Capitolo 17

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Sento il rumore di una tazza che si rompe. Tommy. Il mio primo pensiero va a lui. E' entrato qualcuno ed io non sono vicino a lui e non posso difenderlo? Gli è caduto qualcosa e si è fatto male? Provo ad alzarmi gemendo di dolore, ma quando arrivo davanti alla porta della cucina sento una voce che parla, immagino a mio fratello.

<<Perdindirindina! Ora come glielo diciamo?>> dive la voce che non riesco a riconoscere con la porta chiusa che ci separa.

<<Non lo so>> risponde ridendo di gusto mio fratello e immagino che stia ridendo per il "perdindirindina". Mi fa sorridere la sua risata ingenua, tanto che per un secondo smetto di essere preoccupata per il fatto che qualcuno sia in cucina con Tommy a quest'ora del mattino. Quest'ora! Guardo l'orologio appeso nel corridoio e mi accorgo che non ho sentito la sveglia e mi fratello deve andare a scuola oggi. <<Puliamo, e non le diciamo niente>> continua mio fratello mentre apro la porta di colpo. Vedo mio fratello in pigiama e Daniel vestito per uscire, uno di fronte all'altro che si guardano complici. I frammenti della mia tazza sono sparpagliati per terra in mezzo a loro.

<<M-ma-ma c-co-cosa...>> inizio reprimendo il desiderio di strangolare Daniel.

<<Stavamo facendo? Credo che tu intendessi dire questo>> continua Daniel sorridendo <<Beh, dato che tu non ti sei svegliata ho pensato che tuo fratello potesse avere bisogno di una mano per scaldarsi il latte>>

<<Come sei entrato?>> chiedo ancora senza capire cosa stia succedendo.

<<Tuo fratello mi ha aperto>> risponde con un'espressione stupita, come se fosse la cosa più normale del mondo che la mattina sia faccia aprire la porta di casa da un bambino capace di farsi manipolare da chiunque.

<<Lo vedo>> lo incenerisco con lo sguardo <<E tu non hai pensato di chiamarmi prima di aprire la porta, da quando?>> mi rivolgo a mio fratello e mi sento come una mamma che sta rimproverando i suoi due figli.

<<Tu stavi dormendo... e poi ieri sei stata male... pensavo che non volessi svegliarti.. pensavo che stavi ancora male>> risponde mio fratello mortificato e nascondendo la testa fra le spalle.

<<Stessi>> sussurra Daniel. Gli lancio un'occhiata feroce.

<<Vai a cambiarti Tommy, ora ti preparo io la colazione>> dico mentre lo accompagno via dalla cucina dando le spalle a Daniel, che sento sussultare. A sentirlo mi ricordo che come pigiama utilizzo solo una maglietta che, nonostante sua molto grande, lascia scoperto un po' il sedere. Mi giro e lo vedo intento a fissarmi le gambe con un'espressione indecifrabile. <<Puoi andare, ce la faccio>> lui non si muove <<Davvero, puoi andare...> inizio a dire, ma senza convinzione. I suoi occhi su di me mi confondono e non so cosa dire. Faccio un passo verso di lui, ma il ginocchio mi cede e cado. Proprio mentre sto per dare un patta per terra mi ritrovo con il braccio con la clavicola sana intono al collo di Daniel e quelle di lui sui miei fianchi.

<<Tu non li vuoi proprio ascoltare i consigli eh? Il dottore ti ha detto che non devi sforzare il ginocchio>> mi sgrida con voce gentile, allora si mette di fianco a me senza lasciarmi la vita ed inizia a camminare per farmi sedere da qualche parte. Faccio per mandarlo via, ma la sua presa è salda e non mi lascia andare. Dato che ho il braccio sulla sua spalla e dato che è molto più alto di me, la maglietta mi si alza lasciando che la sua mano tocchi la mia schiena nuda. Brucia a contatto con la mia pelle, mi vengono i brividi lungo tutta la schiena anche se non sento freddo. Daniel non si limita a farmi sedere su una sedia in cucina, ma mi porta in camera e mi fa sedere sul letto; poi mi guarda come per chiedere il permesso di sedersi, così faccio cenno con la testa per acconsentire. Si siede vicino a me, tanto vicino da sentire il calore che emana anche attraverso lo spesso maglione. <<Daniel, vai di sotto, aspetta mio fratello in macchina e poi lo accompagni. Non è davvero il caso che tu mi faccia da badante. Rimarrò seduta tutto il giorno, promesso>>

<<Smettila di allontanare tutti>> me mette una mano sulla guancia e mi sorride dolcemente. Non capisco e lo guardo perplessa, anche se devo dire che la sua mano sulla mia guancia non mi fa ragionare lucidamente. Riesco solo a pensare a quanto sembrino morbidi i suoi capelli e a quanto devono essere dolci le sue labbra. Come se mi leggesse nel pensiero si morde il labbro e si china ancora di più verso di me <<Vedo come sei realmente, sei una ragazza che combatte tutti i giorni per dare a suo fratello una figura materna e paterna alo stesso tempo, e per questo ne soffri. Hai solo lui e respingi gli altri, ma perché non vuoi che le persone ti aiutino, perché non vuoi che io ti aiuta?>> Daniel sembra quasi stanco.

<<Credo che tu non mi veda come sono realmente>> rispondo distogliendo lo sguardo dai suoi meravigliosi occhi nocciola. Sospira.

<<Possibile, ma non puoi negare che ho in parte ragione. Tu allontani le persone e provi a badare a tuo fratello come se fossi entrambi i genitori, non lo puoi negare>> continua sussurrando. C'è una strana tensione tra di noi.

<<Tommy non deve passare tutto quello che ho passato io e non posso distrarmi con le persone. Devo pensare prima di tutto a lui, perché non si senta abbandonato>> sospiro <<Tutte le persone che ho intorno se ne vanno, mi feriscono e io ho il solo compito di tenere tutto ciò lontano da lui>>.

<<Ti voglio svelare un segreto> mi sussurra all'orecchio. Il suo alito cado mi fa rabbrividire e nello stesso momento chiudo gli occhi abbandonandomi alla sua voce ed al suo respiro sul collo e sull'orecchio <<Non sono tutte uguali le persone e i problemi sono più facili da sopportare se condivisi con qualcuno>> detto questo rimane ancora un secondo vicino a me e lo sento respirare profondamente, come se volesse memorizzare il mio profumo. Poi si alza ed esce dalla mia stanza, lasciandomi seduta sul letto con il con un respiro affannato e l'aria confusa.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora