Capitolo 12

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Anche questa mattina Michael è venuto a prenderci a casa e durante il tragitto in macchina ho sentito che parlava al telefono con Daniel: di nuovo non sarebbe venuto a scuola perché non si sente ancora bene. Niente lezioni col tutor. Posso prendermi un pomeriggio di pausa e potrò stare un po' con Tommy, magari lo porterò al parco o  al cinema. Arrivati a scuola Michael mi accompagna fino alla porta della mia aula e prima che io entri mi chiede:

<<Senti Katherina, ci siamo divertiti ieri no?>> inizia ad arrossire.

<<Già, ci siamo divertiti, perché me lo chiedi?>> so già dove vuole andare a parare, ma spero di sbagliarmi.

<<Così, mi stavo chiedendo se qualche sera si possa rifare...>> eccola la bomba.

<<Ho Tommy a casa, non lo posso lasciare da solo>> volevo rispondergli con garbo, ma mi è uscito spontaneo un tono acido, comunque Michael si deve ricordare che non sono sempre la ragazza quasi-dolce che vede quando sono con Tommy.

<<Sì, ma potrebbe stare per una sera con una baby-sitter magari>> questo non lo avrebbe dovuto dire.

<<Non ci penso neanche, e poi i soldi della baby-sitter chi me li da? Tu? Ci vediamo Michael...>> mi giro e entro in classe lasciandolo come un beota appoggiato alla porta.

Non mi dispiace di averlo trattato così male, in fondo io non sono gentile, non sono una ragazza da invitare ad un appuntamento e Michael lo sa bene, ha bisogno che glielo ricordi però. Durante l'intervallo mi squilla il telefono e vedo che è un numero sconosciuto: rispondo per vedere chi è a quest'ora.

<<Pronto?>>

<<Ciao Katherina sono...>> il ragazzo dall'altra parte del telefono si interromper per un colpo di tosse. Riconosco la voce di Daniel, capisco che non sta bene data la sua voce impastata e roca.

<<Come hai avuto il mio numero Daniel?>> chiedo scocciata, la conversazione con Michael mi ha davvero messa di cattivo umore.

<<Me lo hai dato te, la prima volta in biblioteca... non ricordi?>> mentre parla sento che la voce è forzata: la starà perdendo a causa della tosse.

<<Ah sì, dimmi, che vuoi?>>

<<Oggi teoricamente ci sarebbero le lezioni, vieni da me oggi pomeriggio?>>

<<Non mi sembra proprio il caso Daniel, facciamo per la prossima volta ok?>> ho già programmato il mio pomeriggio a sorpresa con Tommy e non voglio rimandare.

<<Non possiamo perderci nemmeno una giornata Katherina, dobbiamo vederci per fare le lezioni e non si discute. Ti ricordo che annoto tutte le ore che facciamo e a fine anno dovrò consegnare tutto al preside>> che rabbia quando fa il professorino.

<<Va bene, ma se mi attaccherai qualcosa sarò giustificata dal venire a scuola>> chiudo la chiamata prima che possa dire altro e torno in classe.

Sono davanti a casa sua, durante le ore dopo la chiamata mi ha inviato un messaggio con il suo indirizzo, ed eccomi qui.  Mi apre una donna che credo sia sua madre.

<<Buongiorno, sono Evelyn, la madre di Daniel. tu devi essere la signorina Young, entra e accomodati>> quando supero l'atrio mi ritrovo in un'enorme salone arredato molto elegantemente e raffinato. <<Daniel adesso è in doccia, ma uscirà a minuti, vieni ti porto in camera sua così puoi aspettarlo lì>> e senza molto tempo per farmi rispondere mi scorta fino ad una camera da letto grigia, bianca e rossa: molto carina. Appoggio lo zaino sulla scrivania che sembra piuttosto un tavolo per otto persone su cui è scoppiata una bomba di fogli, libri e penne; noto che davanti al letto c'è una grande libreria di semplice legno e inizio a curiosare leggendo i titoli, prendendo alcuni libri per leggere la trama. Sento bussare alla porta che è socchiusa e lo vedo.

Quando entra, Daniel, indossa un paio di pantaloni larghi e grigi di una tuta e una semplice maglietta bianca che gli tira un po' dalle spalle. I capelli gli gocciolano sul collo bagnando la maglietta che aderisce ancora di più al suo corpo. L'immagine nella mia mente viene spazzata via quando penso al fatto che ha bussato per entrare in camera sua. Con Tommy sono abituata a zero privacy, ma così mi sembra esagerato. Ancora mi sorprende quanto possa darmi fastidio il sue esagerato perbenismo.

<<Sei già qui?>> mi chiede con la voce roca mentre con una mano si strofina i capelli sulla nuca.

<<Mi hai praticamente minacciata di fare la spia al preside se non mi fossi presentata, così ho fatto presto, e poi abiti vicino a scuola: sono venuta pure a piedi>>

<<Ma non hai una moto scusa?>> si siede sul letto e appoggia la schiena al muro.

<<Sì, ma è da un po' di giorni che Michael mi viene a prende a casa per portare me e mio fratello a scuola>>

<<E tu non l'hai ancora strozzato?>> sorride e finge un'espressione incredula. Io sorrido a mia volta.

<<No, stranamente no, ma Tommy preferisce la macchina alla moto dato che il suo zaino gli pesa e così...>> mi accorgo solo quando ho finito la frase di aver rivelato il nome di mio fratello ad un'altra persona.

<<Tommy eh? E' carino come nome>> risponde Daniel con un sorriso appena accennato.

<<... Allora, iniziamo?>> mi siedo davanti alla sua scrivania e prendo il libro di matematica.

Daniel viene a sedersi accanto a me e tira il libro per metterlo tra di noi, ma per vedere bene si avvicina ancora di più a me fino a che le nostre braccia si toccano. Appena c'è il contatto Daniel gira il viso verso di me e mi guarda; io non ci faccio caso subito, ma quando sento che non inizia a spiegare mi giro a mia volta. Non siamo mai stati tanto vicini: i nostri nasi quasi si toccano e il mio ed il suo respiro sono sincronizzati. Non posso fare a meno che guardargli le labbra mentre sento che lui, invece, mi sta guardando negli occhi come se volesse leggere dentro di me. MI soffermo a guardargli le labbra appena appena screpolate dal malessere. Vorrei guardarlo negli occhi, ma non riesco ad allontanare lo sguardo dalle sue labbra. 

Sento il suo respiro affannarsi e con un movimento più veloce della luce, Daniel si gira con una mano davanti alla bocca e starnutisce: meglio così.

<<Scusami, il raffreddore...>> si giustifica mortificato. Mi schiarisco la voce e torno con gli occhi sul libro.

<<Dai non perdiamo tempo che già immagino non sarà molto produttiva questa giornata se sei in queste condizioni>> ribatto senza neanche un filo di dolcezza o sensibilità.

<<Non serve essere così acida, non ho voluto io questa influenza>>

<<Non ho voluto io venire per forza a casa tua per studiare, io te l'ho detto che potevamo fare un altro giorno>>

<<Scusami se voglio darti una mano a passare l'anno, ma a quanto pare tu non vuoi essere aiutata, non ti obbligo a venire qui, quindi se vuoi vattene e facciamola finita>>

<<Io voglio passare l'anno e adesso che abbiamo iniziato tu non mollerai tutto per un motivo così inutile>>

<<Non è inutile, per passare l'anno avrai bisogno anche di un buon voto in condotta, e non riuscirai a prenderlo se non impari a dire parole come "scusa", "grazie" o "per favore", quindi iniziamo dalle cose basilari: l'educazione>> adesso vuole farmi la morale? No, non ce la faccio, così esco sbattendo la porta della sua camera. Arrivata nell'atrio capisco che ho bisogno di lui per superare l'anno quindi torno indietro. Senza bussare rientro nella camera di Daniel e mi siedo. Il ragazzo mi guarda compiaciuto, io gli faccio la linguaccia e riprendiamo a studiare.


Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora