Capitolo 32

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<<Dobbiamo uscire!>> urlo per quarta volta. Mio fratello non mi parla da ieri sera, è arrabbiato e non voglio stargli addosso, così non provo a farmi considerare. Però dobbiamo uscire adesso o arriverà in ritardo. Con una calma studiata per farmi innervosire mi raggiunge con la giacca e lo zaino in spalla.

<<Hai lasciato il telefono sul comodino>> dice cupo appoggiandolo sgarbatamente sul tavolo. Mi trattengo dal piangere e sgridarlo. Scendo le scale di corsa fino quando mi accorgo di non avere Tommy dietro di me. Risalgo un paio di scalini e lo trovo appoggiato al muro intento ad allacciarsi inutilmente una scarpa con il velcro.

<<Mi stai prendendo in giro?>> sbotto mettendo le mani sui fianchi.

<<Non ho fretta>> risponde continuando a trafficare con la sua scarpa.

<<Dobbiamo andare a piedi e siamo in ritardo>>

<<Come vuoi>> chiude il discorso e mi supera. Faccio un respiro profondo e lo seguo.

Apro il portone e mi blocco terrorizzata guardando mio fratello salire su una macchina. Penso al peggio e scatto in avanti quando mi accorgo che Daniel è alla guida. Il mio cuore riprende a battere e lo zaino mi scivola giù dalla spalla. Mandando in frantumi tutte le mie speranze Daniel esce dalla macchina e mi viene incontro affondando le mani nel cappotto firmato.

<<Lo sapevi che venivo a prenderlo, vero?>> mi guarda cercando di trovare la risposta nella mia espressione.

<<Perché lo dovrei sapere? Non parlo con lui da ieri sera>> ammetto irritata. Ecco perché aveva il mio telefono stamattina. L'ha chiamato. Sapevo fosse arrabbiato, ma al punto di schierarsi con Daniel escludendomi del tutto? È il mio fratellino dopotutto...

<<È arrabbiato?>> chiede sorpreso.

<<Secondo te? Mi ha chiesto se potevamo andare tutti ad uno zoo o roba simile e gli ho detto che non sarebbe potuto accadere. Si è infuriato e mi ha dato della cattiva>> racconto arrossendo alla fine. Daniel abbozza un sorriso che gli si spegne immediatamente. Mi fissa serrando la mandibola e gli occhi. Non capisco. Sembra un'anziana signora che giudica le gonne troppo corte.

<<C'è qualcosa che non...>>

<<Cos'hai lì?>> mi interrompe indicandomi con l'indice. Imbarazzata passo la mano sulla guancia e sul collo, ma lui si avvicina bruscamente puntandomi il dito al petto. Non al centro come avrei fatto io per iniziare a sbraitare contro qualcuno, ma in un punto un po' più in alto e a sinistra. Sbarro gli occhi ricordando vagamente una pressione. Ieri sera ero ancora un po' fatta, quindi alcune cose sono confuse. Avrò sbattuto da qualche parte? Mi sono scritta con l'indelebile qualcosa di imbarazzante?

<<Quindi avevo ragione>> continua troneggiando su di me <<Non ti è mai importato niente di me, non ti sei mai interessata a nessuno nella tua vita ad eccezione di te! Adesso stai iniziando a litigare anche con tuo fratello...>>

<<Ma di cosa stai parlando?>> ringhio ignorando i brividi che mi provocano il contatto con il suo dito e il suo respiro sul viso. Era solo ieri mattina che mi accarezzava i capelli sdraiato nudo nel mio letto, ma mi sembrano successe troppe cose per due giorni.

<<Dopo che mi hai fatto capire che per te è stato solo sesso fra di noi, sei andata a spassartela con un altro>> mi sorprende tanto quanto mi intimidisce questo suo modo di parlare. Non si spinge mai troppo oltre con le parole. Abbasso lo sguardo imbarazzata mentre mi torna il ricordo della mani di Collin sul mio corpo nudo. All'improvviso mi torna in mente la bocca di Collin sul mio petto e il mio fingere che quella bocca fosse quella di Daniel. Faccio un passo allontanandomi da lui.

<<Non è successo niente>> provo a spiegare senza guardarlo negli occhi. Se alzassi lo sguardo e lo incrociassi con il suo sono sicura che sarebbe furioso. O deluso?

<<Infatti, hai tutto il diritto di fare quello che vuoi. Non è mai successo nulla>> si allontana indietreggiando. Resta a guardarmi da sotto le ciglia quando raggiunge la macchina e si gira.

<<E va bene>> grido ridicola <<Se tu e mio fratello avete intenzioni di odiarmi fatelo pure! Non mi farete del male ignorandomi, sto bene da sola: sto bene da sola da cinque anni. E Daniel non provare mai più a presentarti per accompagnare mio fratello a scuola senza chiederlo a me. Non sei suo padre e non lo devi vedere a giorni alterni. E tu Tommy, so che mi senti, dopo questa bravata di chiamare Daniel senza dirmelo dimenticati di andare a casa dei tuoi compagni ogni volta che vuoi>> smetto di sbraitare a vanvera contro i due ragazzi della mia vita perché mi brucia la gola e perché inizio a sentirmi ridicola. "Dimenticati di andare a casa dei tuoi amici"? E sarebbe una punizione? Non sapevo che altro dire dato che non ho mai dovuto arrabbiarmi con lui. Daniel è ancora in piedi davanti alla sua costosissima macchina, ma prima di entrare si gira un secondo e mi sorride con fare di sfida. Con un gesto fulmineo raccolgo lo zaino da terra e glielo scaglio addosso con tutta la forza che ho, ma sono lenta e va a sbattere contro la fiancata dell'auto. Resto a guardare il mio zaino al lato della strada cercando di non far salire le lacrime, ma soprattutto di non ridere ripensando alla mia scenata. Io e Daniel siamo sembrati una coppia sposata e separata che si contende il figlio nelle commedie di serie B, anche se devo dire che non mi è dispiaciuto del tutto questa nostra vicinanza stamattina.

Decido che andare a scuola ormai è superfluo, quindi raccolgo scazzata lo zaino e rientro in casa convincendomi di non aver bisogno di Daniel o dell'amore incondizionato di Tommy. Sono indipendente io, sono indipendente da cinque anni. Sono indipendente da quando mio padre è morto e mi ha lasciata da sola in questo modo. Ok, forse non da sola perché avevo Tommy, ma la responsabilità di crescerlo è toccata a me e ho sbagliato fin dal principio. Io amo mio fratello, ma so di averlo rovinato, lo sto rovinando. Lo sto rendendo simile a me. Spezzato.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora