Capitolo 14

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Con mia grande sorpresa in macchina non restiamo in silenzio, ma scherziamo e ridiamo tutto il tempo. Ridiamo sui nostri gusti musicali, soprattutto lui ride di me perché, a suo parere, ho una cultura musicale pari a meno di zero.

<<Vedi che non sono così odioso>> mi dice lui smettendo di ridere, ma sempre con un sorriso contagioso e meraviglioso.

<<Stai attento a non confondere simpatia con compassione>> scherzo.

<<Compassione per cosa?>> ribatte facendo il finto offeso.

<<Beh, una ragazza ti ha appena tirato un pacco esagerato e sarebbe stato scortese non farti compagnia dopo il tuo due di picche amoroso>> lo prendo in giro teneramente.

<<Cosa!?>> dice fingendo di essere sbalordito <<Non mi ha dato il due di picche, ma si è solo accorta che avrebbe dovuto portare il cane di sua nonna dal veterinario, e poi tranquilla che non ci sto tanto male, mi sarei sicuramente annoiato con lei>> l'ultima frase la dice di corsa, arrossendo.

<<Cosa ne sai? Potresti aver perso la ragazza della tua vita questo pomeriggio>> continuo a scherzare

<<Non credo, un sacco di ragazze mi chiedono di uscire, ma poi o si scopre che vogliono solo "quello", oppure mi piantano in asso all'ultimo>> mi dice abbassando il tono della voce come se fosse imbarazzato.

<<Solo "quello"?Sesso? Non è mica una parolaccia, Mister Perfezione>> lo prendo in giro cercando di ritiralo su di morale.

<<Mister Perfezione? Cos'è un insulto per caso? Guarda che se lo era ti butto fuori dalla macchina in corsa>> è tornato a sorridere. Finalmente! Cioè, bene...

<<No, non è un insulto, ma è solo che tu dai l'idea del ragazzo troppo perfetto e che pretende sempre la perfezione dagli altri, non è un male voler raggiungere il massimo, ma dico solo che a volte si potrebbe prendere anche una pausa>>

<<Do davvero quest'impressione? Non me ne sono mai accorto, ma nella mia famiglia mio padre e mia madre sono importanti imprenditori e loro sono cresciuti in famiglie di altrettante persone importanti che hanno dato il massimo nella loro vita, io non voglio rovinare tutto>> mi dice guardandomi quando ci fermiamo ad un semaforo arancione.

<<E' questo che dico, tu vuoi sempre convincere qualcuno che sei bravo a scuola e in tutto quello che fai, e forse non lo fai troppo per te stesso. Questo secondo me ti porta a fare tutto nelle regole: prendi adesso per esempio, il semaforo era arancione, la strada vuota, ma ti sei fermato lo stesso aspettando che il semaforo arrivasse rosso. Ripeto che non è una cosa sempre spiacevole, ma a volte intimorisce le persone che non sono "al tuo livello">> gli dico sinceramente continuando a guardarlo negli occhi.

<<Scusa, non me ne sono mai accorto. Forse non è vero che faccio tutto questo per gli altri, io ci credo in quello che faccio, se voglio arrivare al massimo lo faccio per me stesso. Forse siamo così tanto diversi che è difficile capirci>> ci rimango male a quello che dice. Non che l'abbia detto veramente, ma mi è sembrato come se dicesse che non sono abbastanza sveglia da arrivare ai suoi livelli per capire bene quello che fa. Torna il ragazzo che non sopporto, il ragazzo che vorrei non aver mai conosciuto e con cui non vorrei avere a che fare, il ragazzo con la vita perfetta mentre io, tra scuola, compiti e lavoro, devo anche pensare ad un fratellino a cui non do abbastanza attenzioni. Non rispondo perché ci stavamo divertendo e non voglio rovinare tutto come al mio solito, ma quando passano cinque minuti di silenzio è Daniel che riprende a parlare.

<<Adesso sei offesa?>>

<<No Daniel, è che non vorrei parlare e dire delle cavolate dato che a quanto pare non capisco niente>> ribatto seccata.

<<Non ho detto che non capisci niente, ho solo detto che siamo diversi, è difficile capire qualcuno con una vita tanto diversa dalla tua, ma lo stesso è per me>>

<<Già, ma intanto sei tu quello con la vita perfetta, sei tu quello con la famiglia perfetta, anzi quello che la famiglia ce l'ha almeno. Io sono l'altra persona con la vita incasinata, la persona da cui ogni madre vuole allontanare i propri figli, ma sono così: non mi piace studiare e di conseguenza non raggiungo il massimo negli studi, non sono una madre e non raggiungo il massimo con Tommy, solo solo Katherina>> incrocio le braccia e mi giro a guardare fuori da finestrino.

<<Ma scusa, sei tu quella che ha iniziato a criticare il mio modo di essere dicendo che non sarei mai stato accettato dalle ragazze per il mio carattere da perfettino>> alza un po' la voce continuando a guardare attentamente la strada. Il capannone è parecchio distante dal parco e quindi sono costretta a stare chiusa in macchina a discutere con Daniel per un bel po'.

<<Era un consiglio razza di idiota, volevo darti una mano a non farti scaricare da qualunque ragazza: tutte vorrebbero uscire con te a scuola, insomma, guardati, ma pensandoci hanno paura di non sembrare alla tua altezza e così rinunciano in partenza>> inizio ad alzare la voce anche io, ma Daniel non mi risponde, continua a guidare come se non avessi neanche parlato. Dopo altri dieci minuti arriviamo al capannone, parcheggiamo e senza dire una parola scendiamo dalla macchina ed entriamo nel luogo in cui organizzeremo la "festa" per fare beneficenza. Si muore di caldo dentro il capannone, anche se fuori si sta bene solo se si ha una giacca bella pesante, qui dentro si starebbe bene anche in costume, così mi tolgo la giacca, mi rimbocco le maniche del maglione e mi avvicino agli scatoloni per vedere se sono tutti vuoti o se potrebbero servirci. Intanto vedo Daniel che inizia a portare le lastre di metallo verso la porta, quando, dopo la seconda che porta a fatica, si toglie la maglietta per non avere così caldo immagino. 

Lo guardo di nascosto perché teoricamente sono ancora arrabbiata con lui, infatti mi metto di in posizione strategica per poterlo guardare senza fare una figuraccia. E' proprio bello: non è un pompato come molti ragazzi della mia età e non è neanche un mingherlino, il suo fisico è perfetto. Ha le spalle larghe e muscolose come quelle di un nuotatore, gli addominali scolpiti sull'addome come se ogni giorno, mentre ripassa filosofia o storia, si mettesse a fare addominali per divertimento. Anche se si è tolto la maglia comincia a sudare e immagino che sia per lo sforzo, sono tentata di chiedergli se vuole una mano, ma sono ancora arrabbiata con Mister Perfezione e non voglio dargliela vinta.

<<Hai bisogno di una mano?>> mi chiede mentre prende sulle spalle una delle lastre con disinvoltura; adesso ha le braccia alzate e tutto il fisico in tensione per lo sforzo ed è bellissimo.

<<No, ce la posso fare anche da sola>> rispondo acida mentre fingo di guardare il contenuto di uno scatolone per la terza volta. Dopo questa mia risposta mi giro di spalle e continuo a fare il mio lavoro senza guardarlo. In uno scatolone trovo un plico di fogli, così li prendo e vedo di cosa si tratta, ma una ciocca di capelli sfugge dalla presa dell'elastico e, quando sto per rimetterla dietro l'orecchio, Daniel, con un gesto molto delicato, mi precede e me li sistema di nuovo insieme agli altri. E' dietro di me, ancora a torso nudo con la maglietta sulla spalla, lontano più o meno dieci centimetri dalla mia schiena, ma gli sento il respiro affannato sul collo dato che si avvicina per guardare anche lui cosa c'è scritto sul plico di fogli che ho in mano.

<<Questa è un'altra cosa che dovresti migliorare per essere il massimo: ringraziare, ringraziare più spesso e chiedere per favore, scusa o un aiuto quando ti serve>> mi dice con lo sguardo duro fisso sul plico di fogli.

<<Vorresti dire che sono orgogliosa?>> gli con una voce mista tra malizia e acidità.

<<Esattamente, credo che tu sia la persona più orgogliosa che io abbia mai conosciuto>> adesso sorride, ma continua a scrutare attentamente i fogli <<Andiamo, direi che per oggi può andare e comunque sono le cinque e dieci, dovrai andare a lavorare>>

<<Se ti levi da dietro di me e smetti di respirarmi sul collo come un serial killer mi giro anche, evitando di restare qui tutto il giorno>> detto questo Daniel si gira con un gesto molto teatrale avvicinandosi, per un secondo, ancora di più al mio viso rivolto a lui; allora si mette di fianco a me e allarga un braccio facendomi segno di avviarmi alla porta.




Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora