Dopo il primo taglio,non ritenevo molto importante ciò che avevo fatto.
Andando avanti coi giorni e con le settimane, sentivo dentro di me di nuovo quel bisogno...ed era questo che iniziò a preoccuparmi.Era possibile che le lacrime non mi bastavano più? Era possibile che volevo di più? Era possibile che stavo scendendo così in basso?
Era possibile..che volevo morire?
Se lo si chiede a qualcuno puoi anche essere mandato a quel paese, perchè nessuno a quest'età fa tutto ciò,secondo loro. Invece era vero, ed era incredibile che stava accadendo proprio a me.Io sono sempre stata quella ragazza che si prometteva di avere sempre un sorrido sul volto,nonostante tutto.
Sono sempre stata quella ragazza che diceva di NO a questi metodi..semplicemente perchè li riteneva sbagliati.. Eppure era proprio a me che stava accadendo.Passa quasi un mese dal primo taglio..e ne avevo bisogno ancora. Era una specie di liberazione per me, anche se questa cosa non ti rendeva libera, ma ancora più prigioniera.
All'inizio io non trovavo il coraggio di premere,e premere ancora. Piangevo, tremavo, e poi rimpiangevo di non averlo fatto.Un taglio, due, tre, quattro.
Ricordo quei momenti.
Ricordo quando poggiavo quel piccolo oggetto,così freddo, sul mio braccio.
Ricordo quando mi chiedevo cosa stessi facendo. Ricordo che mi facevo solo schifo, così iniziavo a premere e a lasciare una linea.Ricordo le volte che avevo paura di essere scoperta.
Ricordo quando dovevo sopportare il caldo,per non mettermi a mezze maniche. Non potevo.
Ricordo le volte che rimanevo lì a fissare a lungo le mie braccia, e mi chiedevo per quale motivo mi trovavo ancora li.
Ricordo le volte che tiravo giù le maniche dei maglioni, esclamando: "Amo l'inverno!", "Amo i maglioni!", "No nulla, ho solo freddo."Non sopportavo quando mi veniva chiesto per quale motivo non mostravo le braccia. Solo io sapevo cosa c'avevo, ed era una cosa che non volevo condividere con nessuno.
Nessuno doveva sapere quello che stavo facendo. Non volevo far soffrire nessuno. Non volevo chiedere aiuto.
Sono sempre stata il tipo di ragazza che pensa prima al bene degli altri, e poi al proprio.
Se dovevo andare a fondo..preferivo andarci da sola.Se ne avessi parlato con qualcuno, sicuramente mi avrebbero definita "pazza", "stupida", "cretina"..ed è stato così. Ne parlai alle amiche e a mio cugino. Mi costrinsero. Iniziarono ad avere sospetti, e riuscirono a farmi parlare, contro la mia volontà però.
Nessuno avrebbe capito, ne ero certa. Nessuno avrebbe capito cosa provavo.
Nessuno avrebbe capito, e basta.
Solo io lo sapevo.
Solo io sapevo che con quelle linee rosse..volevo semplicemente cancellare un errore, così come si fa a scuola.
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Ero preparata, però fa male lo stesso.
Ficção AdolescenteSono tanti i problemi dell'adolescenza, e ognuno li vive a modo suo, ognuno reagisce a modo suo...ognuno ha un carattere diverso. Nelle pagine a seguire troverete la mia storia, quello che la vita mi ha messo davanti e tutti i problemi che ho dovuto...