Capitolo 9

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Non ci posso credere! Fra tutta la scuola, proprio Daniel mi dovevo beccare come tutor? Non riesco a sopportarlo neanche durante gli incontri per la beneficenza, non voglio pensare passarci tutti i giorni.

No, assolutamente no: Daniel è odioso, un "so-tutto-io" e un arrogante figlio di papà. 
Prima di lasciare la classe dopo la mezz'ora di supplenza, Daniel mi lascia un biglietto sul banco con scritto: "Biblioteca dopo scuola."
La giornata passa lentamente, ma io resto lo stesso in classe ad ascoltare tutte le spiegazioni per dimostrare a Daniel che non sono messa così male, ma adesso che c'è filosofia non riesco proprio a reggere la noiosa e monotona spiegazione del folletto (il mio professore di filosofia è un ometto basso e con lunghi baffi bianchi, ed io lo chiamo folletto), così mi addormento: dopo tutto, questo è il primo giorno che sto ad ascoltare tutte le lezioni, mi merito una pausa!
Suona la campanella  e, con molta calma, mi dirigo verso la mia morte. Arrivo in biblioteca con quindici minuti di ritardo e trovo Daniel che legge il libro della saga che sto leggendo anche io. Il libro che mi ha fregato la prima volta che ci siamo visti.

<<Non l'hai ancora finito?>> gli dico avvicinandomi.

<<No, a contrario tuo ho dell'altro da fare, e se ricordi la nostra ultima discussione, saprai che non lo avrai molto presto>> mi dice Daniel con un sorrisetto maligno.

<<Senti... mi dispiace ok? Non so se Michael te l'ha detto, ma ho chiesto alla scuola di mio fratello se aveva voglia di partecipare>> non lo sopporto: io voglio quel libro, ora.

<<Ecco adesso va già meglio>> mi dice soddisfatto.

<<Potresti rendermi partecipe su cosa andrebbe meglio?>> non capisco se sia davvero così odioso o se ci provi ad esserlo.

<< Michael mi ha detto che ti volevi scusare, ma non conta per me se non ti scusi di persona. Adesso va meglio>> lo guardo con fare disinteressato, perché è proprio così che mi sento: non me ne frega niente di come la pensa Daniel.

Mi siedo accanto a lui così, per quanto io non sia entusiasta di queste ore in più con lui, almeno potranno essere più o meno produttive. Come prima cosa mi chiede di prendere filosofia sospettando che io abbia dormito tutto il tempo. Apro il libro alla pagina che mi dice e lo metto in mezzo a noi così che Daniel possa spiegare seguendo il libro. Stranamente le "lezioni" con lui sono meno pesanti di quelle con i professori e, in questo modo, riesco, nella prima mezz'ora, a capire qualcosa di quello che mi si sta spiegando.

<<Tutto chiaro fino a questo punto?>> mi chiede lui quando vede che la mia attenzione sta svanendo.

<<Sì, più o meno ho capito, ma direi che per oggi possa andare, no?>> chiedo speranzosa.

<<Assolutamente no! Dobbiamo lavorare per almeno due ore e siamo ad un quarto del lavoro! Ti devi concentrare, perché se continuerai così non finiremo mai più>>

<<Non hai neanche provato a pensare che sei tu che rendi tutto più noioso?>> ribatto irritata.

<<Questa è filosofia, non si può rendere meno complicata o pesante. Filosofia è questa e basta>> sembra quasi offeso, ma i suoi modi sempre molto educati non lo danno a vedere.

<<Non vuole dire niente questo. Anche fisica può sembrare noiosa, ma non lo è!>>

<<Invece sì, solo che fisica è meno pensante da assimilare rispetto a filosofia: tu sarai anche predisposta verso le materie scientifiche forse, ma bisogna fare tutto>> adesso sta quasi urlando: anche lui, a quanto pare, fa fatica a sopportarmi.

<<Non c'è bisogno di essere portati o meno, basta solo che ci sia qualcuno di bravo a spiegare! Mio padre mi spiegava le basi della fisica quando ero piccola e...>> non posso credere di averlo detto sule serio, spero che non se ne accorga e chiudo il libro di filosofia mettendo fine alla discussione. Daniel mi guarda letteralmente a bocca aperta, credo che stia tentando di dire qualcosa, ma non ci riesce. Sono in imbarazzo così metto tutto nel mio zaino, mi alzo e me ne vado. Sono uscita dalla biblioteca e in poco tempo mi ritrovo sulla moto quasi senza sapere come ci sono arrivata. La accendo, ma una mano calda mi tocca il polso. E' una strana sensazione, nessuno mi ha mai chiamata prendendomi per i polsi: Tommy mi chiama per nome o mi dà dei colpetti, Collin mi prendeva per le spalle, ma nessuno mai mi aveva preso per i polsi. Mi giro, ma so già chi è.

Appena mi giro trovo un'espressione di compassione che mi studia. Questa è proprio l'espressione che ho sempre voluto evitare, per questo non parlo mai della mia famiglia. Non mi piace essere compatita. Io vivo bene con mio fratello e non ho bisogno di nessuno. Daniel non ha ancora mollato il mio polso. Fa freddo fuori, è la metà di Ottobre, ma la pelle dove è appoggiata la sua mano brucia. Daniel sta per parlare, ma non voglio sentire un'altra sua parola che mi dica che non sono adatta a studiare e tanto meno a badare ad un fratello piccolo, così accelero e parto, lasciando la parte di pelle, che prima era a contatto con la mano di Daniel, al freddo e con una strana sensazione. Voglio interrompere le lezioni con tutor. Voglio interrompere volontariato. Non voglio più vedere Daniel.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora