Capitolo 37

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Questa volta lotterò per te. Le parole mi rimbombano nella mente durante il tragitto verso casa. Nonostante io sia convinta della mia decisione di allontanarlo, mi piace sentirmi dire che lotterà per me. Mi vengono in mente mio fratello, le sue risate la mattina di Natale e la sua delusione quando gli ho detto che non ci sarebbe stato più un noi con Daniel. Abbiamo litigato, mi ha tenuto il broncio per molte settimane fino a che le cose non si sono risolte da sole. Il problema è che non si sono affatto risolte: lui ci tiene ancora a Daniel e lo so perché ci tengo ancora anch'io. Tra un pensiero e l'altro arrivo a casa e salendo le scale provo a immaginare come sarebbero andate le cose se fossimo rimasti insieme: in tutti gli scenari alla fine rimango da sola, ferita e delusa. No, ho fatto la cosa giusta per me e per mio fratello. Me lo ripeto sotto la doccia per scacciare dalla mia memoria l'ultima frase detta da Daniel. Ho fatto la cosa giusta anche perché in questo modo avrò tutta l'estate da dedicare a mio fratello: mi divertirò senza avere l'assiduo pensiero di un ragazzo.

Durante la prima settimana di vacanza Tommy ed io non ci separiamo mai, giochiamo, e leggiamo tutto il giorno. Lo vedo così felice e sereno e sapere che è anche per merito mio mi riempie di gioia. Due giorni dopo la fine della scuola nostra zia è venuta a controllare che fossimo ancora vivi. Sapute le nostre ottime condizioni di salute, con grande dispiacere, ci ha dato più soldi del solito ed è ripartita verso l'ignoto. Credo che abbia incontrato Tommy solo tre volte durante le sue visite periodiche, non ho mai voluto che lo vedesse per evitare di dare spiegazioni a mio fratello. Questo incontro è stato inevitabile perché nostra zia non mi aveva avvertito della sua visita. Tommy la guardava incuriosito e diffidente, solo dopo gli ho spiegato chi fosse e cosa facesse per noi. Immagino che non abbia capito del tutto, ma non ha fatto domande e preferirei cancellasse la questione.

Non ho nessun contatto con i miei compagni di scuola: loro non mi cercano e a me non interessa essere cercata quindi sono tranquilla così. A malincuore devo ammettere però che la vicinanza di ragazzi della mia età inizia a mancarmi, soprattutto di Michael (a Daniel non voglio nemmeno pensare). Perché devo ammettere che vederlo l'ultimo giorno di scuola a casa di Daniel mi ha ricordato che nonostante tutto lui era l'unico amico che avevo e, per quanto io non l'abbia mai voluto dimostrare, mi sono affezionata a lui. Comunque lui non si fa sentire ed io non lo chiamo, sono troppo orgogliosa per fargli capire che un po' mi manca.

L'estate quindi si prospetta tranquilla, io mi sto convincendo che per tre mesi non ci saranno problemi quando, rientrando da una giornata al mare, noto una lettera nella buca della posta. Passo velocemente in rassegna tutte le mie conoscenze per capire chi possa scrivermi una lettera invece che mandarmi un semplice messaggio, ma mi viene in mente solo mia zia che dato la sua recente visita non dovrebbe avere nulla da dirmi. Prendo la busta e la osservo: semplice carta bianca ruvida. È un po' sporca, di polvere sembra, e un angolo è piegato. La giro e mi si raggela il sangue nelle vene mentre leggo il mittente. La metto velocemente in tasca per non farla vedere a Tommy e saliamo le scale.

<<Cos'è?>> mi chiede guardando in direzione della lettera che deve aver visto.

<<Nulla>>

<<Dai, dimmelo>> insiste allungando una mano verso la tasca.

<<Non ti preoccupare è solo la tua lettera per Hogwarts>> tento di sviare.

<<Mi stai prendendo in giro: sono troppo piccolo per riceverla>> dice imbronciato, gli arruffo i capelli ridendo e le domande sulla posta vengono archiviate e dimenticate.

Tommy, stanco dall'intensa giornata, cena e va subito a dormire lasciandomi da sola con la lettera. Finisco di sparecchiare e mi siedo sul divano con la busta sulle gambe. Ho paura di leggerla. La rigiro sperando per l'ennesima volta che sia cambiato il mittente, ma è sempre lo stesso. È l'istituto di detenzione e so chi mi sta scrivendo. Apro la busta e tiro fuori un foglio strappato da un'agenda piegato a metà. C'è scritto "per Kate" al centro. La voglio davvero leggere? No, richiudo la busta e la lascio sul divano. Vado in camera, mi cambio e provo a dormire.

Sì. Voglio sapere cos'ha da dirmi. Torno in sala e mi risiedo convinta sul divano. La calligrafia è pessima, sembra quella di un bambino che scrive bendato.

"Ciao Kate. Immagino che tu non sia contenta di aver ricevuto questa lettera, ma voglio dirti che sto per uscire. Non so se Daniel sia venuto a cercarti e se ti abbia raccontato di me. Da quando gli ho chiesto di trovarti non l'ho più visto. Ti ha cercata? Ti ha parlato di me? Cosa ti ha detto? In questi mesi ho pensato molto a questi interrogativi e alla fine ho deciso di dirti tutto io stessa. Sono in carcere come avrai notato, ma appunto tra un po' dovrei uscire, non so bene quando perché ho perso la condizione del tempo, ma so che la mia libertà si sta avvicinando. Conosco Daniel da qualche anno ormai e lui è coinvolto nel mio arresto: era coinvolto nella morte di sua sorella, ma è scappato prima di farsi beccare. Adesso vuole spacciarsi per un bravo ragazzo. Non ti serve sapere altro perché, quando uscirò, potrò spiegarti tutto di persona. Esatto, voglio vederti. Voglio vedere sia te che tuo padre che Denny. Non è una richiesta."

Rimango con gli occhi sbarrati a fissare il foglio che ho tra le mani. Ho paura, posso quasi sentire mia madre che mi spia. Non è una richiesta. Vuole costringermi a incontrarla dopo che mi ha fatto capire che non sa della morte di papà e il nome di suo figlio? Sento il bisogno di parlarne con qualcuno, sento il bisogno di parlare e basta, ma non so chi chiamare: è tardi e nessuno sa di questa storia. Nessuno tranne Daniel.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora