Capitolo 23

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<<Chi è Sophie?>> ripeto perché ho paura che non mi abbia sentito dato che non mi risponde. Ha la mascella contratta e l'espressione accigliata; le sue dita intorno alle mie lasciano la presa scivolano di nuovo sulla sua gamba. Continua non rispondermi, ma posso quasi sentire i suoi pensieri che corrono nella sua mente: sta decidendo se dirmi la verità o no. Rimane ancora per qualche minuto in silenzio, ma poi comincia a parlare.

<<Sai, i miei genitori non sono a casa per Natale e stavo pensando di chiederti se avevi voglia di passarlo con me, ovviamente tu e tuo fratello>> non ha risposto alla mia domanda, non è da lui: è troppo maleducato per i suoi canoni. Sono sorpresa e curiosa.

<<Chi è Sophie?>> ripeto una terza volta senza alterarmi. Dalla sua conversazione di ieri con Michael sono curiosa di saperlo. "Quello che è successo prima di Sophie" sono state le sue parole e dal quel momento mi sono rimaste impresse nella mente.

<<Nessuno>> dice con un tono che tradisce la sua rabbia.

<<Nessuno? E' tutto quello che mi puoi dire? Ieri hai litigato con il tuo migliore amico per "questa Sophie" e mi dici nessuno?>> il mio tono è un misto tra l'offeso e il sorpreso, lo stesso che uso ogni volta che voglio sapere una cosa a tutti i costi. Un tono che Daniel mi ha spesso rimproverato. Lo odio quando mi rimprovera o quando non mi dice le cose come se fossi una bambina.

<<Esatto, ti dico nessuno. Tu non dovresti neanche avere sentito quella conversazione, quindi non hai nulla da pretendere>> per la prima volta assume un atteggiamento che si avvicina alla maleducazione. Mi fa strano non sentire le sue parole gentili ed educate come se pensasse bene ad ognuna di esse, ma soprattutto mi fa strano che non risponda ad una domanda. Cos'ha da nascondere? Insomma lui è Daniel, quel ragazzo che è impossibile da non capire perché non nasconde mai nulla. O forse è quello che vuole far credere.

<<Chi è Sophie?>> continuo con insistenza.

<<Perché te lo dovrei dire? Io non so nulla di te e tu pretendi sempre di sapere tutto della mia vita, non è così che si fa, per avere devi anche dare qualche volta>> dice alzando la voce <<E tu non dai mai nulla, solo critiche e ordini>> è diventato rosso in viso per il troppo urlare.

<<Non è vero che non sai niente di me: vivo sola con mio fratello, ed è l'unica cosa di cui mi importi veramente, non c'è altro da dire>> rispondo seccata.

<<Lascia stare, hai la mania così ossessiva di proteggere tuo fratello da solo-tu-sai-cosa che non ti rendi neanche conto che c'è dell'altro da sapere. Chi sei? Chi è Katherina Young? Quella stronza acida che si fa odiare da tutti o c'è qualcos'altro? Perché mi spiace ma non posso credere che questa sia tu>> ha smesso di gridare, adesso sembra solo stanco. Le sue spalle adesso non danno più l'idea di poter sostenere il mondo intero, ma anzi sembrano crollate, distrutte.

<<Perché non posso essere questa? Scusa se non è perfetta, ma quella ragazza stronza e acida di cui parli sono io>> dico guardandomi le punte delle scarpe. Sono imbarazzata perché fino a pochi minuti fa ci stavamo baciando nella mia classe e adesso mi dice che non sono chi faccio vedere. E se davvero non vuole credere che questa sia io perché non gli andassi più bene così? Non ho il tempo di rispondere a questa domanda che arriviamo a casa mia. Scendo nervosa e, seguita da Daniel, mi avvio verso casa. Non diciamo nulla sulle scale e neanche quando entriamo. Il primo dei due a parlare è ovviamente lui.

<<Lo so che non sei tu quella che sei tutti i giorni>> mi dice sedendosi come esausto sul divano, io resto in piedi davanti al lui, appoggiata alla libreria.

<<Perché?>> rispondo scoraggiata <<Perché così non sarei più una persona da frequentare?>> sto esitando a chiedere quello che voglio, ma alla fine cedo con un sussurro <<Perché non ti piacerei più?>> Daniel alle mie parole si riprende dal suo stato sconsolato e si rimette in allerta. E' teso, seduto sulla punta della seduta del divano e mi guarda.

<<Cosa stai dicendo?>> dice infine abbozzando un sorriso <<E' proprio per questo che so chi sei veramente, proprio perché mi piaci. Oh Dio! Katherina mi piaci così tanto che ti osservo spesso e so chi sei>> Non so cosa dire, così alzo lo sguardo e lo guardo perplessa. Gli piaccio, lo ha appena detto, ma come mai non riesco più a parlare? Io non sono così, io non mi blocco davanti alle persone e sicuramente non mi piace un Mr. Perfezione. Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo quasi subito non trovando le parole. Daniel si alza e sia avvicina a me.

<<Tu sei quella ragazza che da sola si occupa di suo fratello minore da tutta una vita. Tu sei quella ragazza che dice di odiare la scuola perché è troppo intelligente per certi insegnanti. Tu sei quella ragazza che è riuscita a cambiare qualcosa in me. Sei quella ragazza che ha reso un Mr. Perfezione, come mi chiami tu, in grado di amare. Perché sai una cosa?>> Daniel fa ancora qualche passo verso di me fino ad arrivare a sovrastarmi. <<Credo che tu non mi piaccia alla fine... io credo di essere proprio innamorato di te. Ti amo Katherina e mi dispiace se non sono come piaccio a te, ma tu sei esattamente come ti vorrei. Perché io ti amo>>

<<Beh invece io ti odio>> dico secca. Daniel sobbalza come se gli avessi tirato uno schiaffo. La sua espressione non è più fiera come prima; i suoi occhi si distolgono dai miei come se fosse troppo faticoso guardarmi <<Sì, io ti odio perché sei un Mr. Perfezione. Ti odio perché mi correggi sempre. Ti odio perché hai sempre qualcosa da ridire. Ti odio perché... beh ti odio perché ti odio. Ma sai cos'è la cosa che odio di più?>> gli occhi di Daniel, feriti, tonano a guardarmi <<Ti odio perché non ti odio; lo vorrei, davvero, sarebbe tutto più facile senza di te, ma non riesco ad odiarti affatto. Ed è questo il problema: "Ti odio, ma ti amo">> dico le ultime parole lentamente e scandendole bene, in modo che possa sentirle e smettere di avere quello sguardo ferito che mi fa stare male, soprattutto sapendo che è a causa mia se sta soffrendo.

Dopo alcuni secondi durati un vita, finalmente Daniel si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani. I nostri visi sono così vicini che stiamo respirando i nostri stessi sospiri. Ci guardiamo negli occhi come per vedere come realmente siamo strato per strato. La mia mano -non vedo l'ora che la mia clavicola vada a posto- scivola dietro al suo collo, come se fosse un movimento ormai automatico, e aspetto che mi baci. Adesso voglio solo che mi baci e che elimini ogni distanza tra di noi e come avendomi letto nel pensiero, appoggia le sue labbra alle mie con una delicatezza disperata, come se da un momento all'altro potessi evaporare e sparire dalla sua presa. Le sue mani scendono intorno alla mia vita e diventano più sicure strattonandomi ancora più verso di lui facendomi perdere quasi l'equilibrio. Sempre sostenendomi inizia a camminare all'indietro e si siede sul divano facendomi ritrovare seduta a cavalcioni su di lui. Le nostre mani cominciano ad esplorare il corpo dell'altro anche se ormai non saprei più distinguere il mio dal suo. Il bacio diventa meno dolce, più aggressivo, come se avessimo atteso questo momento tanto a lungo. I nostri respiri si affannano e si confondono. La mia mano è nei suoi morbidi capelli castani, mentre le sue stanno percorrendo audacemente la mia schiena scendendo a volte sulle cosce, senza mai spingersi troppo in là. Non ci allontaniamo nemmeno per prendere fiato che mi ritrovo sdraiata su divano. Daniel è sopra di me e si sostiene con un gomito ed una mano all'altezza della mia testa. Con Collin avrei già pensato di fermarmi, avrei sentito una vocina dirmi che c'era qualcosa di sbagliato, ma con Daniel è tutto così naturale, così giusto... Senza rendermene conto mi ritrovo ad allacciare le gambe intono alla sua vita mentre il nostro bacio continua sempre più appassionato.

<<Aspetta>> Daniel si allontana da me con il fiatone, le guance rosse e con gli occhi che brillano <<Non posso>> continua provando ad alzarsi, ma la mia presa è salda e non lo lascio andare via.

<<E' tutto ok>> sorrido e tiro un po' su la testa per dargli un bacio.

<<No, no non posso>> dice mortificato <<Non se prima non ti dirò cosa ho fatto>>.



Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora