P.O.V. LOUIS
Ero in piedi, camminavo avanti e indietro nella piccola camera d'hotel. L'ansia e il nervosismo mi stavano divorando, non avrei dovuto sentirmi così, eppure lo facevo. Non volevo che si ripetessero gli eventi della volta precedente, non volevo che, ancora una volta, tutte le speranze di Harry si rivelassero solo illusioni. Avevo visto come i suoi occhi verdi fossero diventati più lucidi quando gli avevo confessato i miei dubbi. Forse ero pessimista, ma le cose mi sembravano davvero troppo facili.
Mi ero spostato davanti lo specchio per cercare d'indossare la cravatta nera, Harry sarebbe riuscito a fare quello stupido nodo. E poi perché la stavo indossando? Non era da me una cravatta! La lanciai sul letto, seguita, poi, dalla camicia, prima di cercare una maglietta per quella sera. Ne presi una nera, indossando in seguito la giacca di pelle. Dovevo essere me stesso, almeno questo era stato il consiglio di Harry.
-"Sei vestito? Sono quasi le otto." mi avvertì Nick, entrando nella stanza mentre guardava l'orologio sul suo polso. Indossava i suoi soliti jeans stretti, con una maglietta verde.
-"Si, sono umh...sono pronto." mormorai, sospirando e passandomi una mano tra i capelli.
-"Non essere così nervoso." rise Nick, dandomi una pacca sulla spalla.
-"Non sono nervoso." mentii, prendendo il cellulare, per poi riporlo nella tasca posteriore dei jeans. Guardai Nick, che stava indossando le scarpe. Perché non potevo essere come lui? Le cose sarebbero state migliori per me ed Harry avrebbe sofferto di meno. Avrei dovuto subito lasciarlo a lui, probabilmente. Ma che ne sarebbe stato, a quel punto, di me?
-"Louis, se hanno detto che vogliono darti un'altra possibilità, un motivo ci sarà. Magari vogliono che le cose funzionino, con te." sorrise, aprendo la porta della camera e facendomi segno di uscire.
-"Si probabilmente si." farfugliai, scrollando le spalle e prendendo il vino che avevo comprato per la cena, cercando di allontanare tutti i pensieri negativi, che aumentarono quando chiusi la porta alle mie spalle.
*
-"Conto fino a tre, dopo busso alla porta." sospirai, restando in piedi davanti casa di Harry, con Nick accanto. Lui rise alle mie parole, bussando al posto mio.
-"Tre secondi non cambieranno nulla, Louis." disse, ma prima che io potessi rispondere la porta venne aperta, mostrandomi il mio ragazzo. Non indossava gli stessi vestiti del pomeriggio, per fortuna. Le sue gambe erano fasciate da un paio di jeans chiari, abbinati ad una t-shirt nera, con una scritta bianca.
-"Ciao." mormorò, sorridendoci. Avvolse Nick in un abbraccio, prima di avvicinarsi a me, per lasciarmi un veloce bacio sulle labbra. Prese la bottiglia dalle mie mani, guardandola e ridacchiando.
-"Vino?" rise. Non ero il tipo che portava del vino o dei fiori ad una cena, ma ci tenevo a fare una buona impressione ai genitori di Harry.
-"Non sapevo cosa portare." mi giustificai, alzando le mani. "I-I tuoi genitori?" chiesi, non vedendoli. Volevo salutarli velocemente e togliermi quel peso; volevo che quella cena finisse al più presto, qualsiasi cosa dovesse succedere.
-"Mia madre sta ancora cucinando, mio padre è appena uscito in veranda, ma entrerà subito vedendoti." alzò le spalle, guidando me e Nick in cucina, dove sua madre ci aspettava. L'odore del ragù mi invase le narici, quando entrai in quella stanza, facendomi immaginare cosa stesse preparando. Si girò in fretta verso di noi, venendo avanti per raggiungerci.
-"Ciao, ragazzi." il suo sorriso sulle sue labbra mi sorprese, sembrava felice di vederci e credevo fosse sincera. "La cena non è ancora pronta, dovrete aspettare qualche minuto." si voltò ancora verso i fornelli, facendo ondeggiare i suoi capelli castani, continuando ciò che stava facendo prima del nostro arrivo. Si era comportata come se non fosse mai successo nulla, mi aveva salutato educatamente ed era stata gentile e, forse, dovevo farlo anch'io se volevo che le cose andassero bene.
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Mine (Larry version)
FanfictionMa, quando lo guardava, lui sapeva che quegli occhi color del cielo nascondevano molto più di quello che poteva immaginare. Sapeva che lui non era cattivo, lui era buono, era un angelo. Un angelo venuto male, con un cuore a pezzi. Un angelo a cui no...