Capitolo 34

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È l'ultimo giorno di scuola. Non riesco a trovare un solo motivo valido per cui valga la pena andarci, ma so che se non vedessi Daniel oggi potrei non rivederlo per troppo tempo. Ho passato dei mesi a convincermi di non aver bisogno di lui e in questi mesi sono diventata un fantasma. Ormai non sono altro che un corpo senza vita che vaga per la casa.

Non mi preoccupo dell'aspetto: tanto so che uno strato di trucco non coprirebbe i segni della stanchezza. Quindi indosso semplici pantaloni della tuta, una canottiera ed esco struccata. Accompagno mio fratello a scuola e per la prima volta dopo settimane vado al liceo anch'io.

Nessun insegnante ha intenzione di fare lezione, quindi riesco tranquillamente a rimanere seduta al fondo della classe a rileggere per la terza volta uno dei volumi regalatomi a Natale. Se chiudo gli occhi posso ancora vedere la sorpresa e la gioia di Tommy nell'aprire i regali. Posso ancora sentire la sensazione di conforto che trasmetteva Daniel quando mi era accanto.

Alzo qualche volta lo sguardo dalle pagine per controllare che non stiano parlando con me. L'insegnante di lettere sta leggendo una rivista di automobili mentre i miei compagni organizzano l'estate e l'intero anno prossimo. Sarà facile per me: passerò l'estate con mio fratello e poi dovrò ripetere l'anno. Le lezioni aggiuntive con il tutor sono bastate a farmi mantenere la sufficienza nel primo quadrimestre, ma avendole interrotte e non essendo più andata a scuola per la maggior parte dei giorni, mi stupisco che mi abbiano fatta entrare questa mattina.

Le ore sembrano non terminare mai, ma finalmente sento il suono che mi permette di non tornare in questo schifo di posto per l'estate intera. Al suono della campanella i mei compagni iniziano a spingersi per riuscire a lasciare l'aula per primi; io aspetto che tutti siano usciti per non trovarmi in mezzo a folle di ragazzi eccitati all'idea di libertà. Il primo passo fuori dall'edificio mi lascia uno strano senso di sollievo, rimpiazzato subito dall'ansia di non riuscire a vedere il ragazzo dagli occhi color nocciola che mi ha stravolto la vita.

Allungo il collo per cercarlo tra la folla, rimango in cima alle scale per avere una buona visuale, ma non c'è. Mi rassegno stringendomi nelle spalle e abbandonando la posizione strategica.

<<Lo speravo che almeno oggi venissi>> il suono della sua voce mi fa risvegliare da un intorpidimento durato mesi. Alzo lo sguardo e lo vedo dall'altra parte della strada con le mani in tasca e un sorriso timido. Fiera di aver lasciato lo zaino a casa, senza pensare, corro verso di lui e lo abbraccio nascondendo il viso sul suo petto. Tossisce per riprendere fiato e mi stringe a lui.

<<Mi sei mancata>> bisbiglia sul mio orecchio. Mi sfuggono allo stesso tempo una risata e una lacrima. Mi prende il viso tra le mani e mi allontana per guardarmi negli occhi.

<<Ho fatto un casino>> dico di slancio senza lasciarlo parlare. Mi guarda con un'aria triste, ma sorride.

<<Sì>> risponde. Vorrei rimediare, vorrei scusarmi, vorrei dirgli che anche lui mi manca, ma la mia bocca rimane sigillata e i miei occhi incollati ai suoi che lo supplicano di capire. Mi stringo di nuovo a lui per smettere di pensare. Posa la bocca sulla mia testa e, proprio come me, annusa il mio profumo per imprimerselo nella memoria. Sa di muschio e di libri e il suo odore basta per calmarmi.

<<Kat>> mi chiama l'ultimo ragazzo che avrei voluto incontrare <<Hai fatto in fretta a trovarti un nuovo passatempo>>

<<Meno di quanto ci abbia messo per mollare te>> gli risponde Daniel lasciandomi sbalordita. È arrossito, ma tiene gli occhi fissi sul viso di Collin. Mi tiene stretta a sé con un solo braccio, ma troppo forte: come se avesse paura che lo lasciassi di nuovo per andare con Collin. Apprezzo e gli sono grata per il gesto di difesa nei mei confronti.

<<E tu saresti?>> gli chiede Collin lasciando trasparire la collera. E adesso? Chi sarebbe lui? Daniel non risponde <<Non sei nessuno, ecco chi sei. Ma non è colpa tua amico: è fatta così. Prima se li scopa e poi li molla in mezzo alla strada. Fidati di uno che pensava di averla salvata. Dal brutto giro intendo>> sia io che Daniel restiamo basiti dalle sue parole. Salvata? Brutto giro? Se li scopa? Ma "li" chi?

<<E' stata con tutti i ragazzi della mia band prima di me, pensavo fosse cambiata, pensavo di essere quello che l'avrebbe fatta smettere, ma mi ha usato per il sesso come con tutti gli altri>> spiega Collin rimarcando la parola "sesso" come fosse un insulto. Mi volto verso Daniel che ha la mascella serrata. Attiro la sua attenzione e con gli occhi provo a spiegargli che sta mentendo e che non ne vale la pena.

<<Io>> dice Daniel con un tono troppo rimarcato. Sta trattenendo il fiato come per sembrare più alto o minaccioso. Gli occhi che ho sempre visto gentili si sono velati di freddezza <<Io sono Louise>>. Adesso quelli scioccati siamo io e Collin. Questo rimane con gli occhi sbarrati per qualche secondo per poi allontanarsi spaventato e borbottando delle scuse.

Louise? Louise era mia madre, ma credo proprio di dover dire che è mia madre. Resto a guardarlo senza il coraggio di muovere un muscolo. Non mi nota: è concentrato a fulminare con lo sguardo le spalle di Collin. Non può essere che sia ancora in contatto con lei dopo tutto quello che gli ha fatto passare. Non voglio crederci, ma è l'unica cosa che la mia mente riesce a formulare: che Daniel e mia madre siano ancora nello stesso giro di anni fa. Finalmente Daniel torna a guardarmi e cerca di capire dalla mia espressione a cosa io stia pensando.

<<Mi dispiace>> ammette chiudendo gli occhi.

<<Di cosa?>> riesco a chiedergli con la voce rotta.

<<Di tutto>> mi bacia sulla fronte soffermandosi più del dovuto. Chiudo gli occhi e lascio che la tensione venga spazzata via dalla vicinanza del ragazzo che amo.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora