Capitolo 36.

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Cameron's POV.
Aspetto impaziente la risposta di Leigh. Sono felice di avergli scritto ciò che penso, avrei preferito dirglielo da vicino..ma meglio aver un rifiuto per messaggio che faccia a faccia giusto?

Fantastico sulla sua risposta. Se fosse una risposta positiva, probabilmente, correrei da lei per abbracciarla. Se fosse una risposta negativa, non saprei proprio come reagirei.

Salgo in camera mia visto che quando le ho scritto il messaggio ero in salone con Lola e Sierra. Porto il telefono con me, ovviamente.

Chiudo la porta e rimango a guardare il soffitto bianco. Guardo un punto indefinito del soffitto immergendomi nei miei pensieri. Penso a due anni prima, a quanto eravamo felici e a quanto quel trasferimento abbia cambiato la mia idea.

Volevo restare con lei per sempre, creare una vita insieme. Ma il pensiero che lei fosse lontana da me mi distruggeva e il fatto che fosse lontana da me mi faceva stare male. Si, avrei potuto prendere un volo e andare da lei, ma per quanto sarebbe durata? Meglio troncare sul nascere.

Una soluzione, però, si poteva trovare e potevamo trovare. Ho sbagliato a lasciarla andare così, lo ammetto. Se potessi tornare indietro troverei una soluzione, magari di andare a vivere insieme.

I miei pensieri svaniscono al trillo del mio telefono. Deglutisco e prendo il telefono che ho posato sul comodino quando sono entrato in camera. Il nome di Leighton mi appare sullo schermo. Sblocco il telefono sorridente, ma mi si muore appena leggo il messaggio.

"Lasciami in pace."

Butto il telefono a terra. Vorrei urlare, buttare tutto all'aria, spaccare tutto. Mi alzo mettendomi le mani nei capelli.

Sembra che il mondo mi sia caduto addosso. Non ero certo che tornasse da me, ma, perlomeno, ci speravo. La speranza è l'ultima a morire, dicono. Ho tenuto l'ultimo briciolo di speranza fino all'ultimo, e ne sono rimasto deluso ancora una volta. La mia speranza è morta definitivamente.

Riprendo il mio telefono, non mi arrendo. La chiamo, ma nulla.
"Segreteria telefonica." La voce metallica della segreteria risponde dall'altro capo del telefono. Stacco. La chiamo. Di nuovo la segreteria. Continuo, ma niente. Non mi risponde.

"Vaffanculo." urlo e prendo a calci il mio armadio. Continuo. Non mi importa del dolore fisico, quello interno mi sta lacerando, annientando, distruggendo secondo dopo secondo.

Urlo. Non mi importa di Sierra e Lola. Probabilmente ci sarà anche la donna che mi ha messo al mondo, ma non mi importa di lei come di nessun altro in questo momento.

Urlo e prendo a calci tutto ciò che mi capita davanti agli occhi. Letto, armadio, comodino..ma niente e dico niente può alleviare il dolore che sto provando. Delusione, dolore, tristezza. Vorrei piangere. Infatti lo faccio. Mi siedo al centro della stanza e inizio piangere.

Non mi importa se sono vulnerabile, non mi importa se mi mostro un bambino. Non mi importa se qualcuno penserà che sono ridicolo. Sto piangendo per il dolore fisico e quello interno. Piango per il fatto che l'ho lasciata andare e accorgendomi troppo tardi di aver perso la persona che sapeva rendermi felice con un singolo gesto. Piango per il mio bambino, per il fatto che la mamma pensa che li stia abbandonando, ma non è così. Le ho detto ti amo, le ho detto che voglio starle vicino e voglio stare vicino a questo bambino. Ma nulla. Non mi ha dato ascolto.

Forse non mi ha creduto per le mille possibilità che mi ha dato e in cui non ho dato il meglio di me. Si è stancata perché dopo miliardi di possibilità datemi, non le ho saputo dare ciò che si merita. Non ho saputo renderla felice e per me è un fallimento. Ho reso felice ragazze di cui non mi importava nulla, mentre con lei, l'unica ragazza che volevo rendere felice, non ci sono riuscito minimamente.

Infantile? Può darsi, ma Cameron Dallas è anche questo. Sono anche sorpreso perché non ho mai pianto per nessuna ragazza prima d'ora. Di solito le lasciavo perdere dopo averci fatto qualcosa la sera prima, invece con Leigh è diverso. Lei mi ha stregato e incantato come nessuno ha fatto mai. È unica, l'unica, per me, ma non l'ha capito purtroppo.

Mi asciugo le lacrime con rabbia. Rabbia per me stesso e per quello che sono diventato. Mi alzo fregandomene del naso rosso e degli occhi lucidi, indosso una felpa e scendo al piano di sotto. Ho bisogno di lei e andrò a cercarla.

Come mi aspettavo, trovo le tre ragazze e mia 'madre'. Girovagano per la stanza disperate. Le ignoro e vado verso la cucina prendendo un bicchiere d'acqua. Bevo e poso le mani sul lavandino. Mi sciacquo la faccia e respiro. Chiudo l'acqua. Immagini di lei mi scorrono davanti agli occhi e mi asciugo la faccia arrabbiato con lo straccio della cucina.

Torno in salone. Sierra si strattona il capelli, Lola si tortura le mani e mia madre ha le mani in faccia e lo sguardo perso nel vuoto.

"Cosa è successo?" chiedo guardandole in modo strano.
"Leighton." pronuncia mia madre. Mi si gela il sangue nelle vene.
"Cos'è successo a Leighton?" chiedo disperato. Nessuna risposta.
Ripeto la frase urlando e sento un singhiozzo da parte di mia madre.

"Leighton è scomparsa." dice Sierra con le lacrime che minacciano di uscirle dagli occhi.
"Scomparsa?" non riesco a crederci.
"Lei..Lei doveva uscire con Charlie..e..sono usciti..ma non è più tornata a casa." dice Lola con fatica.
"Questo quando?" urlo.
"Ieri." sussurra mia madre.

Sbarro gli occhi, prendo le chiavi. Corro verso la porta lasciandola aperta. Sta calando la sera, ma non mi importa. Quando si parla di lei potrei star sveglio anche tutta la notte.

Leighton, scomparsa. Scomparsa. La disperazione si impossessa di me. Cerco di mettere in moto l'auto, ma non parte. È a corto di benzina. Maledetta, per cose importanti ha sempre qualche problema, mentre per le stronzate è sempre piena di benzina e non ha qualcosa fuori posto. Ma che cazzo.

Resto con le chiavi in mano. Non posso star fermo a non far niente. Così corro. Corro veloce. Non ho una meta, ma corro.

Corro per arrivare fuori casa sua e trovarla in giardino ad ascoltare musica.

Arrivo fuori casa e, purtroppo, la mia fantasia di qualche secondo fa svanisce del tutto.

Gli agenti sono fuori la porta di casa Meester e stanno parlando con i genitori di Leigh..Jane, la sorella, mi vede e mi corre incontro abbracciandomi. Sento i suoi singhiozzi e la stringo forte a me.

"Sentivo una sensazione strana quando ha varcato la soglia della porta. Lei non doveva andare con lui, Cameron. Io lo sapevo, me lo sentivo. Lui è un mostro, sono sicura che c'entra qualcosa." mi guarda con gli occhi rossi a causa del pianto. "Non voglio che le faccia del male."

"Non le farà del male. Noi la troveremo." dico sicuro. "E se le torcerà un solo capello se la vedrà con me."
"Me lo prometti?"
"Te lo prometto, Jane."

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