XXXXII

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Mi avvicinai a lui preoccupata.
"Tutto bene?"
"Non proprio." Il suo tono era freddo e distante. Potevo percepire la sua rabbia, ma il motivo non mi era ancora chiaro.
"Cosa succede?"
"Succede che hai chiamato Kyle"
"Ma si, 1) è il mio ragazzo e 2) mi aveva chiamato e non avevo risposto, dovevo digli che andava tutto bene"
"Sì, ma eravamo noi due, stavamo avendo un momento assieme e tu l'hai rovinato con una chiamata che avresti potuto fare tra qualche minuto!"
"Ehi, ehi perché ti agiti tanto? È solo una chiamata!"
"Tu non capisci..."
"Hai ragione: non capisco, aiutami a farlo!"
"Io... non fa niente, torniamo alla stazione" si alzò e cominciò a camminare senza degnarmi di uno sguardo.
Arrivammo alla stazione e salimmo sul nostro treno, sedendoci su dei sedili a caso.
Gli concessi 5 minuti di silenzio ma poi non ce la feci più.
"Ora tu parli" gli ordinai.
"Non abbiamo nulla di cui parlare" disse con tono svogliato e scocciato.
"Invece si! Quella reazione che hai avuto prima, non è una cosa normale!"
"Ti sbagli, lo è."
"No!"
"Sì! È come sono fatto, io reagisco così!"
"Non è vero. È la prima volta che lo fai"
"Ah allora non mi conosci abbastanza"
"Io ti conosco, ma come vuoi che ti capisca quando fai così?!"
"Ma ancora non ti è chiaro?" Lo guardai interrogativa.
"Sei seria?... e quella volta a casa tua che ci siamo baciati? Cosa credevi? Che l'avevo fatto perché volevo che diventassimo amici?" Restai in silenzio.
Non sapevo come rispondere, io stavo con Kyle. Insomma, anche lui, con i suoi tempismi!
"Lascia stare..." si girò, e io lasciai stare veramente.
Non potevo rovinare tutto ora. Non potevo farlo.

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