Per fortuna è sabato, così non dovrò vedere nessuno che non sia il mio fratellino fino alle sei quando andrò a lavorare al bar vicino a casa nostra. Mi sveglio lo stesso presto perché ho intenzione di portare Tommy al parco e stare tutto il tempo possibile con lui dato che non passiamo molto tempo insieme e, poverino, Tommy passa solo da casa a scuola e da scuola a casa. Gli preparo una colazione degna di memoria e mi vado e vestire. Indosso un paio di leggins pesanti neri ed un felpone bordeaux largo e comodo, un filo di mascara e vado a chiamare Tommy. Entro in camera sua e vedo lo striscione, fatto con il suo lenzuolo che mi ha regalato quando gli ho raccontato di mamma e papà, appeso alla parete della sua camera; mi intenerisco e mi sdraio sul suo letto facendolo svegliare con dei baci dolci sulla fronte.
<<Ciao, Kat>> ha la voce ancora assonnata e gli occhi socchiusi.
<<Buongiorno dormiglione, vieni che la colazione è pronta e poi ti porto al parco>>
<<Davvero?>> adesso non sembra più assonnato dato che è saltato un letto per la gioia.
<<Davvero. In questo periodo non passiamo molto tempo insieme e mi dispiace, ma voglio rimediare quando posso>> gli brillano gli occhi e nel giro di due minuti è già in cucina a divorare la colazione.
Come farebbe una mamma premurosa, mi assicuro che metta una giacca pesante ed una sciarpa dato che ormai si avvicina l'inverno e fuori fa molto freddo. Prendo una palla da calcio e la metto dentro il sedile della moto e partiamo. Mentre guido sento Tommy che mi stringe la vita più forte del solito: una cosa che fa sempre quando è felice o nervoso. Arriviamo dopo un quarto d'ora, prendiamo la palla e andiamo verso il prato che i bambini usano per giocare a calcio; ci sono poche persone, ma alcuni bambini sono dei compagni di scuola di Tommy, così corre a giocare con loro. Io mi siedo sulla panchina più lontana dalle alte mamme in modo da non sentire i loro commenti di disgusto e orrore verso la mia condizione di "ragazza-madre": se solo sapessero la mia situazione. Guardo Tommy giocare a calcio per un'ora, non mi stanco mai di vederlo divertirsi, quando sento una voce alle mie spalle. La riconosco subito.
<<Ciao>> è Daniel. Gli rispondo con un cenno del capo guardandolo solo per un secondo per poi ricominciare a guardare Tommy.
<<Cosa ci fai qui da sola?>> mi chiede sedendosi accanto a me con le mani nelle tasche del giubbotto blu che indossa. Oltre al giubbotto vedo che indossa un paio di jeans scuri, un cappello grigio e una sciarpa abbinata.
<<Non sono da sola>> non lo guardo mentre gli parlo, ma mi giro quando parla lui.
<<E intendi dirmi con chi sei?>> chiede divertito.
<<No, non ti interessa. E tu? Cosa ci fai qui da solo?>> scimmiotto cercando di imitare la sua voce.
<<Non sono da solo>> mi imita a sua volta <<Tra mezz'ora dovrebbe arrivare una ragazza, sono arrivato un po' in anticipo mi sa>> alzo gli occhi al cielo come per dire "immagino". <<Ehi lo sai che puoi anche parlare invece di rispondere a espressioni facciali?>>
<<Scusa?>> adesso lo guardo negli occhi.
<<Hai capito bene. Sono un essere umano anche io io e credo di meritarmi un po' più di rispetto da te>> non lo sopporto quando mi da lezioni di comportamento, non l'ha ancora capito che non sono come lui?
<<Possibile, ma non mi interessa cosa credi tu, e poi se tu che ti sei avvicinato: potrei anche non voler parlare con te>>
<<Non importa, si chiama educazione. Io ti ho visto e, pensando fossi da sola, sono venuto a salutarti: anche se non ti va, per educazione, dovresti almeno trattarmi educatamente>>
<<Come preferisci, ma adesso non sei il mio tutor e non sei autorizzato a darmi lezioni...>> vengo interrotta da Tommy.
<<Ehi Kat, oggi posso andare a casa di Simone?>> mi chiede unendo le mai in segno di supplica.
<<Non so, la mamma di Simone lo sa?>>
<<Sì, se vuoi la chiamo così potete parlare>> in un attimo mio fratello sparisce e ritorna al fianco di una donna sulla trentina. Parlo due minuti con Theresa, la mamma di Simone, e mettiamo d'accordo sul fatto che Tommy sarebbe andato a casa loro adesso, avrebbe mangiato a casa loro e che verso le sei di sera Theresa l'avrebbe portato al bar dove lavoro. Mi piace la mamma di Simone, non mi guarda come se avessi rovinato la vita ad un bambino. Mi accorgo solo quando lei se n'è andata tenendo per mano suo figlio e mio fratello che Daniel è ancora accanto a me.
<<Non te ne sei ancora andato?>> gli chiedo sperando che non veda il mio imbarazzo.
<<No, mi piaceva vederti in versione mamma premurosa>> mi prende in giro con un sorriso appena accennato.
<<Sì, adesso lo sai anche tu che ho un lato che tengo nascosto, avvisate i media!>> ribatto acida.
<<Ma perché non puoi essere sempre così?>>
<<Ma perché ogni volta che qualcuno mi vede così rimane sempre impressionato? Anche Michael mi ha detto le stesse cose>> dico tornando a sedermi.
<<Perché è bello vedere il lato gentile e dolce delle persone, e probabilmente io e Michael diciamo le stesse cose non perché ci organizziamo, ma perché è la verità>>
<<Come vuoi, senti io adesso vado a casa>> mi alzo e mi allontano da lui, ma mi blocca per la terza volta per i polsi.
<<Katherina aspetta, la ragazza che ti dicevo mi ha appena scritto che mi da buca, ti va se stiamo un po' insieme oggi?>> la mia pelle brucia a contatto con la sua e in poco tempo tutto intorno a noi sparisce.
<<Sì>> rispondo senza pensare. Tempo fa avrei almeno fatto un po' resistenza, ma questo ragazzo mi confonde le idee: se in un momento lo odio e lo vorrei seppellire insieme ai suoi modi educati e pesanti, in un altro momento mi piace quando mi spiega le cose da studiare e mi piace quando mi prede per i polsi per chiedermi qualcosa arrossendo ogni volta.
Trascorriamo la mattina bevendo cioccolata calda e passeggiando nel viale del parco affiancato da alberi con foglie ormai gialle e rosse da entrambi i lati. Per pranzo andiamo ad una tavola calda e mangiamo qualcosa di molto semplice, ma Daniel insiste per pagare così, dopo una corsa alla cassa per chi arriva prima, gli permetto di pagarmi il pranzo.
<<Adesso mi ucciderai ma ti devo chiedere un favore>>
<<Dimmi dai>> dico sorridendo.
<<E' molto tempo che non andiamo al capannone e dobbiamo davvero lavorare tanto per metterlo a posto, è Novembre ormai>> mi chiede timoroso della mia risposta. Voglio passare ancora del tempo con lui e mi stupisco di pensarlo, così ancora una volta la mia bocca parla senza alcun comando.
<<Va bene, ma mi devi un favore>> Daniel sorride sorpreso, mi prende la mano e mi trascina tutto contento dalla sua macchina. Non sfilo la mano dalla sua, ma mi sento strana: è la prima volta che mi prende le mani. Vedo che anche lui è colpito dalla sua azione, ma non mi lascia andare.
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Ti odio, ma ti amo
Romance03/12/17 #526 - 22/09/17 #880 - 20/09/17 #986 ❤️ Passo velocemente in rassegna tutte le mie conoscenze per capire chi possa scrivermi una lettera invece che mandarmi un semplice messaggio, ma mi viene in mente solo mia zia che dato la sua recent...