Dopo quanto è successo questa mattina ho intenzione di chiamare Daniel per dirgli di non venire oggi per le lezioni; infatti dopo che è uscito dalla mia stanza sono rimasta seduta sul letto senza sapere cosa pensare. Ho pensato tutta la mattina alle sue parole e alle sensazioni che ho provato mentre le diceva senza trovarne un senso. Dovrebbe arrivare tra circa mezz'ora perché stanno finendo le lezioni e mi ha detto che sarebbe venuto direttamente da me, così faccio una doccia per togliermi l'odore di ospedale da ieri e preparo qualcosa da mangiare per pranzo. Inizio a mangiare un po' di pasta quando suona il campanello. Prima di arrivare zoppicando alla porta ci metto cinque minuti buoni e prima di aprire faccio un profondo respiro come per prepararmi. Apro.
<<Stavo per chiamare qualcuno, pensavo fossi morta durante la mattinata>> mi dice con un sorriso smagliante.
<<Non è facile zoppicare fino a qui in pochi secondi>> ribatto scontrosa.
<<Stai mangiando?>> mi chiede passandomi un dito sull'angolo della bocca. Rimango imbambolata dal gesto e mi godo il suo tocco, che come al solito fa bruciare la pelle a contatto con la sua <<Sei sporca di sugo...>> dice per dare una spiegazione al suo gesto vedendomi confusa. Il viso gli diventa leggermente rosso per l'imbarazzo.
<<Sì, mi sono fatta un po' di pasta, tu hai mangiato?>> chiedo riprendendomi dai miei pensieri sulle sue mani e sul suo sorriso.
<<No, speravo fossero rimasti degli avanzi>> Daniel è ancora sul ciglio della porta che aspetta che gli dica di entrare.
<<Dai entra che forse è rimasto qualcosa>> dico infine con un mezzo sorriso.
A differenza del viaggio per aprire la porta, al ritorno Daniel mi tiene come questa mattina da un fianco e mi aiuta a camminare. Posa la giacca su una sedia in cucina rimanendo in camicia. Gli riempo il piatto con la pasta ancora nella pentola: avevo immaginato che non sarebbe riuscito a mangiare così ne ho preparata per due persone. Poso il piatto sul tavolo e visto il mio gesto, Daniel si siede nel posto davanti al piatto che ho appena servito, io torno a sedermi a capotavola, vicino a lui.
<<Posso dire una cosa?>> chiede interrompendo l'imbarazzante silenzio che si è creato rigirandosi la forchetta nel piatto.
<<Fai un commento sulla mia cucina e ti sbatto fuori a calci, ginocchio malato o meno>> rispondo acida.
<<L'opposto. Volevo dire che non ti avrei mai immaginato a cucinare, ecco immaginavo che ogni volta che dovessi mangiare chiamassi una pizzeria o prendessi cibo da asporto; invece mi devo ricredere perchè è davvero buona>> dice ironico indicando con lo sguardo il piatto che ha davanti.
<<Molto spiritoso>> ribatto sorridendo appena <<Dai dimmi cosa c'è di così importante da interrompere il bellissimo e poco imbarazzante silenzio tombale creatosi>> continuo divertita. Daniel ride e a la sua risata non mi fa sorridere come al solito, ma mi fa rimanere incantata dal suo suono. Comunque sorrido guardandogli le labbra.
<<Tom... tuo fratello questa mattina mi ha chiesto se domani può andare a dormire da... non mi ricordo il nome del bambino... comunque quello da cui è già andato molte volte: ha detto che la sua mamma ti sta simpatica>> dice Daniel guardando in basso per cercare di ricordarsi il nome che si è dimenticato.
<<Ah sì, ho capito, beh penso di si, ma oggi quando lo andrai a prendere non glielo dire, voglio essere io a dirglielo>> dico seria.
<<Va bene mamma orsa>> risponde con un sorriso meraviglioso, tanto per cambiare <<Ma parlando di cose serie, mi sono fatto dare gli argomenti fatti nella tua classe e come primo giorno da invalida hai avuto fortuna perché c'è stato sciopero e sono mancati tutti i tuoi insegnati esclusi quelli di fisica e ginnastica>> riprendo tornando quasi serio. Assumo un'espressione imbronciata perché ho capito che dovremo fare fisica oggi, cosa mai fatta dato che è l'unica materia in cui vado bene. Daniel però continua <<Dato che è un argomento delicato per te quello della fisica, pensavo di fare qualcosa didiverso. Oggi hanno iniziato astronomia e volevo portarti in un posto>>
<<Non so se ricordi che sei stato tu a dirmi di ascoltare quello che mi ha detto il dottore: non posso muovermi>> scimmiotto.
<<Esatto, il dottore ha detto che non devi sforzare né la gamba né la clavicola, ma non dovrai fare nulla di tutto ciò: io penso a guidare e a darti una mano per quel poco che cammineremo, tu devi solo pensare a cambiarti perché non penso che tu voglia una mano in questo>> finendo la frase diventa rosso in viso e abbasso lo sguardo.
<<Veramente mi servirebbe una mano>> dico strizzando gli occhi <<Quindi è deciso, si sta a casa>> dico soddisfatta.
<<Eh no mia cara>> dice ironico <<Anche se dovessi vestirti completamente io ti porterò in quel posto perché è tutto già organizzato e anche perché se dovessi iniziare a spiegare mi diresti per tutto il tempo che sono noioso e non sono capace, così noi oggi usciamo>> finisce in tono solenne e deciso.
<<OK, OK>> dico annoiata <<Però mentre mi preparo tu sparecchierai e farai partire la lavastoviglie: immagino che un piccolo secchioncello come te ne sia capace>> scherzo. Mi alzo e vado a cambiarmi. Scopro che riesco a vestirmi quasi completamente, ma non riesco ad allacciarmi le scarpe e il reggiseno. Anche se per la seconda cosa ho davvero provato di tutto, rinuncio e vado in salotto per farmi aiutare con le ultime cose. Trovo Daniel seduto sul divano con lo sguardo puntato verso una foto mia e di Tommy sulla mensola, decido di non farci caso e richiamo la sua attenzione schiarendomi la voce.
<<Ora tocca a te, o mio salvatore>> dico con una voce melodrammatica, poi rido e continuo <<Devi darmi una mano con le scarpe e con il reggiseno>> mentre lo dico abbasso lo sguardo per l'imbarazzo, non che mi vergogni, ma neanche Collin aveva mai toccato il mio reggiseno e invece adesso sto chiedendo a Daniel di allacciarmelo. Diventa paonazzo anche lui per l'imbarazzo ma non dice nulla e si avvicina a me cominciando ad allacciarmi le scarpe. Da quando sono entrata nella stanza non mi sono più mossa, così adesso sono in piedi davanti a divano con Daniel inginocchiato a me per farmi il nodo alle stringhe. Finito con le scarpe si alza e si ritrova davanti a me, più alto di parecchi centimetri. Siamo molto vicini e ci guardiamo negli occhi, non c'è più l'atmosfera scherzosa di quando eravamo a tavola, adesso siamo entrambi seri e in silenzio. Daniel mi guarda molto intensamente, come se volesse leggermi dentro, e per poco io non mi dimentico di girarmi. Lentamente gli do le spalle e mi avvicino ancora un po' a lui: i nostri corpi non si toccano, ma anche dal mio maglione molto largo e pesante riesco a sentire il calore che emana.
<<All'ultimo stretto>> dico prima che possa farmi qualche domanda, sto guardando davanti a me e non lui perché so che se lo dovessi guardare potrei perdere le testa. Daniel lentamente mi scosta i lunghi capelli dalla schiena mettendomeli sulla spalla, poi infila le mani sotto il maglione dove entra a contatto con la pelle della mia schiena. Come ieri sera rabbrividisco. Le sue mani sono impacciate ed inesperte, una cosa che mi fa sorridere dato che so che ogni ragazza della nostra scuola vorrebbe saltargli addosso. Quando sente i ganci fa il più velocemente possibile e poi toglie, con la stessa rapidità, le mani dal maglione facendomi rabbrividire un'altra volta. Con la stessa velocità con cui gli ho dato le spalle mi volto e mi ritrovo davanti a lui, che ha ancora le mani sui miei fianchi. Abbiamo entrambi il respiro affannato, come se avessimo corso per un chilometro. Daniel si china su di me eliminando lo spazio tra di noi e la famosa "distanza di sicurezza". Quando penso che siamo arrivati ad un punto di non ritorno, Daniel, come svegliato da un sogno, chiude gli occhi e si allontana da me.
<<Allora, andiamo?>> chiede. Annuisco con un sorriso imbarazzato ed usciamo di casa.
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Ti odio, ma ti amo
Romance03/12/17 #526 - 22/09/17 #880 - 20/09/17 #986 ❤️ Passo velocemente in rassegna tutte le mie conoscenze per capire chi possa scrivermi una lettera invece che mandarmi un semplice messaggio, ma mi viene in mente solo mia zia che dato la sua recent...