intraprenderò la mia strada.> Sospira e si mette in piedi accanto al letto, incrocia le mani al petto e mi guarda, serrando la mascella dapprima e concludendo così

<Che cosa vuoi fare Piper?>

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora