Capitolo 52

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Anche stavolta, dove eravamo rimasti?

Ah già, a due giorni fa.
Giovedì 18 Agosto.

Alla fine il bagno al mare l'ho fatto.
A parte che ho dovuto per forza, ma vabbe.

Nel pomeriggio si è agitato, e non sapevo cosa fare.
Da un lato mi faceva paura e avrei solo voluto scappare, ma dall'altro lato sapevo di non poter scappare per sempre.

Onde devastanti, mi ci tuffavo dentro,
sperando di non essere trascinata via.

Come i suoi occhi, che sono capaci di trascinarmi in un altro mondo quando mi guardando in un modo che..oddio.

Poi finalmente quella giornata al mare finisce lì, torno a casa, e mi preparo per quella fatidica cena di cui ho parlato nel precedente capitolo.

A parte noi, mio cugino, e i suoi genitori, ci sarebbero stati anche i miei zii, con i miei due piccoli cuginetti.
Uno di due anni, e l'altro che ha compiuto oggi un mese.

Mi preparo tranquillamente, non avevo ansia, ne pensieri, ne niente.

Ma quando lo vedo, ogni volta, uscire dalla porta di casa sua, penso sempre a quanto possa essere bello nella sua semplicità.
Si, nella sua semplicità di carattere, del modo di vestire, del modo di fare.
Penso ogni volta a quanto possa essere bello LUI, sotto ogni sfumatura.

Ci mettiamo in macchina e imbocchiamo l'autostrada.
Eravamo diretti a Portici,
ma purtroppo, arrivammo fino a lì, e trovammo il ristorante chiuso!

Le risate di noi 6 in quell'auto...implacabili.
Ma bisogna dire che ci rimanemmo anche un po' male.

Nessun problema però.
Tornammo indietro e alla fine finimmo in un ristorante molto vicino casa mia.

D'altronde, almeno per me, non importa il luogo, o il tempo..a me importa stare con lui.
Ogni volta.

Inutile dire che dopo aver cenato siamo stati fuori assieme, da soli.
Ormai lo facciamo sempre.
Ormai è come una tradizione,
andare fuori, da soli, a ridere, a scherzare,
e a dar vita a quel "noi" che non può essere espresso a tavola con i nostri genitori.

Si, noi.
Semplicemente noi.

Ci mettemmo seriamente a ballare,
con la musica in sottofondo dal suo iPhone.

Ad un certo punto partì una canzone lenta, e mi chiese tipo "Mi concede questo ballo?!"

Andavamo avanti e indietro per quei viali,
per quel giardino.
Il tempo passava e nemmeno ce ne rendevamo conto.

Dentro ad ogni suono, di ogni risata,
scoccava un minuto.
Dentro ad ogni abbraccio, il tempo di fermava, almeno per me.

Insomma, il tempo andava veloce e noi eravamo troppo impegnati ad essere noi stessi per accorgercene.

All'improvviso, dal mio cellulare una chiamata blocca la musica.

Era mia mamma?!
Seppure nello stesso ristorante...ma si, mi stava chiamando.

-«Mamma(?) che c'è?!»

-«Dove siete?» mi chiese lei, con tono serio.

-«Mamma dove possiamo essere?! Siamo qui, all'entrata, nel giardino.»

-«E vedete di entrare. Mi stai antipatica quando te ne vai con lui. Si, mi stai antipatica quando fai così. Muoviti e vedi di entrare.»

Io rimasi tipo paralizzata.
O meglio, sorpresa. Se non sconvolta.

Ero preparata, però fa male lo stesso.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora