Capitolo 28

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Venerdì 24,
domani parto.

Avrei da dire alcune cose a mio cugino.
Questo, ad esempio:

«Ieri sera ho potuto abbracciarti prima di andar via.

Ieri sera ho potuto tenermi inciso sulla pelle l'ultimo abbraccio prima dei 15 giorni di vacanza.

Ieri sera ho potuto guardare la luce dei tuoi occhi prima che li sostituisca con delle stelle, di sera, sulla sdraio fuori casa, immaginandoli.
Ieri sera ho potuto respirare di nuovo il tuo profumo durante il nostro splendido abbraccio, prima che io possa cercare di respirarlo tra la gente, tra le strade, che lì, non sono le mie strade.

Ieri sera ho potuto.

Si.
Ho potuto avere un altro "ricordo" di te prima che il sole mi dia alla testa, prima che l'acqua di mare mi possa salare, prima che mi scotti al sole, prima che l'abbronzatura mi renda irriconoscibile.
Prima che vada via, insomma.

Ho potuto avere l'ultimo abbraccio, che non sarà mai l'ultimo però.

Ho potuto avere un altro motivo per sognarti la notte.

Amore, grazie.

Grazie per la tua dolcezza.
Grazie per il tuo abbraccio.
Grazie per il tuo bacio, sulla guancia.

Grazie per avermi stretta, senza darmi nemmeno il tempo di alzarmi sulle punte, come preferisco.
Grazie per tutte le volte che ieri sera mi hai permesso di guardarti negli occhi.

Ma adesso..il ringraziamento più importante.

Grazie per non essere venuto.
Si, esatto.

Grazie per non essere venuto.»

Delusi?
Immaginate me.

Si, non è venuto.
Non è venuto, e me l'ha detto proprio in quel momento della serata dove provavo a chiamarlo, dove stavo tremando, sperando in una sua risposta.
In un suo "Emy, sono arrivato. Dove mi aspetti?"

Non è venuto.

-«Heei, io esco giovedì.» gli ho detto martedì.

-«Vabene, ci sarò!» mi disse.

Si, l'ho visto.
Ho visto come c'è stato.

-«Ti raggiungo più tardi delle 19:30, devo prima fare una cosa, poi vengo» mi ha detto ieri pomeriggio.

Okay.
Meglio.
Un motivo in più per stare in ansia, così, per colpa dell'attesa, l'avrei stretto di più.

Chiamate, chiamate su chiamate.
«Ma dove sei finito?!» avrei voluto dirgli.

Mentre sentivo gli squilli senza risposta che mi rimbombavano dentro, pensavo.
Al nostro abbraccio.
Forse se rispondeva nemmeno me ne accorgevo. Ero troppo impegnata a pensare.

Chiamate sempre senza risposta, squilli fino all'ultimo.

Quando è lui a staccare la chiamata, significa che poi è lui a richiamare.
Lo fa.
Finalmente mi da un segno di vita.

Attendo la chiamata, e nel frattempo penso, penso ancora all'abbraccio.

Un sms.
Ah..vabbe forse non aveva minuti. Dissi tra me e me.
Nel frattempo pensavo ancora.

-«Emy, non credo di farcela a venire»
mi ha scritto, alle 20:31.

Mi crolla tutto.
Tutti i pensieri, crollano.
Quasi i pensieri tiravano giù anche me.

Tutto. Crolla TUTTO.

Tutto sembra bloccarsi.
Come quando all'improvviso su YouTube metti in pausa una canzone da far spaccare i timpani.

Come quando ti tuffi in mare.
Un impatto con l'acqua ghiacciata.

Si, ecco la metafora giusta.

Sembrava essersi bloccato tutto attorno a me.
Come l'acqua ghiacciata che ti paralizza.
Si erano paralizzati gli occhi, le gambe, le mani per rispondergli. Io.
I pensieri.

È stato..brusco.
Stavo pensando così tanto alla serata assieme ai miei amici, resa poi ancora più perfetta da lui...poi ricevo questa bella notizia.

Ritorno in me, e gli rispondo con un banalissimo «ah, non fa niente»

-«Ora non posso rispondere» ribatte subito.

-«Nono tranquillo» gli dico. La mia solita comprensione.
-«Ci si rivede al ritorno hahah» aggiungo.

Risponde dopo un po' con un «va bene».

Non se ne è accorto.
No.
Non si è accorto della mia freddezza.
Del mio "hahah" più falso di una converse senza stella.

Non se ne è accorto, e sembra non aver dato importanza al fatto.

-«Cos'è successo?» ho chiesto.

Ha ignorato il messaggio.
Non ha risposto.
È passato un giorno eh, non ha risposto.
Online su whatsapp tutto il giorno, e nemmeno un messaggio.
Una spiegazione.
Un 'scusa'.

Nulla.

Sua mamma dice di averlo lasciato dall'amica, e lei sapeva che poi più tardi m'avrebbe raggiunta.

Si, anche io sapevo che sarebbe venuto da me.

Dell'amica invece non sapevo nulla.

Perché non è venuto?
E perché non mi risponde?
Perché non mi da una spiegazione?
Mi basta anche una balla. Ma voglio una risposta.

«Forse ha paura della tua reazione» ha detto la mia migliore amica.

«E allora veniva.» ho ribattuto.

Perché non è venuto?
Stanotte alle 01:45 ancora me lo chiedevo.

Io però non riesco ad essere arrabbiata con lui.
Non ci riesco.
Ci tengo troppo per incolparlo, anche quando dovrei.

Non provo rabbia.
Non so nemmeno io cosa.
So soltanto dire che mi si è frantumato tutto, ieri sera.
Mi sentivo bloccata da quel messaggio, impotente. Non sapevo che dire e che fare.
Le lacrime nemmeno uscivano.

E poi no, piangere per strada. Mai.

Ci avevo creduto fino in fondo nella sua presenza, anche perché non era mai successo prima.
Non mi aveva mai "dato buca".

Perché proprio ieri sera, però?
Ci tenevo così tanto.
Anzi, ci TENGO così tanto, che vorrei poter tornare a ieri sera.

Avete presente un libro di favole, magico? Dove c'è già scritto quello che accadrà?
Ecco, vorrei averlo.
Ritornare alla pagina di ieri, e modificare il finale.

Lo voglio vedere.
Come farò?
Mi mancano i miei amici, che ho visto ieri sera, immaginate lui.

E ancora devo partire eh.

15 giorni.
Come cazzo faccio?

-«Mi mancherai.» vorrei scrivergli.

Ma a lui non è importato di ieri sera.
Non mi ha calcolata minimamente, soprattutto parlando del messaggio.

Il mio essere orgogliosa sta facendo a botte con l'amore e con la mancanza.

Chi vincerà?

Mi manca, mi mancherà.

Ero preparata, però fa male lo stesso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora