II

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Quella mattina mi sono svegliata alle 6.30.
Era il mio primo giorno di scuola. Classe nuova, nuove facce, nuove voci, nuovi pensieri.
Mi sono vestita discretamente, per non attirare l'attenzione: un paio di jeans un po' strappati e una felpa nera e larga, mi sono legata i miei lunghi capelli ricci e rossi un una coda alta e mi sono infilata un paio di vans classiche.
Ho aperto la porta di casa mia e sono uscita. Ho dato un lungo respiro.
Sono salita sul bus e mi sono infilata i miei amati auricolari nelle orecchie.
Guardavo fuori dal finestrino. Vedevo case, alberi, ragazzi, bambini, adulti.
Arrivata a destinazione, scesi dal bus con qualche spintone da dei ragazzi sbadati.
Ed eccola lì. Davanti a me c'era la mia futura scuola. Almeno, quella che sarebbe stata prima che mi fossi trasferita l'ennesima volta.
** da piccola i miei genitori mi abbandonarono in uno di quegli orfanotrofi. Passai da case in case, da famiglie a famiglie, ma tutti poi mi riportavano indietro dicendo che avevo difficoltà ad aprirmi verso i miei "nuovi genitori". Non parlavo. Stavo in camera mia a non so bene cosa fare. Per questo mi trasferivo di città in città.**
Stavo attraversando un cortile pieni di adolescenti di tipi diversi, ognuno però con il proprio gruppetto.
C'erano gli sfigati, i nerd, gli emo, i palestrati, gli sportivi, i gay e i fighetti. Stessa storia per le ragazze.
"Dio, qualcuno mi aiuti" era il mio unico pensiero mentre arrivavo pian piano al portone.
Arrivai nella mia classe grazie alle indicazioni per i corridoi.
C'erano altri 21 ragazzi seduti. Io mi sedetti in fondo in un banco che purtroppo singolo non era. La campanella suonò. Entrò una signora abbastanza anziana con una gonna lunga fino alle caviglie e una camicetta bianca con del pizzo attorno al collo.
"Allora ragazzi io sono la professoressa Carlotti" scrisse il suo cognome alla lavagna con una scrittura molto trasandata.
Io ero rimasta sola in banco, per fortuna. La professoressa cominciò a spiegarci come funziona la scuola e altre cose a cui non prestai attenzione.
Alla fine dell'ora, avevo già completato tre facciate piene di disegni incomprensibili.
Dato che era il primo giorno per tutti la scuola durò solo un'altra ora, durante la quale alcuni ragazzi mi guardarono perché nella mia futura classe ci sono solo altre quattro ragazze oltre alla sottoscritta quindi ci prestano attenzione. Ma non ho la minima voglia di aprirmi con qualche troglodita.
Finito tutto uscì dalla classe e cercai di camminare più veloce possibile per non incontrare nessuno e riuscì a prendere il bus per un pelo.

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Scusate se ho cominciato in modo strano. Sarà più normale, lo prometto.

S.

SolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora