Il pranzo se lo poteva preparare da solo, io non avrei lasciato il mio letto, non ne avevo intenzione. Non poteva trattarmi in quel modo, ero umano anch'io, anche se lui non sembrava accorgersene. O, semplicemente, non gli importava. Non poteva trattarmi così, me ne fregavo del contratto. Per quanto ne so poteva rifiutare, o magari trattarmi bene, invece lui no, doveva fare lo stronzo dominatore. Ne avevo davvero abbastanza, di lui e di questa storia.
In quella stanza non c'era nulla con cui passare il tempo, mi sarebbe bastato un mp3. Mi mancava la mia musica, per me era davvero un'amica. C'era sempre quando stavo male, era l'unica che non mi abbandonava mai, che trovava le parole perfette da dirmi in ogni situazione. Mi dava la forza di andare avanti. Ma adesso non c'era neanche lei.
La porta della mia stanza si aprì velocemente, sbattendo contro il muro e provocando un forte rumore. La figura di Louis entrò dentro, sembrava arrabbiato, ma non ne aveva motivo. L'unico a dover essere arrabbiato qui, ero io.
-"Scendi al piano di sotto e preparami qualcosa! Pensi che ti tenga qui per non fare nulla?" quasi mi urlò contro, ma non gli diedi molta importanza. Mi misi a sedere sul letto, guardandolo.
-"No, non voglio." ammisi, dopo deglutii. Non mi ero mai ribellato prima, avevo paura di lui, ma credevo che peggio di così non potesse andare.
-"Cos'hai detto?" rise, nervoso. I suoi occhi azzurri sembravano non voler lasciare i miei.
-"Ho detto no. Lo farei se tu mi trattassi un po' meglio,ma in questo modo no, Louis. Non ce la faccio più." confessai, sperando solo che cambiasse i modi che aveva nei miei confronti.
Fece qualche passo avanti, verso di me, afferrandomi il polso con la sua piccola mano, obbligandomi ad alzarmi dal letto.
-"Tu non puoi decidere nulla, lo capisci? Devi semplicemente ubbidire." ringhiò, a pochi centimetri dal mio viso.
-"Anch'io sono una persona, Louis. Tu questo non sembri capirlo, mi tratti come se non avessi dei sentimenti!" mi difesi, cercando di scappare dalla sua presa. Ottenni, però, l'effetto contrario, poiché lui avanzò, facendomi poggiare le spalle contro il muro e portando i miei polsi ai lati della mia testa. Desideravo solo di scappare, scappare lontano da lui.
-"Lasciami." la mi voce uscì più come un sussurro. Sembrava che il coraggio di pochi minuti prima, fosse sparito nel momento stesso in cui lui si avvicinò a me. La sua figura mi intimoriva, non poco, ed era fin troppo evidente.
-"Hai paura di me?" soffiò, a pochi centimetri dalle mie labbra. I battiti del mio cuore accelerarono velocemente, credo che avesse capito la risposta, senza bisogno delle mie parole.
-"Non ho paura." mentii, nella mia voce si poteva sentire la mia insicurezza. Il suo respiro caldo si scontrava con il mio collo, mi sentivo così piccolo in suo confronto nonostante non fosse molto alto e robusto. Chiusi gli occhi, pentendomi di ogni parola che avessi detto fino ad allora.
-"Piccolo, io credo che tu dovresti averne." le sue labbra sfiorarono la mi clavicola, prima che lui leccasse una piccola parte del mio collo, soffiandoci, poi, sopra e procurandomi dei brividi. Non avevo più neanche il coraggio di aprire gli occhi ed affrontare la realtà.
-"Non volevo farti male, ma ti sei comportato davvero male, oggi." sussurrò, vicino al mio orecchio.
-"Perché te la prendi sempre con me?" sussurrai.
-"Apri gli occhi." mi ordinò, non rispondendo alla mia domanda precedente. Il mio respiro accelerò leggermente, quando feci come disse, guardandolo tra le ciglia.
-"Harry, dovrò punirti." sussurrò, ancora. Sapevo che le cose sarebbero andate in questo modo,avevo solo voglia di piangere, adesso. Mi ero cacciato, però, l'ennesima volta nei guai. Mi trascinò sul letto, facendomi sedere sul materasso, mentre restava in piedi a fissarmi.
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Mine (Larry version)
FanfictionMa, quando lo guardava, lui sapeva che quegli occhi color del cielo nascondevano molto più di quello che poteva immaginare. Sapeva che lui non era cattivo, lui era buono, era un angelo. Un angelo venuto male, con un cuore a pezzi. Un angelo a cui no...