Capitolo 62

16 3 0
                                    

"Cercavo il tuo sorriso in quello delle altre persone...ma qua nessuno mi sorride come lo fai tu."

26 Ottobre, Mercoledì. 

Io e la mia migliore amica ci anticipammo per comprare un maglione, uno di quelli che mi piacciono tanto, uno di quelli caldi, bordeaux. Quello che sto indossando in questo momento...e si, forse può sembrare una stronzata, ma è lo stesso maglione di quella sera, del 26, perchè lo comprai e lo tenni addosso, ed ogni volta che lo indosso, è un po' come se lui venisse con me, dato che quella sera, sembrava profumare di lui dopo tutti gli abbracci. Adesso, però, ci arrivo a questo.

Prima di essere in strada, il tempo sembrava non passare mai, ed io avevo troppa voglia di stare con loro. Con lui. 

Eravamo nel negozio, la mia migliore amica stava provando ancora il maglione, quando io ero già andata a pagarlo. La raggiunsi, aspettandola fuori dal camerino. D'improvviso la gamba mi trema, e poteva solo essere il cellulare. Non feci in tempo a rispondere, e la chiamata divenne un messaggio, che mi ricordava "hei, svegliati, hai perso una chiamata!". 

Sblocco il mio Huawei, che si era illuminato, e mi salta subito all'occhio l'ora...Erano le 18:55. Avevamo fatto tardi, dato che alle 19:00 dovevamo trovarci in piazza, a piedi. La chiamata era di mio cugino, che mi chiese a che punto fossimo.

-«Siamo per strada, arriviamo!»
gli dissi, a telefono, in modo molto frettoloso. Altrettanto frettolosamente avvertii la mia migliore amica del nostro ritardo e la invitai a sbrigarsi. Uscì dal camerino e posò il maglione, non la convinceva più.

Uscimmo dal negozio e quasi i nostri piedi a terra non toccavano. Chiamammo il nostro amico per chiedergli se fosse arrivato, ma disse di no. Un motivo in più per fare in fretta...mio cugino era arrivato e non volevo stesse per troppo tempo da solo. 

19:15, eravamo quasi arrivate, e giuro, non ce la facevamo più a correre. Dopo un po' arrivammo dinnanzi al teatro, e, non appena attraversammo, riconobbi mio cugino, anche se di spalle. 

Aveva un maglione a strisce, blu, nero e grigio se non sbaglio, e gli sta meravigliosamente bene.

Lo raggiungemmo alla panchina, dove era stato fin troppo da solo, quindi era tempo di rimediare. Volevo farlo spaventare, ma lui si gira e si accorge della nostra presenza.

Lancio la busta sulla panchina, con le mani mi tengo alle costole e cerco il più possibile di far fermare il fiatone. Ma non fa in tempo, che comincia a ridere, insinuando che avevamo corso poco, ma poco eh.

Dopo pochissimo, a fanculo il fiatone e la poca stanchezza, mi stringe in un abbraccio meraviglioso e tutte quelle sensazioni spariscono. Spariscono gli alberi attorno a noi ed anche le foglie che stavamo riposando a terra. Sparisce quel freddo che, data la corsa, si era trasformato in caldo. Quel momento sembrava molto richiamare alla perfezione.

Non fu il solito abbraccio, durò un po' di più. Forse solo qualche secondo in più, ma li ho comunque notati. Li ho comunque sentiti.

Ci staccammo, purtroppo, e cominciavo di nuovo a sentire il freddo su di me. Lui e la mia migliore amica si salutarono, e ci sedemmo tutti e tre sulla stessa panchina dove era seduto lui da solo, mentre ci aspettava. Lui al centro, io a destra e la mia migliore amica a sinistra. Era finalmente possibile far riposare le nostre gambe, mentre aspettavamo il nostro amico che arrivasse.

Nell'attesa parlammo, ridemmo, ed ogni sua risata risuonava nell'aria come una delle melodie più belle e che non vanno spente. Avevo le mie gambe distese sulle sue, e a volte mi appoggiavo con la testa sulla sua spalla. Ogni volta che mi giravo a guardarlo, o lui si girava verso di me, una sensazione strana, ma bella, mi percorreva. Ogni volta che si metteva a giocare con le mie guance, o che mi diceva i "ti amo" all'improvviso.

Ero preparata, però fa male lo stesso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora