Capitolo quattro

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<Quando vorresti andare?> Il suo sguardo resta basso. Anche Alex conosce il dolore di perdere un genitore, anche se la sua vita si svolgeva costantemente lontana dalla famiglia, sua madre è stata presente nella sua infanzia, ma credo che dopo il funerale, non sia più tornata a trovarla. Non perché non volesse, ma Alex ha sempre odiato il suo piccolo Paese, credeva che fosse una buca nera, piena di pettegole e volta spalle: così non ci ha più messo piede.
E forse adesso, si pente di aver rinunciato a sua madre, per il giudizio che le persone avevano di lei.

<Non so...> Scrollo le spalle, mentre passo l'indice nel piatto, raccattando un po' di sciroppo d'acero <Domani?>

<Domani?> La sua voce esce un po' rotta e tesa. La sorpresa è chiara nel suo tono, ma comunque si ricompone subito e tenta di mantenere i sentimenti sotto controllo, mantenendo la sua integrità <Certo, nessun problema amore.> Sfila il piatto da sotto il mio naso, poggiandolo nell'acquaio.
Alex resta muta per qualche minuto, nel quale posso interpretare perfettamente i suoi pensieri.
Si muove rigidamente, chiedendosi se l'argomento sia definitivamente chiuso e se possiamo andare avanti, parlando di qualcosa che non le ricordi gli errori che ha commesso in passato.

<Ho voglia di te.> Le dico, senza pensarci. Ed è vero. Quella maglietta nera lunga, che le sfiora il sedere, lascia intravedere le chiappe tonde e chiare, le gambe lunghe slanciano la sua figura e quando Alex si volta verso di me, la forma dei suoi capezzoli è evidente sotto alla maglietta, senza reggiseno.

<Vieni qui.> Mi sussurra, attirandomi a lei con l'indice. Mi alzo automaticamente, come se fossi legata ad una corda e lei mi stesse tirando a se. Cammino verso di lei, ipnotizzata dal suo sguardo di ghiaccio e il corpo proteso verso di me.

Le mie curve aderiscono alle sue, le sue mani scorrono la mia maglietta, posso sentire il fuoco che prude sulle sue dita, anche da sopra il tessuto.
Spingo il bacino verso di lei, gemo come una bambina, a contatto con il suo sesso. Alex muove la lingua contro la mia, tirandomi sempre di più i capelli, con desiderio, non violenza.
Mi distacco per baciarle il collo, ma lei me lo impedisce, bloccandomi il viso con le mani e si avvicina a me, per tornare a baciarmi, ma invece di immergersi in un bacio, morde il mio labbro inferiore con passione, tirandolo leggermente verso di se.
Gemo eccitata, perché anche un semplice gesto come questo, non mi provoca dolore, ma piacere.. se fatto da Alex.

Mi spinge indietro, chinandosi davanti a me e con irruenza mi divarica le gambe, afferro i suoi capelli, esprimendo tutto il mio desiderio, in quel gesto.
Alex alza la testa verso di me compiaciuta, ed accenna ad un sorriso, prima di spingere la sua lingua dentro di me.

Lascio cadere la testa all'indietro, ansimando.
Alex disegna dei cerchi dentro di me, mentre con un dito, stimola il mio punto debole.
Con le mani ancora nei suoi capelli, premo la sua testa più in profondità, desiderando sempre di più.
Alex mi afferra per i fianchi e fa dondolare il mio corpo avanti e indietro leggermente, infine si ferma, quando è abbastanza soddisfatta del risultato e sposta le sue labbra sulla mia pancia, lasciando baci su tutta la mia pelle, fino ad arrivare alle mie labbra, mentre con il suo dito continua a muoversi dentro di me.
La sua lingua calda e appiccicosa, mi porta al limite e mi lascio andare al piacere, venendo di gran gusto.

<Ottima colazione Vause.> Sorrido ironica contro le sue labbra, ottenendo un altro sorriso in ricambio.

<Davvero ottima.> Si complimenta anche lei e concludiamo il nostro incontro mattutino, in un abbraccio caldo e amorevole.

...

Passo dopo passo scendo le scale, il vestito nero ricade sulle gambe, solleticando la pelle in alcuni punti imprecisi.
Alex mi aspetta davanti alla porta, ha dei jeans neri attillati e un giubbotto di jeans chiaro, sta scrivendo sulla tastiera del telefono, quando il suono sordo dei miei tacchi attira la sua attenzione, ed è così mi rivolge uno sguardo scrutando ogni mio particolare, con faccia impassibile.

So che per lei non dev'essere facile, ma appena faccio l'ultimo passo, Alex mi tende la mano. L'afferro senza pensarci, stringendola forte nella mia.
Anche le più piccole sfide, sarebbero impossibili, se lei non fosse al mio fianco.

Saliamo sul suv. Alex ha ripreso a guidare, non come prima, adesso è molto più cauta, ma per lei è un gran traguardo.
La prima volta che è tornata alla guida, è stato quando Nicky ha litigato con Stella e l'ha chiamata nel mezzo della notte, mentre io ero in uno dei miei viaggi.
Nicky era così incazzata, che invece di chiamare il suo spacciatore, ha sbagliato numero e ha composto quello di Alex.
Così lei è partita, con qualche difficoltà, ma ce l'ha fatta. È andata a prenderla, ad un motel e l'ha portata a casa nostra.
Da quel momento, non ha più smesso di guidare.

Scendiamo davanti al cimitero, faccio un bel respiro, prendo coraggio e scendo dall'auto. Ho una sensazione allo stomaco, che assomiglia all'angoscia, ma potrebbe essere anche ansia.
È sempre così tutto confuso, dentro di me.
Solo i miei sentimenti per Alex sono l'unica cosa sicura che conosco. È anche per questo che la amo.
Ha portato la quiete, in questo mare in tempesta.

<Eccoci.> Alex mi indica la tomba davanti a me. Le altre erano cupe e annerite, alcuni fiori erano nuovi e profumati, ma altri erano stati dimenticati davanti ai nomi incisi sulla lapide e lasciate ad appassire, insieme ai corpi sotto terra.

<Non ho pensato ai fiori...> La mia voce esce in un sussurro, mentre leggo il nome di mia madre, sopra ad un pezzo di marmo.
Vorrei poterla abbracciare, ma posso solo sfiorare il marmo freddo e bianco.

<Tua madre odiava i fiori.> Intreccia le dita alle mie e mi sprona a dirle, ciò per cui siamo venuti qui.

<Mamma...> È strano parlare con un pezzo bianco di marmo, non poter sentire il suo profumo, o vedere la sua pelle bianca <...Spero tu stia bene, anche se sembra una cosa molto stupida da dire e tu mi avresti sicuramente ripreso, però spero davvero che tu sia felice adesso. Sono sicura, adesso lo so, che sei fiera di me. Ho salvato la vita di mio padre, nonostante abbia contribuito a creare caos, nel mio inferno.
Mi dispiace non essere venuta prima. Avevo paura di piangere e tu odi le persone che piangono, non hai nemmeno voluto il funerale.
Spero davvero tu stia bene, perché adesso io sono felice, ed è anche grazie a te, che se pur tardi, mi hai accettata per come sono. Ti voglio bene.> Sfioro la lapide con il dita, entrando a contatto per qualche secondo con il marmo. Il freddo si espande velocemente attraverso i miei polpastrelli, così rapidamente, che per un momento credo che la mia mano si possa congelate e cadere.

La ritraggo velocemente, portandola al petto, ma Alex la stringe nella sua mano, attirandomi in un abbraccio consolatorio.
Immergo la testa nell'incavo del suo collo e bacio la sua pelle delicata.

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Ciao a tutti. Mi dispiace di aver aggiornato tardi, ma sono di nuovo in vacanza, con amici... Quindi ho poco tempo.
Comunque spero che il capitolo sia di vostro gradimento e grazie a tutti per la pazienza. Ciao ciao 😘

Alex e Piper 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora