capitolo 28

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Sono distesa sul mio letto a fissare il soffitto piangendo. Non ci posso ancora credere che Amanda sia morta. È morta a causa mia, sono io il motivo della sua morte.
Ieri per tutto il giorno ho pensato alle parole di Lukas e Giulia... stanno male per colpa mia.
Non merito degli amici così preziosi che si preoccupano di un mostro come me.
Non merito di vivere, merito solo il peggio del peggio.

Corro in bagno e prendo un rasoio nuovo. Lo butto atterra e lo calpesto spaccandolo tenendo solo la lama. Questo è quello che devo fare, vivere il peggio.
Prendo la mano sinistra e inizio a fare tanti tagli profondi per tutto il dorso della mano. Percorro tutto il dorso fino ad arrivare all'inizio del pollice. Ho fatto 17 tagli profondi. 17 come l'età di Amanda e il giorno in cui è morta, mercoledì 17 ottobre.  La mia mano continua a sanguinare e a farmi male, il sangue gocciola sul tappeto bianco del mio bagno ma poco m'interessa. Butto la lemetta nel cestino e prendo una fascia per avvolgere la mano ferita. Tolgo il sangue dalla mano con un asciugamano e velocemente la sciacquo sotto l'acqua.
Brucia. Brucia da morire, ma d'altronde è questo che volevo no? Un dolore fisico che superasse il dolore morale. Il rubinetto e sporco di rosso scuro.
Questa scena mi ricorda me quand'ero piccola. Avevo 5 anni e stavo imparando ad andare in bici con mia madre. Mi aveva appena tolto le rotelle dalla mia bici fucsia e così provai ad andare da sola, i primi tre tentativi fallirono ma dopo poco mia madre mi aiutò e riuscì ad andare dritta senza cadere. Quando poi lei rientrò in casa per preparare la cena, riprovai ad andare da sola su quella bicicletta, così per qualche metro ci riuscì fino a quando non perso l'equilibrio e caddi sulla ghiaia. Un piccolo e fastidioso sassolino si era incastrato nel palmo della mia mano, mentre io ginocchio era tutto sfregato. Ho tutt'ora la cicatrice sul palmo e sul ginocchio. Quando caddi non piansi, ma corsi in camera mia a medicarmi senza mia madre. Ero già autonoma da piccola. Il rubinetto si riempì di sangue mentre cercavo di togliere quel maledetto sassolino, ce la feci dopo poco. Mi bendai da sola la mano e la mia vita continuò per il meglio.

Mi distende sul letto per la millesima volta e noto che le benda e tutta sporca di sangue anche nella parte esterna. Non importa.

Sento qualcuno bussare alla finestra. Non può che essere Lukas. Lo ignoro e continuo a fissare il soffitto. Continua a bussare ancora più forte. Se va avanti così mi spaccherà il vetro.
Mi alzo di malavoglia e vado ad aprire la finestra.

È li aggrappato al ramo che cerca di non cadere. Incrocio i suoi occhi con i miei e nel mio cuore compare un accenno di gioia. Mi è mancato da morire nonostante fossimo solo amici, mi è mancato solo perché era l'unico in grado di sapermi consolare. Apro la finestra ancor di più per farlo entrare. Ho bisogno di qualcuno, di lui.
Entra e si siede sul mio letto non dicendo parola.

"...Jess so che mi odierai perché ti sono stato alle calcagne in tutti questi giorni ma guardati..." Mi squadra da capo a piedi.
Poi continua.
"Sei ridot.." smette di parlare di colpo e inizia a fissarmi la mano. Mi trascina a se per il polso e siamo più vicini di prima.

"Che cazzo hai alla mano Jess!" Sbraita e le sue urla si sentono per tutta la casa. Non rispondo, non voglio parlare.

Mi prende la mano nonostante io abbia provato più volte a ritirarla e inizia a slegare la benda. Rimane sconvolto nel vedere la mia mano ancora insanguinata di sangue fresco.
"Lo vedi questo? Ecco perché hai bisogno di qualcuno!" Urla ma io non rispondo e lo guardo solo dritto negli occhi.
"Ah Dio Jess!"

Si alza dal letto portandosi le mani sulla nuca continuando ad urlare il mio nome.

"Porca puttana! Di qualcosa!"

Dire qualcosa? Non sono in grado.
Mi prende per i polsi e mi spinge contro al muro, non oppongo resistenza affatto.
Si avvicina con la bocca al mio orecchio. Mi sto sciogliendo, sono rossa fino alla radice dei capelli e penso che quest'emozione delle farfalle nello stomaco sia l'unica emozione diversa che ho provato in questi giorni oltre alla tristezza, rabbia e depressione.

"Vedi? Questa è la vera Jess, colei che prova emozioni forti, che fa battere il suo cuore all'impazzata quando le sto accanto. La Jess che ignora i problemi e continua a vivere per il meglio. Svegliati da quest'incubo e inizia a rivivere."

Inizia a darmi una sequenza di baci sul collo e giuro che mi è mancata da morire la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle. Arriva al mento e poi all'angolo della bocca. Non resisto così gli afferro il volto tra le mani e inizio a baciarlo bruscamente. I nostri corpi combaciano alla perfezione e le nostre lingue continuano a sfiorarsi provocandomi tantissimi brividi lungo il corpo eccetto nella mano piena di tagli, non la sento più.
Il bacio si fa più intenso e necessario. Sono troppo presa da non rendermi conto che prima stavo con Mason. Prima o poi dovrò perdonarlo per quello che ha fatto, lo amo ancora nonostante tutto. Ora che ci penso l'emozioni che sto provando ora sono indescrivibili a quelle che ho provato fino ad ora. La depressione si è messa da parte lasciando spazio alle farfalle nello stomaco.
Ci stacchiamo da questo lungo bacio e continuo a fissarlo negli occhi senza dire niente. Non ho intenzione di parlare.

"Ecco la vera Jess. Quella che ha la passione."
Inizio a piangere a dirotto per quello che ha detto.
"Piccola, non piangere. Ora dimmi perché ti sei fatta quello alla mano"
Non voglio parlare con nessuno, tanto meno con lui che mi ha portata solo una briciola di passione, tutto il resto sappiamo già cos'è.

"Cazzo Jess! Rispondi!" Sta urlando davanti ai miei occhi e per i miei gusti troppo forte. Va verso il bagno e lo seguo. Sto fissando il rubinetto pieno di sangue e il tappeto macchiato. Sta aprendo tutti i cassetti in cerca di non so cosa. Dopo due minuti tira fuori del cotone con disinfettatnte e una garza per medicare la mano. Mi tira per la maglietta e mi fa sedere sul bordo del lavandino. Prende bruscamente la mia mano e inizia a buttarci sopra tonnellate di disinfettante. Mi scappa un gemito di dolore per il bruciore. Inizia ad appoggiare il cotone sul dorso assorbendo tutto il liquido in eccesso. La pallottola di cotone è diventata rosso scuro per via di tutto il sangue. Prende la garza e inizia ad avvolgerla delicatamente attorno alla mano.
Il suo sguardo e pieno di rabbia e compassione.

"Non farlo mai più. Non meriti questo."

Inizio a piangere a dirotto e appoggio il mio viso sul suo collo bagnandolo di lacrime. Voglio che resti, voglio che rimanga a tenermi compagnia. Ho bisogno di lui più di qualsiasi altra cosa.

"Resta" dico tra i singhiozzi.

"Se è necessario rimarrò per sempre con te."

Mi abbraccia ancora più forte asciugandomi le lacrime e sussurando parole dolci al mio orecchio. Sono riuscita a parlare dopo giorni, e l'unica cosa che sono riuscita a dire è "resta" a Lukas.

Ormai Lukas fa parte della mia vita e non posso far finta che non esista. Lui c'è sempre per me, anche nei momenti più tristi e più perfetti. Sono felice che sia venuto ad aiutarmi dalla mia crisi di depressione.

Non mi è mancato fisicamente, mi sono mancate le emozioni che solo lui risciuva a scatenare dentro di me.

Ciao a tutti!
Ve lo sareste mai aspettati? Io noooooo.
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Mani fredde e cuori caldi.     ||Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora