Capitolo 13.

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"Charlie." Mi esce come un sussurro dalle labbra. Non posso proprio credere che lui sia qui. Il mio fidanzato, in carne ed ossa qui.

Sono divisa in metà dalla felicità e dal senso di colpa che mi lacerano il corpo e la mente.

Non riesco a capirci più niente mentre il ragazzo davanti a me mi sorride calorosamente. Cerco di sorridergli nello stesso modo, ma il ciò mi riesce difficile ed un sorriso forzato si forma sulle mie labbra.

"Che c'è, non mi saluti?" Mi sorride ed io lo guardo.
L'unica cosa che posso fare per non dargli sospetti è gettargli le braccia al collo e baciarlo. Ed è questo ciò che faccio.

Lo bacio e lui posa le mani sui miei fianchi. Quasi si stacca da me poggia la sua fronte sulla mia e rimaniamo così per un po'.
"Mi sei mancata tanto." Mi accarezza la guancia destra con i polpastrelli ed il senso di colpa mi invade dentro.

"Anche tu." dico con voce strozzata, come se stessi iniziando a piangere.
"Tranquilla, piccola. Ora ci sono io con te, non piangere." Mi abbraccia.

Ah, Charl se solo sapessi. In verità, piango per il senso di colpa, ma lui non lo saprà mai. Non dovrà mai saperlo.

Iniziamo a parlare e mi mostra il mio ufficio. La porta dell'entrata è bianca e due pareti sono di color grigio scuro fanno sembrare quella stanza malinconica. Una scrivania in legno dipinta di bianco si presenta al centro della stanza e una sedia nera fa capolino dietro di essa.

Sulla scrivania c'è un telefono nero e un computer dello stesso colore. Dietro la scrivania c'è un enorme finestra che occupa metà parete della stanza da cui filtra la luce. Affacciandosi ad essa si vede perfettamente la grandezza e l'immensità di New York.

Il traffico quotidiano e la gente passeggiare per i negozi di questa città. I grattacieli si scorgono tra le strade e sono una cosa meravigliosa.

"Wow." Dico. Charlie fa aderire la mia schiena sul suo petto e posa le mani sui miei fianchi.

Quanto vorrei che ci fosse Cameron al suo posto..un momento. Ma che pensieri faccio? Solo perché mi ha baciata non vuol dire che sia scattata la stessa scintilla di due anni prima, giusto? Giusto?

Dio, ormai il panico è il mio migliore amico.

Eppure da quando sono tornata, la mia vita sembra un film. Colpi di scena, pianti, baci rubati ma acconsentiti senza dire una parola, cose che non ti aspetti minimamente, risate. Sembra tutto così..così strano. Forse il Signore dall'alto ha preso la mia vita e ne ha deciso di farne un film.
Già, che bel film sarebbe.

Io lo chiamerei "Le sventure di Leighton Meester." Oppure no. "La vita sventurata di Leighton Meester." Oppure..oddio ma perché penso al titolo di un film sulla mia vita?

Scuoto la testa e scaccio via i pensieri assurdi che mi vengono.

I vetri presentano il riflesso di noi due. Lui che stringe i miei fianchi con le mani ed io sto ferma, immobile. Un aria serena è dipinta sul suo viso, mentre io sono nel panico più totale. Noi due.

Com'eravamo diversi prima che partissi. In un'occasione diversa, sarei stata felicissima di averlo qui, ma ora i sensi di colpa mi mangiano viva.

'Noi due.' Si può definire ancora un 'noi' il nostro? Per colpa mia, tutto si sta distruggendo. Tutto si disintegra davanti ai miei occhi. Quel noi, come ci siamo conosciuti, il tempo passato insieme, le risate..sto distruggendo tutto. Tutto ciò che non vorrei gli capitasse, glielo sto facendo io. Come posso essere così egoista?

"Quanto sei bella." Mi sussurra.
Stronza anche, aggiungerei.

"Sai, da oggi lavorerò qui. Sarò il sostituto di tuo padre." Mi sorride felicissimo.

Gli sorrido e mi giro verso di lui. Quei suoi occhi chiari mi fissano luminosi ed io muoio sotto al suo sguardo.

Gli sorrido forzatamente e lo bacio. Ora come ora, ora che è qui al mio fianco, prometto che non sbaglierò più. Sarò la Leigh di sempre e ricostruirò quel 'noi' che ho distrutto dentro me.
****
Il telefono squilla e mi rendo conto che è l'ora di pranzo. Chi sarà mai?
"Pronto, qui parla Leighton Meester. Al momento il capo non c'è. A cosa posso esserle utile?" Dico gentilmente. Ho perso il conto di quante volte ho dovuto dire questa frase oggi!
"Meester, sono Cameron."

Per poco non mi viene un infarto a sentire la sua voce.

"Cam? Come hai preso questo numero? È successo qualcosa?"
"Da internet e poi no, non è successo niente. È che ti ho pensata ed ho anche pensato che se ti avessi chiamata al cellulare non avresti risposto facilmente, quindi ho pensato che fosse stato meglio chiamarti qui e così ho fatto."
"Mi hai pensato?" Dico senza pensarci e subito mi tappo la bocca. Lui ride, ride forte e mi incanto solo a sentirlo. Poi sorrido. Sorrido come non ho mai sorriso.
Mi ha pensata. Mi ha pensata.

"Già. Gli amici si pensano no? E poi volevo sapere come stava andando il primo giorno di lavoro."

Il sorriso si spegne sul mio volto e vorrei solo dormire e non svegliarmi mai più.

"Ah, bene." Dico ferita.
"Cosa bene?"
"Sto bene e sta andando bene." Sbotto acida.
"Hey Leigh, ma che succede? Va tutto bene?"
"No,scusa devo andare." Gli stacco il telefono in faccia senza aspettare una sua risposta.

Vorrei dire a me stessa di non starci male, ma non ci riesco. È una cosa troppo difficile da spiegare.

Chiamo Sierra e le racconto dell'arrivo di Charlie in città. Parlando con lei metto il viva voce.
"No, davvero? Oddio. E che è venuto a fare qui?"
"Papà gli ha offerto un posto di lavoro."
"Ah..e tu come stai?"
"Beh.."

Le racconto anche che Cam mi ha chiamata e mi ha detto quelle cose..
"Beh..io non capisco sinceramente. Prima fa così e poi si comporta in modo diverso, come se fosse un'altra persona. Boh."
"Ma non è nemmeno per questo. È che è imprevedibile."

"Non so che dirti, sinceramente. Quando ci siete di mezzo voi è tutto complicato."

Eh già, ha ragione. Quando si parla di me e Cameron, la parola tranquillità non è mai pronunciata. Specialmente quando siamo nella stessa stanza.

"Si, infatti." Sbuffo frustrata.
"Beh..allora, glielo hai detto a Charlie?"

So già a cosa si riferisce e al solo pensiero di come possa reagire, mi viene un nodo allo stomaco indescrivibile.

"No, Sierra. Lo ferirei e non voglio. Ho già rovinato abbastanza il nostro rapporto senza che lui lo sappia."
"Cosa hai intenzione di fare allora?"
"Lo saprà, ma non ora. Non deve saperlo. Glielo dirò sicuramente, ma non in questo momento. Non deve sapere che io e Cameron ci siamo baciati."

La porta si spalanca e un Charlie incredulo con una tazza di caffè in mano si presenta nel mio ufficio.

Guardo con occhi spalancati i suoi sofferenti. Quanto male mi fa vederlo così.

"Chi ti ha baciato?" Urla.
Merda, che ho combinato!

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