Capitolo 8

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Mi sveglio a causa della suoneria del mio telefono. Guardo e vedo che è un numero sconosciuto, non ho voglia di rispondere quindi riattacco e mi giro, ma il telefono squilla di nuovo svegliando Tommy che questa notte ha dormito con me per un incubo.

<<Pronto, chi è?>> dico con la voce roca e scocciata.

<<Scusa ti ho svegliata?>> mi dice una voce maschile dall'altra parte del telefono.

<<Beh certo, sono le sei e mezza! Ma chi sei?>>

<<A scusa, sono Michael. Non volevo svegliarti, ma stamattina mi sono ricordato che ieri ti ho portato a casa mia e quindi non hai la moto. Vuoi che ti venga a prendere?>> non so davvero cosa dire, non mi va di vedere una faccia sorridente che non sia di mio fratello di mattina presto.

<<No, oggi andrò a piedi>> mi rendo conto che non ringrazio neanche, ma non mi dispiace perché in effetti non me ne frega assolutamente niente: se ieri sera sono stata carina con lui è stato solo perché dovevo.

<<Sei sicura? Io tanto devo passare di lì per andare a scuola>> insiste.

<<No camminerò un po'>> sto iniziando a perdere la pazienza.

-<<Ma dai, e tuo fratello come lo porti a scuola?>> se fosse davanti a me al posto che dall'altra parte del telefono, gli avrei già rotto il naso.

<<Non so se te ne sei reso conto, ma anche lui sa camminare>> faccio per chiudere ma mi interrompe.

<<Va beh, io alle sette e un quarto sarò davanti a casa tua se vuoi venire con me, altrimenti me ne vado e ci vediamo domani>> noto che ha provato a fare un tono autoritario, ma gli tremava la voce: si deve allenare tanto.

<<Va beh, ciao>> e riattacco. Tommy si sveglia e mugola qualcosa tipo "ho fame" così mi alzo, preparo la colazione e poi vado a vestirmi. Indosso un paio di jeans attillati e rotti sulle ginocchia e una maglietta trasparente sulla schiena, un po' di mascara e sono pronta.
Scendo con Tommy e per le sette e venti sono sotto casa. Michael è qui fuori con la macchina accesa e la radio bassa.

<<Buongiorno ragazzi!>> ci saluta con la mano.

<<Ciao amico di Kat!>> dice entusiasta Tommy.

<<Mi chiamo Michael>> dice il mio compagno a mio fratello; poi si rivolge a me <<Kat eh?>>

<<Prova a chiamarmi anche solo una volta così e te ne faccio pentire>>

<<Si, si scusa...>> mi pende troppo sul serio questo ragazzo.

<<Devi calmarti Michael, non sono mica un mostro omicida! Senti Tommy cosa ti va di fare? Una bella, lunga e sana passeggiata fino a scuola con Kat, o un giro corto, noioso e poco sano in macchina con Michael?>>ci scherzo su ignorando lo sguardo sorpreso del ragazzo in macchina.

<<In macchina, lo zaino pesa troppo per camminare fino a scuola>> che palle, ma farei di tutto per lui, così saliamo in macchina.
Abbiamo portato Tommy a scuola e adesso siamo parcheggiati nel cortile della scuola. Quando Michael fa per uscire dalla macchina, lo blocco per il polso e gli dico:

<<Senti, apprezzo che ieri e oggi tu mi abbia dato un passaggio, ma non credere che diventi un'abitudine. Il fatto che hai conosciuto Tommy non diventerà il nostro segreto ok?>> Michael mi guarda deluso, ma annuisce ed esce dalla macchina.

Entro in classe e con mia sorpresa trovo Daniel seduto alla cattedra.

<<Hai sbagliato classe per caso?>>

<<No, ma tu invece sei in ritardo: non è che sei tu quella che non trovava la classe?>>

<<Scusa? Io arrivo un po' quando riesco, non mi serve un impiccione che mi dica a che ora devo uscire di casa per arrivare in orario a scuola>>

<<Tutor>> mi risponde con fare arrogante. Anche quando discutiamo rimane sempre molto composto: è una cosa che gli invidio, devo essere sincera, perché spesso quando discuto con qualcuno finisco per scoppiare.

<<Cosa scusami?>> dico senza capire cosa stia succedendo.

<<Un tutor, il tuo per l'esattezza. Oggi devo solo sostituire per mezz'ora la vostra insegnante e dato che il preside conosce la tua situazione, vuole concederti un tutor per aiutarti a migliorare a scuola per essere promossa in tempo come speri>> non ci posso credere, avrò a che fare tutti i giorni con un ragazzo che odio?

<<No grazie, sono a posto così>> intanto vado a sedermi per allungare la distanza tra me e lui.

<<E invece sì, non puoi rifiutare: ordine del preside! Adesso fate silenzio ragazzi che non intendo passare mezz'ora con voi che fate baccano>> quando parla così sembra davvero un'insegnante. Resto davanti a lui guardandolo con disprezzo. <<senti, non è stata una mia idea, il preside ha ragionato sul fatto che facendo anche volontariato le tue ore di studio diminuiscano. Vuole solo aiutarti>>

Sbuffo e vado a sedermi. Adesso però chi lo sopporterà tutti i giorni senza ucciderlo? Di sicuro non io.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora