Capitolo 31

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Cammino sotto la pioggia. Non ho né giacca è felpa e il freddo è penetrato nelle ossa. Mi gocciolano i capelli sulla schiena facendo appiccicare ancora di più la maglia. Dovrebbero essere le sei del pomeriggio, ma le nuvole scure coprono il sole facendo sembrare tarda notte. Tremo per il freddo, ma non aumento il passo. Voglio stare sotto la pioggia per sentirmi più pulita. La testa ha smesso di girare e mi sento più lucida. Più lucida per capire cosa è appena successo. Non so perché l'ho fatto, ma non me la sento di ragionare ad una risposta valida. Voglio solo arrivare a casa e fare una doccia bollente per superare la giornata. E che giornata. Una giornata di merda.

Ci vogliono venti minuti prima di arrivare, devo solo attraversare la strada ed entrare nel portone. Poi potrò buttarmi tutta questa storia alle spalle. Prendo le chiavi e le infilo nella toppa del portone. Forse non sono del tutto lucida perché non sento più freddo: come fosse del tutto calato il vento. Inoltre mi torna la vista annebbiata... ah no, sto piangendo. Sembra che il cielo si sia fatto ancora più scuro, forse si saranno create altre nuvole. Mi sembra di sentire la voce di Tommy chiamarmi, ma so che è a scuola quindi sento anche le voci, fantastico.

"Kat"

Ancora. Devo farmi una doccia per schiarirmi la mente. Di nuovo, ma aspetta, da quando sembra così grande mio fratello? Non mi sono accorta che gli sta cambiando la voce? Poi un calore mi si irradia dal polso. Un calore familiare e confortevole; capisco che il vento cessato e il divenire più scuro sono dovuti alla presenza di qualcuno dietro di me che mi protegge. Mi scappa una risata triste senza smettere di piangere. Perché sto piangendo? Io non piango, cazzo. Mi sono appena drogata, non dovrei piangere. Ancora il mio nome. Lo collego con la stretta e il calore al mio polso. Mi volto lentamente con un sorriso sulle labbra.

<<Cosa ci fai qui Daniel?>> chiedo stanca.

<<Sei scappata da scuola. Non ti ho più vista e sono venuto qui. Alle due>> mi guarda negli occhi serrando la mascella.

<<Stai aspettando da quattro ore davanti al mio portone?>> continuo senza trattenere le risate. Lui resta a guardarmi con gli occhi spalancati, sembra... preoccupato?

<<Stai piangendo?>>

<<Che ovvietà>> rispondo ironica, girandomi per non guardarlo.

<<Stai bene?>> mi stringe più forte il polso per attirare la mia attenzione. Lo maledico silenziosamente per questo gesto perché adesso vorrei che non mi lasciasse più. So che se mi lasciasse andare il polso mi romperei in mille pezzi.

<<No>> dico secca tornando a guardarlo. Voglio memorizzare i lineamenti del suo viso. La mandibola quadrata e serrata. Gli occhi nocciola striati d'oro pieni di preoccupazione e dolcezza. Le labbra strette in una linea sottile e i capelli sulla fronte che gocciolano. Le vacanze di Natale sono state la mia piccola favola; adesso è finita e non posso permettermi di lasciarlo nella mia vita. Non lo voglio, non voglio un'altra persona capace di ferirmi. <<Stasera puoi farmi il favore di andare a prendere mio fratello: non voglio fargli prendere freddo in moto>>

<<Sì, certo>> annuisce sorridendo. Gli si è illuminato il viso, gli occhi sorridono più della sua bocca adesso.

<<Bene>> interrompo la conversazione ed entro nel portone senza guardarmi indietro. Non lo ringrazio, ho paura che dire quella semplice parola possa farmi crollare: fare la stronza mi riesce meglio. Lo vedo un'ultima volta nel riflesso dell'ascensore che si apre. Mi guarda ferito, ma non si allontana. Entro nell'ascensore e aspetto che le porte si chiudano guardando il suo riflesso farsi sempre più triste. Le porte si chiudono e sento che le barriere che mi sono creata fin dalla morte mio padre, si rialzano. Per un breve momento ho lasciato che Daniel potesse vedere attraverso quei muri, ma adesso ne ho bisogno. Per andare avanti con la mia vita. Per me.

Mi tengo occupata nelle faccende di casa e in cucina per non pensare. A minuti dovrebbe arrivare Tommy e spero solo lui. Non voglio che Daniel entri in casa e mi faccia perdere quella poca convinzione che ho. Inoltre non vorrei litigare come questa mattina, se non peggio. Per non pensarci passo per la seconda volta lo straccio per terra e vado ad asciugarmi i capelli.

<<Kat>> sento sotto il rumore del phon. Lo spengo e lo ripongo accanto al lavandino.

<<Ciao>> saluto entusiasta il mio fratellino che mi viene incontro per abbracciarmi. Mi è mancato durante questa giornata infinita <<Ti sembra l'ora di tonare a casa questa?>> chiedo prendendolo in giro.

<<Ormai sono grande e posso tornare quando voglio>> scherza incrociando le braccia in modo altezzoso <<Ho anche un autista personale se lo volessi sapere>> continua scoppiando a ridere. Io mi incupisco un po' dirigendovi verso la cucina per non farmi notare.

<<Sarei venuta a prenderti io se non avesse piovuto>> spiego tornando seria.

<<Va bene così>> mio fratello si siede a tavola aspettando la cena <<E poi con Daniel abbiamo parlato di andar allo zoo la prossima settimana>> faccio quasi cadere il piatto che ho in mano.

<<Ah si? L'ha proposto lui?>>

<<No>> dice un po' deluso <<Però ha detto che se voglio viene>> gli tona il sorriso sulle labbra al pensiero di andare allo zoo tutti insieme.

<<Credo che non andremo tutti insieme allo zoo, Tommy>> inizio sedendomi davanti a lui in attesa che la pasta sia pronta.

<<Non può venire?>> chiede evidentemente turbato.

<<Non è questo... È che io e lui abbiamo litigato stamattina, quindi non possiamo andare tutti insieme, ma se vorrai andare ti ci porterò io. Oppure se vuoi stare con lui qualche giorno glielo puoi chiedere>> dico tutto d'un fiato esaminando la sua espressione confusa

<<Perché avete litigato?>>

<<Noi... Io e lui... È complicato>> rispondo omettendo la mia colpa. Resto a guardare mio fratello deluso. Mi piange il cuore a vederlo così.

<<E perché non fate la pace?>>

<<Tommy, non si può>>

<<Ma puoi provarci!>> esclama alzando la voce.

<<Non posso>> non so cosa dire. Non gli posso dire che sua sorella ha paura di soffrire ancora o che non è una brava persona <<Io e Daniel non possiamo fare pace. Se vuoi stare con lui qualche giorno glielo puoi chiedere, ma senza di me, ok?>> alzo la voce risoluta. Sto alzando la voce con mio fratello forse per la prima volta. Spaventato della mia insolita reazione, rimane con la bocca aperta, ma non dice nulla. <<Non parliamone più, va bene?>> mi addolcisco sfiorandogli la guancia con la mano. Tommy alza lo sguardo e per la prima volta lo vedo arrabbiato. Si scosta dalla mia mano e si alza.

<<Sei cattiva!>> urla e corre in camera sua.

Lo so. Il problema è che non sono cattiva: sono una stupida stronza e l'ha capito anche mio fratello. Mi viene da piangere, ma non me lo posso più permettere. Ho deciso di buttarmi alle spalle tutta questa faccenda. Sono tornata la solita stronza Katherina Young e non posso permettermi di piangere.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora