Capitolo 10

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Ieri non sono andata a scuola perché sarei dovuta andare al gruppo per la beneficenza e non me la sentivo di vedere Daniel dopo quello che è successo. Oggi, anche se non ne ho voglia, mi trascino a scuola così potrò parlare con il preside. E' stato un rischio venire oggi, perché se il preside dovesse rifiutare la mia richiesta, dovrei studiare di nuovo con Daniel e, non per paura, ma piuttosto per imbarazzo, non so come potrebbe andare la cosa. Aspetto la terza ora, quella di fisica, e chiedo di poter uscire per parlare con il preside.

<<Scusi, è permesso?>> busso alla porta dell'ufficio del preside.

<<Entri pure>> mi risponde una voce che, date tutte le volte che sono stata spedita qui, mi risulta quasi familiare.

<<Mi scusi, sono Katherina Young e mi stavo chiedendo se fosse possibile interrompere gli incontri con il tutor e se fosse possibile non andare più a dare una mano ai ragazzi impegnati con la raccolta di beneficenza...>> chiedo cortesemente.

<<Non credo proprio, lei in questi anni si è lasciata andare e, se nei primi ho cercato di essere comprensivo data la sua situazione,adesso posso solo farla scegliere, signorina: o la sospensione e la bocciatura, oppure può continuare con entrambe le attività a lei imposte>> risponde il preside con una chiara speranza che io scelga la prima opzione.

<<Credo che vada bene così. La ringrazio comunque per la sua generosità. Arrivederci>> mi giro e me ne vado senza aspettare un saluto di risposta.

Torno in classe e mi metto a dormire sul banco durante le due ore di arte. La mia professoressa di arte è una donna troppo strana per essere presa sul serio, e quindi non mi prendo neanche la preoccupazione di ascoltare la sua solita lezione su quanto fossero stati bravi i greci nelle loro sculture. 

Qualcuno che ha appena gridato il mio nome mi sveglia. Non è l'insegnate, è una voce maschile che riconosco con mio grande dispiacere. Ritorna la sensazione di due giorni fa di calore sulla pelle come quando mi ha presa per il polso.

<<Sveglia bella addormentata: la lezione è finita da un quarto d'ora e ti sono venuto a prendere per andare in un posto>> sembra scocciato di essere qui, ma una piccola parte di lui fa trasparire la nota di imbarazzo che temevo.

<<So dove si trova la biblioteca, sarei arrivata comunque...>>

<<Non andiamo in biblioteca oggi. Ti porto in un posto>> mi interrompe lui con un sorriso. Dove mi vuole portare adesso? Oltre a sorbirmi delle pessime ore con lui devo anche andarci in un posto.

Non parliamo fino a quando Daniel non mi porta davanti alla sua macchina in cortile. Quello che ho davanti è una costosa Audi nera, adesso capisco da dove l'ha preso il suo modo di fare da superiore.

<<Vengo tranquillamente con la mia moto, ti seguo>> gli dico guardando disgustata la sua macchina: io devo faticare per arrivare a fine mese con i soldi di mia zia e qualche lavoretto e il ragazzo, che sa della mia situazione, mi vuole fare salire sulla sua limousine di servizio.

<<Dai non fare i capricci adesso e sali, ci mettiamo poco. Promesso>> salgo perché se iniziamo a discutere adesso non finiremmo più.

Dopo circa dieci minuti di macchina, Daniel parcheggia nel retro di un museo credo. Faccio per scendere ma, per la seconda volta, la sua mano mi blocca dolcemente un polso. MI giro e lo vedo con lo sguardo basso e con un sorriso timido sulle labbra.

<<Non ti chiederò cosa è successo a tuo padre o altro...>> inizia, ma lo interrompo subito brusca.

<<Ti ho già...>>

<<Fammi finire, per favore>> adesso ha alzato lo sguardo e per la prima volta ci guardiamo intensamente negli occhi <<Non ti chiederò niente perché non voglio curiosare, ma insegnare mi piace, vorrei fare questo nella vita, e dopo le cose che mi hai detto ci ho pensato, così ti ho portata qui. Non voglio che ci sia ancora più tensione di quella che già c'era solo per una mezza frase che ti è scappata. Non mi interessa, se me ne vorrai parlare ben volentieri, ma se come immagino vuoi che il discorso finisca qui, il discorso finirà qui, ok?>> ha un tono dolce. Nessun ragazzo, oltre Collin, è stato tanto dolce con me.

<<Grazie>> non dico altro perché non saprei come continuare, così Daniel mi lascia il polso ed usciamo. Per la seconda volta la mia pelle rimane con un brivido quando si allenta la presa di Daniel su di me. Entriamo da dietro e il mio tutor mi spiega che il proprietario del museo è suo cugino, così abbiamo a disposizione anche le sale che normalmente sono chiuse al pubblico. Come prima cosa mi porta davanti ad una statua di una donna che, se non mi sbaglio, è la stessa statua di cui stava parlando la mia professoressa di arte oggi. Daniel mi spiega che non è una statua famosa, ma da questo possiamo vedere bene le nuove tecniche adottate dagli antichi Greci. Siamo uno accanto all'altra e mentre Daniel guarda la statua spiegando la lezione che avrei dovuto ascoltare stamattina, io guardo lui. Mi accorgo che quando spiega gli si illuminano gli occhi, e con questo confermo la sua passione ad insegnare; ha la mano destra nella tasca e con la mano sinistra mi indica gli elementi da notare e gesticola. Adesso, più che negli altri giorni, mi accorgo di tutta la sua bellezza, sia fisica sia nei modi di fare. Senza accorgermene mi ritrovo a fissarlo con un'aria da ebete.

<<Sono così buffo?>> mi dice arrossendo e facendo una risata... beh perfetta. <<Se ho qualcosa in faccia devi dirmelo o potrei anche non rivolgerti mai più la parola>> adesso ride proprio e la sua risata contagia anche me.

<<Non direi proprio buffo, anzi...>> non riesco a tenere la bocca chiusa, ma poi riesco a correggermi <<...ti stavo solo guardando perché ti brillano gli occhi quando spieghi qualcosa, sei proprio stano>>riprendo un tono di distacco. Non mi sono proprio salvata del tutto, ma mi sono arrangiata più o meno.

<<Ah, beh... è che mi piace. Il pensiero di far conosce qualcosa ad un'altra persona mi fa stare bene e poi...>> sta diventando rosso. 

<<Ok professorone>> gli dico cercando di non sorridere <<ho capito che ti piace insegnare, ma io devo scappare, riesci a riportarmi a scuola?>> è davvero tardi e io devo andare a prendere Tommy al doposcuola.

<<Si certo, scusa, farai tardi da tuo fra...>> si interrompe quasi spaventato.

<<Sì, faccio tardi da mio fratello, devo andarlo a prendere al dopo scuola: possiamo andare?>> lo guardo negli occhi sorridendo dolcemente. Non sento più il bisogno di nascondergli mio fratello, almeno della sua esistenza. Daniel mi guarda stupido, ma dopo accenna un sorriso e mi mette una mano sulla schiena per incitarmi ad andare e al suo tocco sento un brivido che percorre la schiena.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora