Capitolo 16

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Per tutto il week-end ho provato a tenermi occupata tra Tommy e faccende di casa, ma oggi è lunedì e devo tornare a scuola, dove dovrò incontrare Michael e Daniel e sinceramente non ne ho molta voglia. Porto a scuola mio fratello e vado nella mia. Parcheggio e vedo che davanti al portone c'è Daniel appoggiato con la schiena. Mi avvicino.

<<Ciao Katherina>> mi dice senza guardarmi.

<<Ciao>> rispondo scontrosa.

<<Ti devo parlare dell'altra sera... cioè... ti volevo chiedere scusa, io no...>> è imbarazzato e si capisce benissimo dal fatto che lui non è mai insicuro quando parla.

<<Tranquillo, spesso mi ritrovo degli ubriachi che mi saltano addosso al bar, non c'è problema>> dico acida per finire il discorso e me ne vado, lasciandolo lì, con uno sguardo ancora più triste. Forse perché non ho la minima voglia di andare al gruppo della beneficenza, la giornata passa in un secondo e mi ritrovo all'ultimo piano, davanti alla porta della solita aula. Entro e vedo tutti e due i ragazzi, così mi avvicino.

<<Ciao>> mi saluta timidamente Michael, mentre io rispondo al saluto con un cenno del capo e con un piccolo sorriso, ovviamente falso.

<<Tra poco tempo deve essere tutto pronto: il capannone è svuotato, abbiamo un bel po' di lavoretti fatti dai bambini della scuola elementare e un po' di cose fatte dai bambini dell'ospedale, abbiamo dei fondi per organizzare l'evento... abbiamo tutto direi, ci manca solo allestire una cosa carina al capannone e portarci molta gente>> interviene Daniel.

<<Va bene allora io vado a prendere gli oggetti da vendere>> dico.

<<Magari vado io che ho la macchina>> interviene Michael imbarazzato.

<<Ti vengo a dare una mano>> gli rispondo prontamente.

<<No grazie ce la faccio...>> ribatte diventando rosso un viso.

<<Smettila!>> divo alzando un po' la voce <<Ci metteremo di meno un due>> ora provo ad addolcire il tono per convincerlo: voglio scusarmi per cime mi sono comportata con lui qualche giorno fa. Michael acconsente e così mentre Daniel si avvia a comprare ciò che gli serve per costruire il banchetto, io e Michael andiamo alla scuola elementare e all'ospedale.
Durante il viaggio in macchina Michael non ha detto una parola, così inizio io a parlare.

<<Senti, mi spiace per come mi sono comportata>> resto vaga perché le scuse non sono proprio il mio forte. Non mi risponde <<Michael, mi hai sentita?>> sbotto.

<<Sì, Katherina, sì ti ho sentita, ma non so cosa dire>> risponde continuando a guardare la strada.

<<Dire che hai sentito e mi perdoni può essere una buona risposta...>> dico sorridente.

<<Non intendo per le scuse, intendo che non so cosa dire dopo la figura che ho fatto davanti a te questo week-end>>è diventato tutto rosso.

<<Stai tranquillo, mi capita spesso di trovare ubriachi quindi non mi ha dato fastidio, e per quello che hai detto, stai tranquillo ok?>>

<<Non va tutto ok>> sbotta <<Sai che mi piaci, sai che ci sono rimasto male e poi fai così>>

<<Così come?>> chiedo confusa.

<<Così, mi vuoi dare una mano, ti fai accompagnare a scuola, sei carina con me per un po' e poi mi tratti come una pezza da piedi. Mi confondi quando fai così>> dice abbassando la voce. Non mi sono mai fatta il problema di non ferire qualcuno. Una volta eravamo solo io, Tommy e Collin e non mi preoccupavo di nulla dato che Collin capiva, mi capiva sempre.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora